A tu per tu con Fausto Coppi
il campionissimo nella sua casa, tra la sua gente, a Castellania
Coppi
di Amanzio Possenti
‘Reincontrare’ Fausto Coppi, il campionissimo del ciclismo mondiale ,il super asso di uno sport affascinante e coinvolgente, e ‘reincontrarlo nella casa dove nacque – 1919- e dove abitò a lungo con i genitori e il fratello Serse, significa ripercorrerne non solo la luminosa e straordinaria carriera, ma fare propri i segni ancor oggi vitali di un ‘mito’ nel piccolo paese dal quale partì a vent’anni con tante e segrete speranze: Castellania, cui oggi è unito il nome Coppi, nell’area vicina a Novi Ligure, nel Piemonte alessandrino e tortonese.
Per anni mi ero proposto una visita-omaggio alla memoria di un atleta eccezionale nel panorama ciclistico, ancor più perché il sottoscritto intendeva -come intende - riconoscerne la grandezza ineguagliabile da tifoso bartaliano quale fui, sottolineandone doti umane e sportive che meritano di essere testimoniate : questo nulla toglie al fascino, altrettanto forte, del ’mio’ Gino Bartali( di cui resto tifoso convinto), fiero e strenuo avversario-amico dell’irraggiungibile Fausto, ex-gregario della Legnano bartaliana e poi indiscusso numero uno della Bianchi(oggi di casa a Treviglio con uno stabilimento di rango superiore, quale furono Coppi e successivamente Felice Gimondi).
Subito segnalo la bellezza ambientale di Castellania Coppi, comune posto su un’erta collinare che, fra saliscendi tortuosi e angoli di meraviglia verde, appare all’improvviso come oasi di rarefatta armonia naturale, di silenziosa quiete, di serenità agricola inequivoca, dove tutto si esprime in gioioso sguardo ammaliante. E dove la figura del compaesano Fausto esce dal ruolo fondamentale del supervincitore per qualificarsi nella serenità di un territorio accogliente che raggruppa bicicletta e natura come un tutt’uno di poesia leggiadra e amica.
E poi la casa natale che gronda dignità contadina nelle varie stanze che la compongono e dove la maestria degli organizzatori, che la stanno proponendo da venticinque anni (dall’anno Duemila) non solo agli appassionati del ciclismo, riesce a donare il senso di umiltà preziosa ad uno scenario ricchissimo di memorie rivisitabili. Si avverte,,come viva testimonianza, la presenza di quel ragazzo quindicenne che lavorando come garzone in una salumeria a Novi Ligure percorreva ogni giorno, sull’amata bicicletta, una cinquantina di chilometri, fra consegne di prodotti ai clienti e l’andata e ritorno tra casa e lavoro. Prodromo del ’grande’ ed imbattibile che sarebbe diventato di lì a poco nelle corse a tappe - Giro d’Italia e Tour de France - e a quelle in linea, dalla Parigi-Roubaix al Giro di Lombardia, a tutte le classiche del calendario, al campionato mondiale, alle gare a cronometro, al primato dell’ora in pista, alle infinite competizioni internazionali dove il suo ‘genio di artista della bicicletta’ rifulse ineguagliabile, accattivandosi e coinvolgendo milioni di spettatori entusiasti.
La sua casa, i genitori, il fratello Serse, i gregari di lusso(come Milano e Carrea nonché il mitico massaggiatore Cavanna),i sostenitori rivivono in un percorso di autenticità tramite visite guidate, distinta da un innumerevole contatto con testate giornalistiche (soprattutto ‘La Gazzetta dello Sport’ e ‘Tuttosport’ ) elogiative delle performances di carriera e dalle centinaia di fotografie che immortalano una vita di vittorie strepitose. Una esposizione di successi - grazie anche ad un fisico irripetibile da 34 battiti cardiaci -caratterizzata dalla quotidianità delle corse negli anni giovanili a Castellania, e al ’gioco’ sportivo verso i campioni del tempo, in primis Bartali e poi Fiorenzo Magni, Geminiani, Kubler, Koblet, Robic, Van de Vlaemink, Ortelli, specialisti di un ciclismo epico, assai diverso da quello di oggi ( del dominatore Pogacer), allora assai poco televisivo, fortemente radiofonico, soprattutto puntato su rivalità resistenti nel tempo(e per le quali ancor oggi ci si appassiona e ci si divide).
Castellania - piccolo e grazioso borgo di 88 abitanti - è tutto un frenetico e corale rincorrersi di ricordi Coppiani, dalla Casa natale del campione al Centro di documentazione, all’associazione che garantisce le visite e raccoglie e tramanda narrazioni originali di un Coppi inedito e intramontabile, alle proposte murarie: una storia che è visione e prospettiva stimolante per i visitatori che si fermano anche per una preghiera sulle tombe di Fausto e Serse, personaggi di un mondo di viva e rispettosa concorrenza sportiva, ritmata da memorie destinate ad accompagnare due fratelli uniti dalla medesima passione, uno dei quali amato dall’intero mondo sportivo e no. Mentre Castellania è lo scenario protagonista di compaesani innamorati della corsa in bicicletta come di un gesto di vita condivisa e lungimirante, conclusa purtroppo dalla morte di entrambi in giovane età, Serse in incidente, Fausto a causa della malaria. Ed oggi resi indimenticabili alle migliaia di visitatori che non dimenticano.