#358 - 1 dicembre 2024
AAAAAATTENZIONE - Cari lettori, questo numero del giornale - ultimo per il 2025 - ci accomapgnerà fino a NATALE e le Festività del VECCHIO ANNO. Allo scoccare della mezzanotte del 31 DICEMBRE con il Brindisi del NUOVO ANNO, andrà in rete il nuovo numero 370: GIOVEDI 1° GENNAIO 2026 - CORDIALI AUGURI DI BUON NATALE BUON ANNO e BUONA LETTURA - ORA PER TUTTI un po' di HUMOUR - E' da ubriachi che si affrontano le migliori conversazioni - Una mente come la tua à affascinante per il mio lavoro - sei psicologo? - No architetto, mi affascinano gli spazi vuoti. - Il mio carrozziere ha detto che fate bene ad usare WathsApp mentre guidate - Recenti studi hanno dimostrato che le donne che ingrassano vivono più a lungo degli uomini che glielo fanno notare - al principio era il nulla...poi qualcosa è andato storto - una volta ero gentile con tutti, poi sono guarito.
Cinema

Per il mio bene

Mimmo Verdesca si è formato nel documentario (tra i suoi lavori “Alida” nel 2020 e “Sciuscià 70” nel 2016), prima di esordire nel lungometraggio con “Per il suo bene”.
Prodotto da Rodeo Drive e Rai Cinema, il film si presenta come un viaggio nei territori del femminile, della maternità, attraverso il racconto di tre donne.
Protagoniste Barbora Bobulova, Stefania Sandrelli e Marie-Christine Barrault, affiancate da Leo Gullotta e Sara Ciocca. Il copione è scritto dallo stesso Verdesca con Monica Zappelli e Pierpaolo De.

La storia. Giovanna è un’imprenditrice di successo, madre dell’adolescente Alida. Un giorno, dopo un malore, le viene diagnosticato un tumore al fegato; la sua unica possibilità è un trapianto da un familiare prossimo. La madre Lilia le comunica, però, di non poterla aiutare, svelandole una scomoda verità: non l’ha partorita lei. Giovanna così si mette alla ricerca della madre biologica, di colei che l’ha abbandonata alla nascita. Dopo una serie di ostacoli burocratici, riesce a risalire all’indirizzo di Anna…

Verdesca firma un film drammatico esistenziale, con pennellate mélo, di impianto classico. La cura formale è molto attenta, cesellando bene i personaggi femminili e le loro traiettorie: Giovanna, Lilia e Anna si trovano ad attraversare, parallelamente, un percorso di caduta e risalita. Le loro certezze vacillano e vecchie ferite si riaprono, spingendole ad affrontare traumi e demoni interiori. Un viaggio nella notte della disperazione, dove l’unico punto di luce è l’amore, l’amore madre-figlia, quello che tiene attaccati alla vita e spinge a lottare, a resistere nonostante tutto.

Supportato da ottime interpreti, il regista compone dunque un racconto dolente, intenso e raffinato, che non si accontenta del facile narrativo, ma prova a scavare in profondità nelle zone d’ombra dell’animo umano. Le donne di cui ci parla sono ferite, violate, ma non per questo si arrendono. A ben vedere, però, una di loro, nei volteggi finali, compie una scelta netta, un atto di ribellione al male e ai propri dolori; una scelta certamente sofferta, che si comprende ma non si può condividere.
Nell’insieme, il film possiede un passo elegante, lontano dalla banalità, che si farà apprezzare da un pubblico maturo.
Complesso, problematico, per dibattiti.

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