#350 - 20 aprile 2024
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di LUNEDI 30 SETTEMBRE QUANDO LASCERA' IL POSTO AL NUMERO 356 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi un po' di SATIRA - Nasciamo nudi, umidicci ed affamati. Poi le cose peggiorano - Chi non sa ridere non è una persona seria (P. Caruso) - l'amore è la risposta ma mentre aspettate la risposta, il sesso può suggerire delle ottime domande (W. Allen) - Ci sono persone che si sposano per un colpo di fulmine ed altre che rimangono single per un colpo di genio - Un giorno senza una risata è un giorno sprecato C. Chaplin) - "Il tempo aggiusta ogni cosa" Si sbrigasse non sono mica immortale! (F. Collettini) - Non muoverti, voglio dimenticarti proprio come sei (H. Youngman) - La differenza tra genialità  e stupidità è che la genialità  ha i suoi limiti (A. Einstein). -
Testimonianze

Cinque minuti e una sensazione forte di malessere interiore

Eclissi 1961

di Amanzio Possenti

Le notizie e le foto sull’eclissi totale di sole tra Usa, Canada e Messico ci hanno affascinato, tenuto conto dell’unicità dell’evento. Ma chi lo ha vissuto 63 anni fa come me, nell’ultima eclisse totale in Italia, ricorda molti aspetti diversi nel clima culturale del 1961, e di quel giorno, vivo nella memoria, intendo recuperare lo spirito e l’atteggiamento, lontani dalle attenzioni di oggi: sapendo che il nostro futuro appuntamento con il fenomeno in Italia si avrà fra mille anni....

Eclissi 1961

Il 15 febbraio 1961 mi trovavo ad Orvieto, aviere di leva sotto le armi, nella caserma del Car (Centro addestramento reclute) nelle vicinanze del celebre pozzo di San Patrizio, nella parte alta della bella città umbra, caratterizzata da un magnifico Duomo. Ero addetto agli uffici con compiti sussidiari. Il luogo dove operavo (con la macchina da scrivere, al rilascio dei permessi ai commilitoni) stava al primo piano di un grande edificio, dal quale osservavo la città bassa e soprattutto, sotto il mio sguardo dalla finestra, un pollaio. Che ha una ragione di essere ricordato.

Quando intorno alle 7 ricominciò a farsi buio - eravamo in inverno, non bisogna dimenticarlo - ed era il ‘quasi buio ‘provocato dall’avvicinarsi della eclisse – vidi le galline che erano fuori dal pollaio ma non quiete come il solito bensì starnazzanti, quasi avvertissero che stava per accadere ’qualcosa’. E difatti, all’ora dell’eclisse totale, circa le 7,20, le vidi rientrare tutte nel pollaio e riaddormentarsi, silenziose. E nessun abbaio di cani.
Attorno un buio assoluto, di piena notte, si intravvedevano a malapena gli edifici della caserma e quelli attorno; nonostante l’assoluta novità che avrebbe potuto entusiasmare la gente e portare clamore, la città pareva come ‘morta’, assente. Forse la gente preferiva assistere da casa, forse mancava la cultura dell’osservazione comunitaria, forse gravava il sospetto, a quel tempo ancora forte, che la congiunzione astrale fosse portatrice di qualcosa da temere.

Eclissi 1961

Durò circa cinque minuti e fu una sensazione forte di malessere interiore, qualcosa tra il mistero e l’entusiasmante, di indicibile; vidi persone come smarrite. L’eclisse era davvero sconvolgente e in quegli anni pochi erano preparati al fenomeno, come invece accade oggi con milioni di persone attente, competenti e in attesa, spasmodica e fotografica.
Quando ritornò la luce dopo cinque interminabili minuti e il sole riprese luminosità - e le galline tornarono ad uscire dal pollaio - parve a tutti di rivivere una normalità che era stata scossa. Sorprendente ma preoccupante. Anche i giornali, occupandosi del fenomeno, tra notizie e interviste, non apparivano entusiasti né presentavano grossi titoli: dominava la cautela dell’ignoto nonostante la straordinarietà del fatto vissuto. Per una generazione ancora incerta sul come vivere un episodio del genere, sapendosene protagonista, come accadde agli antichi atzechi.
Di fatto una memoria incancellabile, che permane per unicità di bellezza.

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