Dalla Risurrezione alla Speranza
Il difficile cammino dell'uomo
La gioia assente
di Amanzio Possenti
E’ triste pensare alla Pasqua segnata da guerre, eppure anche quest’anno non abbiamo incontrato la Pace, bene supremo legato alla Risurrezione, anzi siamo peggiorati con l’aggiunta alla tragedia in Ucraina di nuove azioni belliche nella tormentatissima Palestina tra Israele e Gaza.
Mentre l’inno pasquale è invito indistinto alla Gioia in Cristo Risorto e i cristiani la fanno propria nel segno di Gesù che vince la morte, questa regna atroce fra vittime di bombardamenti, case distrutte, lacrime di dolore immenso, soldati che muoiono, assenza di Gioia partecipe.
L’uomo non sa fermarsi a meditare su guerre che ne innescano altre, ad individuare nella bellezza dei rapporti d’armonia fra i popoli il senso insostituibile della convivenza, a capire che distruggere vite fra stragi e orrori è enormità intollerabile, miseria senza speranza: il linguaggio umano si disumanizza e getta nello strazio intere ed inermi popolazioni.
Addio felicità ricercata. Tra volontà di potenza aggressiva, autodifesa, violenze inaudite e rabbrividenti, reazioni esasperate, crudeltà orribili, imposizione della forza, difficoltà a trovare le ragioni di una negoziazione di pace - parola dimenticata nei vocabolari fondati su un lessico che cancella ogni Valore - il mondo si ritrova schiavo di aberrazioni e di progetti di vendetta.
Come non bastasse e la Pasqua non inducesse a ripensare alle nostre impietosità e a guardare con umiltà dentro l’anima per amare e non per dividere, si profila la prefigurazione dell’uso (possibile e minacciato) dell’ arsenale atomico-nucleare, che turba la quiete umana e soprattutto rende l’umanità prigioniera di conseguenze inimmaginabili qualora dalle minacce verbali e dai muscoli mostrati con prepotenza si passasse - spero ardentemente di no – al lancio di codesti strumenti micidiali.
La Pasqua è segno di amore, di tenerezza scambiata, di desiderio di stare insieme nel rispetto reciproco.
Cristo è Risorto anche per consentire alla fraternità umana di riunirsi nella pace e di convivere con essa senza distinzioni di popoli e culture.
Se comprendessimo di essere tutti fratelli nella medesima barca di vita e ci comportassimo come tali con convinzione e fede, il futuro non aggiungerebbe ulteriori segnali di morte nello scontro fra superpotenze pronte a competere per dominio non nella letizia della fraternità: che Francesco continuamente invoca e proclama affinchè prevalga l’Amore rasserenante del Risorto. E torni il sorriso della speranza.