Un artista lontano dalle correnti e dalle tendenze artistiche
Carmine Cecola
di Cinzia Folcarelli
In occasione del centenario dalla nascita, la Arte Borgo Gallery di Roma, diretta da Anna Isopo, ospita una esposizione personale retrospettiva dell’artista molisano Carmine Cecola (Monteroduni, (IS) 1923 - Roma 2021). Fortemente voluta dalla figlia Adelina e dalla moglie Milvia Soria, la mostra è curata da me, insieme a Lorenzo Canova e Tommaso Evangelista, e sarà visitabile fino al 29 dicembre 2023.
Nell’arte di Cecola la linea, fluida ed essenziale, è protagonista, sia nelle opere figurative che in quelle astratte. Figurazione ed astrazione si intrecciano continuamente nella sua carriera artistica, portando il Maestro ad una sintesi formale che è alla base della sua cifra stilistica.
Vissuto in anni che hanno visto moltiplicarsi a dismisura correnti e tendenze artistiche, egli non si è mai legato ad un movimento o ad un gruppo, preferendo lavorare da solo, nella tranquillità del suo studio. Attento conoscitore della storia dell’arte e degli artisti che l’hanno preceduto e a lui contemporanei, Cecola ha tuttavia uno stile personale ben definito, che rende le sue creazioni uniche.
La sua indole riservata non lo ha certo aiutato nel difficile mondo dell’arte, ma il suo cercare l’arte vera, quella che non si abbandona alle mode del momento, fa di lui un vero artista, capace di elaborare, nelle sue opere, caratteristiche stilistiche inconfondibili. Ne è stata testimonianza la grande affluenza di pubblico e esponenti del mondo artistico durante l’inaugurazione della retrospettiva.
La forza plastica che emerge dalle sculture di Cecola è data dalla linearità della forma. Le sue figure hanno un sapore arcaico. Le pose scelte dall’artista sono sempre molto naturali e nessun ornamento o simbolo connota le figure stesse o le inserisce in un contesto, così che risultano eterne. Nella sua produzione artistica i nudi di giovani donne, le bagnanti e le ballerine rivestono ruoli importanti. Le figure femminili sono slanciate, dalla linea affusolata. Le gambe, solitamente snelle, si concludono nell’ampio bacino, simbolo di maternità, mentre la parte superiore del corpo torna ad essere minuta. I visi sono essenziali, i tratti somatici sono appena accennati, così che ad essere rappresentata non è una donna in particolare, ma la donna, la bagnante, la ballerina.
Esemplare di questa produzione è Ballerina del 1957, esposta in mostra, scultura in bronzo, che ha partecipato a diverse mostre e che l’artista non ha mai voluto vendere, nonostante le numerose proposte ricevute. Soltanto i capelli, che sono stati raccolti sulla sommità del capo, fanno pensare ad una ballerina. I tratti del volto sono appena accennati, gli occhi sono incisioni orizzontali: è come se la luce accecante dei riflettori avesse fatto svanire le fattezze del viso della donna.
La ricerca delle linee essenziali della figura umana incentrano tutta la sua produzione. Interessante è la metamorfosi che proprio la figura umana subisce passando dalla raffigurazione oggettiva della figurazione a quella soggettiva dell’astrazione.
In particolare per un tema a lui molto caro, l’uomo sul cavallo, oggetto di numerose sue opere, possiamo agevolmente seguire la genesi che dal figurativo porta all’astratto, anche grazie ai numerosi bozzetti preparatori realizzati dall’artista. In mostra, grazie all’intuizione di Adelina, viene presentato tutto l’iter riguardante questo soggetto, attraverso numerosi disegni e diverse sculture. Negli stessi fogli dei disegni troviamo gli studi per altre sculture astratte caratteristiche della sua produzione, metamorfosi di figure che si fondono fino a trasformarsi. Non essendo più connotato fisicamente, l’individuo diventa, in queste opere, l’astrazione di sé stesso, e la linea diventa pura perché definisce l’idea di individuo e non più la sua raffigurazione. Dall’iconico si passa all’aniconico perché l’artista è riuscito, attraverso il suo percorso, ad inventare il proprio lessico, atto a descrivere il mondo con i suoi occhi interiori
Nei disegni e negli gli oli è sempre presente la mano dello scultore, le composizioni si dispongono secondo piani sovrapposti entro cui si dispongono corpi plastici, come in Gruppo di donne, del 1984, dipinto di grandi dimensioni con cui si chiude la mostra.
L’inaugurazione è stata impreziosita dal Banco di Assaggio “Casale del Giglio” e dallo spettacolo di tango di Daniela Ayala e dei suoi collaboratori.
Il catalogo, edito per l’occasione da ED’ART Edizioni, è ricco di immagini e testi critici, compresa una vasta antologia critica che ripercorre tutta la carriera artistica di Carmine Cecola.