#341 - 2 dicembre 2023
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Fotografia

Modelle & Modelli

di Guido Alberto Rossi

Ogni fotografo ha le sue preferenze (soldi permettendo) riguardo a cosa fotografare o meno, quali lavori accettare o rifiutare, personalmente in fondo alla mia lista ci sono le foto da realizzare, studiate a tavolino con modelle o modelli. Intendiamoci, non ho assolutamente nulla contro questi professionisti che per altro, molti che ho conosciuto sono persone stupende. Siccome di base sono un fotografo di reportage, lavorare con delle persone e dirgli girati di qua, sorridi, alza il braccio etc. mi sembra di fare il presepe napoletano. Insomma, è una cosa artificiale, ovviamente per moltissime immagini non si può fare diversamente, ma non fa per me.

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Mi è capitato, forse una decina di volte di dover scattare foto del genere, solo ed esclusivamente per pagare le bollette o accontentare un cliente amico.
Il primo step che si affronta in questi scatti è con l’art director che ti fa vedere come vuole la foto, magari mette insieme alcune foto tratte da pubblicazioni o l’inventa con la matita e poi ti dice quando la vuole pronta sul tavolo, (oggi si parla di file sul computer).
Il secondo step è la scelta della modella/o e in molti casi il cliente finale, per risparmiare qualche euro cerca sempre di proporre la cugina carina, che sarà anche carina e brava a fare i tortellini, ma davanti ad all’obiettivo diventa una specie di stoccafisso sorridente.
Se si riesce a convincere il cliente ad usare un/una professionista, si incomincia a telefonare alle varie agenzie di modelle e gli si spiega di che tipo di soggetto abbiamo bisogno, l’agenzia a qual punto ti manda i candidati, in modo che li puoi vedere in carne ed ossa e magari fare qualche scatto, tanto per capire come può andare a finire, questo in gergo sì chiama “casting”.
Ma a volte c’è anche un secondo step bis, il peggiore, che è quando il cliente finale vuol mettere il becco, scegliendo lui la modella/o, e qui vale la pena di raccontare questa storia: non so per quale ragione specifica un’agenzia pubblicitaria mi scelse per scattare dodici foto di un calendario per meccanici dove si pubblicizzano cacciaviti e chiavi inglesi, ovviamente dodici belle ragazze diverse e tutte vestite quanto basta.

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Con l’agenzia facciamo il casting, scegliamo una ventina di ragazze e mandiamo al cliente finale le foto della nostra selezione, perché questo è uno caso di step 2 bis. Dopo un paio di giorni mi chiama l’agenzia e mi dice che di tutta la nostra scelta hanno scelto solo un paio di ragazze e che quindi dobbiamo cercare altre modelle, ma con indicazioni diverse. Beh, per tagliare corto una lunga storia, veniamo a sapere che la scelta finale l’ha fatta la moglie del AD con le amiche nel giorno del burraco.
Io ho fatto del mio meglio, ma il calendario non l’ho mai visto appeso in nessuna officina.
In prevalenza scattavo foto costruite per copertine di settimanali e mensili, utilizzando modelle/i, in genere erano ricostruzioni della realtà solo fatte con persone più fotogeniche e dall’aria simpatica, in alcuni casi erano foto che dovevano essere scattate in uno studio e richiedevano anche attrezzature d’illuminazione complesse da usare che andavano al di là delle mie capacità tecniche, allora mi appoggiavo a bravi amici fotografi con tanto di studio e dividevamo il bottino con grande soddisfazione generale.

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Parlando di casting, c’è stato un periodo che lavoravo molto per le riviste di nautica e di conseguenza diversi cantieri mi chiedevano di scattargli le foto per le loro pubblicità. Mentre era uno scherzo riprendere le barche in azione che saltavano sulle onde, le cose diventavano un po' più complicate quando bisognava far vedere gli interni delle cabine, la cambusa e altri piccoli spazi interni, magari di una barca di 8 metri, con sei cuccette, dove ovviamente il cantiere cercava di sorvolare sulle misure, però un conto è non scrivere i centimetri un conto è fotografare un mini letto con dentro una persona comodamente sdraiata.

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Con il 100% dei cantieri c’era poi sempre il problema dello step 2 bis, nessuno voleva pagare per i modelli, tutti avevano cugine carine e se non le avessero avute, le avrebbero chieste agli amici.
Un trucco per convincerli ad usare i professionisti era fargli vedere i cataloghi di barche made in USA, dove le persone ritratte erano bellissime/i e ogni foto sembrava il frame di un film hollywoodiano.
Mentre le barche USA in genere erano sempre più grandi di quelle costruite sul lago di Como, bisognava scegliere i modelli in scala ridotta e quindi quando telefonavo all’agenzia di modelli, specificavo che era meglio che mi mandassero ragazze non più alte del metro e sessanta perché dovevano far sembrare una cosa piccolissima di dimensione normali e così fotograficamente si riusciva a taroccare i pochi reali centimetri.

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Forse le migliori foto che ho fatto utilizzando modelli, sono state quelle scattate per la pubblicità dei giubbotti sportivi Henry Cotton, sono anche state le prime ed ultime foto di moda che abbia mai fatto.
Un giorno mi viene a trovare Stefano Durelli e mi propone l’idea di andare in Florida a Key West per fare il catalogo dei suoi capi maschili, mi piace l’idea e poi a Milano fa freddo ed in Florida ci sono trenta gradi ed il mare. L’idea era di noleggiare una barca da pesca d’altura, scegliendola non tanto per la sua bellezza e capacità di pescare, ma quanto per le caratteristiche e le taglie dell’equipaggio e così ne troviamo una, con due tipi perfetti per la parte. Stefano perfeziona l’accordo, pagamento il costo della giornata di pesca, (abbiamo anche preso un tonnetto) e giacche e giubbotti in pagamento per il lavoro dell’equipaggio/modelli.
Ero nel mio ambiente e tutto andò a meraviglia, fu anche la prima ed unica volta che lavorando con modelli umani non mi è sembrato assurdo come fare la doccia con l’impermeabile.

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