#328 - 15 aprile 2023
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 30 ottobre quando lascerà il posto al numero 357. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
archeologia

Quando l'archeologia racconta la storia

Barumini

Su Nuraxi ha 3500 anni

di Amanzio Possenti

Barumini

Passeggiare in un nuraghe (o nurago) sardo significa immergerci in un passato talmente remoto - età del ferro - da presentarcelo tuttavia come una struttura di oggi, poiché abitazioni, sale assembleari, corridoi, cortili, avamposti turriti e molto altro ci sono diventati familiari e vicini. Eppure ci dividono oltre 3.500 anni, ma le ricerche archeologiche hanno di fatto tramandato, conservato e soprattutto riattivato alla nostra gioia investigativa antiche esperienze di vita sociale e religiosa quali non ci aspetteremmo di ritrovare.

Barumini

Se si pensa che il nuraghe alla nostra attenzione – ‘Su Nuraxi’ di Barumini, 55 chilometri da Cagliari, nella provincia di Villacidro-Sanluri (altresì nota come provincia del Medio Campidano), in direzione di Oristano, lungo la superstrada 131 (e poi la ex SS 197),tra ginestre,pini marittimi ed eucalipti - è il più importante storicamente e meglio organizzato fra i 6.500 esemplari visitabili in Sardegna e che nei giorni delle vacanze pasquale e in ogni altro periodo dell’anno, sono decine di migliaia i visitatori italiani - bergamaschi sempre ai primi posti - ed altrettante migliaia di stranieri, tedeschi e americani in testa, si ha un’idea della qualità dell’evento culturale.

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E’ buona cosa trarne un’osservazione positiva per sottolineare come la Sardegna sia non solo la grande attrazione turistica legata al mare supercristallino, alle coste e alle splendide calette che lo distinguono, bensì offra uno scenario di alta cultura storico-archeologica da non perdere, visioni incantevoli di presenze umane delle più straordinarie etnie: come appunto quelle che hanno abitato’ Su Nuraxi’ di Barumini, del quale cadono i 70 anni dell’avvio delle ricerche archeologiche (concluse nel 1956) su un vasto terreno lavorato finallora da contadini del luogo e individuato come probabile comprensorio nuragico dal compaesano, nonché grande archeologo, professor Giovanni Lilliu. Tanto il docente fu impegnato scientificamente e fece da spalancare la sorpresa di un enorme insediamento riportato alla luce da cumuli di terra via via sprofondati dai primi nuraghi,1400-1500 avanti Cristo, sino agli ultimi e finali del 900 a.C..

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Che cosa si ammira oggi nello spazio visitabile all’ingresso di Barumini? Il nuraghe sopravvissuto e che era costituito da varie torri, una centrale collegata attraverso il cortile ad altre quattro,una per ogni punto cardinale, e circondata da una cinta con altre sette torri costruite in basalto scuro, grosse pietre tenute insieme da altre più piccole, di altezza (quella centrale) fino ai 20 metri. Fu un eccezionale presidio difensivo, di controllo sul territorio nonchè di avvistamento,e, secondo alcuni, anche con propensione religiosa . Un impianto di vita sociale organizzata nel segno dell’unità e dell’esperienza.
Al di sotto del nuraghe dominante stava il villaggio, che si vede tuttora e si visita facilmente tramite guida : testimonia che per più secoli era il luogo di vita abitato da 90 fino a 1000 persone, in stanze circolari fra pietre all’intorno e tetti di legno. Mentre stentiamo a sintonizzarci sui momenti di quel mondo, semplice, pastorizio e agricolo, notiamo la sopravvivenza di preziose testimonianze di vita domestica condotta dapprima da popolazioni autoctone, poi dalle invasioni aragonesi-spagnole, cartaginesi, puniche,infine romane ( nel 230 a.C.), sono testimonianze fissate nel contiguo e ammirato Museo Zapata dove brilla un nuraghe unico, straordinario, di color bianco,sopra il quale è stato costruito il palazzo omonimo,aragonese,secentesco.

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Stupisce apprendere che la enorme quantità di basalto scuro costitutivo del nuraghe di Barumini fu trasportata, di secolo in secolo, a valle, in pianura, nel villaggio, pietra su pietra. Fu un lavoro durissimo, immenso e creativo in quel grado di civiltà, con trasporto continuo del materiale dal soprastante altopiano delle ‘giara di Gesturi : sfidando i millenni, racconta alla generazione attuale che i nostri progenitori indicarono nel lavoro comunitario l’autentica forza del progresso, esempio per tutti noi ai quali basta premere un pulsante per risolvere un problema. Il nuraghe è insegnamento permanente ed ultrasecolare di una civiltà organizzata del convivere umano,tra sofferenza,slanci e prospettive ma continuando a ricercare un futuro nuovo. Che oggi ci appare un prezioso itinerario umano pieno di valori e di speranze, dove storia e intuizione hanno lasciato un segno perenne di amore alla vita e alla natura.

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