#328 - 15 aprile 2023
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Attualità

Stiamo facendo

Andare oltre il frasario, e dare senso al futuro

di Amanzio Possenti

‘Stiamo facendo’ e ‘già’, ecco due presenze costanti negli interventi verbali di alcuni politici, amministratori, esponenti della vita pubblica e sociale, personaggi alle prese con domande. Sono espressioni talmente usuali da passare quasi inosservate mentre fanno parte di un gingillante frasario di tipo politichese.
Nulla di grave, e fors’anche può sembrare fuori luogo questa mia osservazione semilessicale, tenuto conto della sua incidenza anche all’estero. Un comportamento comune, in definitiva.
Se si ascoltano personaggi intervistati o invitati a dibattiti Tv le due verbalità paiono funzionare come ottimo formaggio sulla pastasciutta, ossia si rinnovano con frequenza, quasi non se ne potesse fare a meno, un fragrante spuntino.

Stiamo facendo

‘Stiamo facendo’ è frase (ab)usata soprattutto da chi essendo alla guida o avendo responsabilità, ama annunciare, a proposito delle domande su un’opera pubblica o su una decisione da tempo ferma e sulla quale si desiderano informazioni; la risposta dello ’stiamo facendo’ diventa lapalissiana, forse si propone di significare che non ce se ne è dimenticati. O comunque, se ne riparlerà...
A sua volta il ’già’ è superpresente in ogni dichiarazione, vale per tutto, per tutti e per ogni cosa o motivo: già lo sappiamo, già lo condividiamo, già agiamo, già pensiamo, già abbiamo visto, già siamo indirizzati, già siamo informati, già ci è noto, già provvediamo, già siamo sulla strada giusta, già ci siamo interessati, già aspettiamo, già speriamo e così via. Avverbio dal plurimo utilizzo.

Stiamo facendo

Siccome le due fattispecie si ripercuotono sulla informazione, è opportuno che il cittadino impari ad adeguarsi al sistema, come a qualcosa di ovvio? Di certo quel frasario (politichese) entra pienamente nelle attività quotidiane legittimando le conversazioni, talchè lo ’stiamo facendo’ e il ’già’ diventano parti integranti del dire giornaliero fra noi.
Se i due testi verbali rappresentassero la realtà, non ci sarebbe problema, ma non pare sia sempre così. La gente in ascolto desidererebbe andare oltre il frasario, per verificare, accertare, constatare e dare senso al futuro, proprio e della comunità. Avendo cura di sperimentare.
Insomma non si vorrebbe che... il formaggio sulla pastasciutta fosse una leccornia da assaporare come esperienza mangereccia continuativa; si preferirebbe che ‘il piatto verbale’ fosse ... ‘già’ pronto, non in fase del ‘fare’: da sperimentazione certa, visibile ed accoglibile. Oltre le frasi fatte.

Stiamo facendo

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