Televisore gioia e dolore
Zapping
Frammento Semiseri di cronache televisiva
di Luigi Capano
A tutto, prima o poi, ci si abitua. Perfino al tragico spettacolo della guerra, a cui, da circa un mese, assistiamo ogni giorno, da casa, talvolta partecipi, talaltra distratti, gli occhi sempre ficcati nel rassicurante diaframma digitale, palladio e fomite di efficacissimi distanziamenti sociali.
Corpi martoriati; palazzi sventrati; lacerti di vita vissuta affioranti tra le macerie; civili sopravvissuti che, tra i singhiozzi, nominano i propri cari che non ce l’hanno fatta; rischiose riprese di bombardamenti aerei in tempo reale. Ma è sufficiente un rapido clic del telecomando e ci troviamo sbalzati nell’isola dei famosi, tra commedianti perditempo di lungo corso: Ilary Blasi, Vladimir Luxuria, Cicciolina, Lory del Santo, e via elencando.
Maschere sceniche familiari, sempre fedeli al proprio ruolo, artefici e vittime di piccoli drammi sentimentali, prevedibili nel loro comportamento elementare e reattivo, e perciò adatte ad ancorare noi spettatori alla nostra abituale, agognata quotidianità.
Sul bullo di Mosca si dice tutto il male possibile e l’opinione pubblica occidentale, più o meno, è unanime nel condannarlo senza appello.
L’americano Biden, il presidente-mummia, lasciandosi andare ad esternazioni poco istituzionali - artatamente o per scarsa diplomazia, non è ancora chiaro – lo ha definito “macellaio”. Certo è che sei il compagno Putin dovesse in qualche modo sfangarla e riuscire a venirne fuori se non vittorioso, perlomeno senza subire pesanti umiliazioni, la percezione mondiale potrebbe cambiare, come è spesso accaduto in passato. Quello che oggi molti chiamano “criminale di guerra”, tornerebbe a essere un utile partner commerciale e lentamente verrebbe riabilitato e nuovamente omaggiato. Tutto a poco a poco si riaggiusterebbe nella pallida memoria storica. Così è sempre stato. Forse il bombardamento di Hiroshima è considerato un crimine di guerra? E dove sono i criminali di guerra americani che lo hanno disposto e attuato? E il terrificante bombardamento di Dresda del ‘45, mirato su obiettivi civili, ad opera degli inglesi e degli americani?
L’importante, alla fine, è vincere o almeno, cavarsela: dopo, tutto si aggiusta. La morale è una giarrettiera molto elastica. Ma nell’isola del famosi, in Honduras, c’è sempre il sole, e le donne del gruppo si mostrano volentieri discinte e disinibite. E, complice la calura tropicale, entrambi i sessi (ci perdonino i catecumeni del gender fluid) si mostrano sovente ammiccanti, compiacenti, disponibili ad intrecci sentimentali che facciano sognare e intrigare i telespettatori. Così va il mondo. Nell’iconosfera in cui viviamo immersi, tragedia e frivolezza vanno a braccetto e, futuristicamente, si compenetrano.