#301 - 19 febbraio 2022
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 30 ottobre quando lascerà il posto al numero 357. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Televisione

Televisore gioia e dolore

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FRammenti semiseri di cronaca televisiva

di Luigi Capano

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Con alterno interesse, di tanto in tanto, ci capita di soffermarci su Freedom - Oltre il confine, il programma, di taglio documentaristico, ideato e condotto da Roberto Giacobbo su Italia 1. Abbiamo particolarmente apprezzato, di recente, il servizio dedicato alla visita al Museo Storico dell’Arte Sanitaria, nel Complesso Ospedaliero di Santo Spirito in Sassia, a Roma. Inaugurato nel 1933, questo museo, unico nel suo genere, raccoglie una cospicua quanto rara documentazione sulla storia della medicina e della farmacologia. Siamo anche stati introdotti, a distanza, in un laboratorio alchemico, a quanto detto, conservatosi intatto.
Nella vulgata scientifica, cui sembra aderire il nostro anfitrione, l’alchimia è intesa come una protoscienza, ma, su questo diffuso giudizio, le perplessità e i dubbi ci assalgono, se non altro perché il paradigma scientifico e quello alchemico poco o nulla hanno in comune: per fare solo un esempio, la distinzione tra chimica organica e inorganica, nella visione alchemica si offusca e si confonde. E Giacobbo, soffermandosi sul reperto di una mano umana misteriosamente “metallizzata” da Angelo Motta, eccentrica figura di scienziato ottocentesco, si interroga dubbioso se si tratti di mistificazione o di qualcosa che sfugge alle attuali conoscenze scientifiche.

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Fabio Fazio realizza il colpaccio del secolo con l’intervista concessagli dal Santo Padre per la sua trasmissione “Che tempo che fa” su Raitre.
Papa Francesco partecipa attivamente alla vita politica italiana spesso schierandosi apertamente e prendendo posizioni nette, ad esempio, sulla gestione del problema dei migranti, insistendo sulla necessità dell’accoglienza; scagliandosi contro il populismo e, di riflesso, a favore del vigente assetto liberale. Non è una novità questa, e non c’è da meravigliarsi o di storcere il naso. Ma si pensi alla prossimità di Paolo VI alla Democrazia Cristiana, alla sua amicizia con Giulio Andreotti (in proposito ha scritto il filosofo Rocco Buttiglione: “Paolo VI è l’uomo che ha educato la classe dirigente dell’Italia democratica”); oppure al rapporto amicale tra Pio XI e Benito Mussolini da questi definito “l’uomo della Provvidenza” e che si concretò nella stipula dei Patti Lateranensi.

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Ma, tornando a Papa Francesco e all’intervista di Fazio, ci è piaciuto, quando, interrogato sul dramma (o sulla tragedia, ancora non sappiamo) dell’inquinamento del pianeta, ha messo da parte finalmente l’asettico “ambiente” e ha parlato della “madre terra” e della necessità per l’uomo di “essere in armonia con la terra”. Chi sa che prima o poi non si torni a parlare di “natura”, con buona pace degli ambientalisti.

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A “Quante storie” sempre su Rai3, Giorgio Zanchini intervista Marcello Veneziani in occasione dell’uscita del suo ultimo libro, intitolato “La cappa”. Ecco un paio di spunti su cui riflettere. “Ogni volta che si parla dei migranti”- dice Veneziani –“ io dico che i migranti sono una popolazione di alcuni milioni di persone che vanno nel mondo. I restanti sono miliardi e spesso sono in condizioni molti più disperate dei migranti: un Papa se realmente si occupa dell’umanità dovrebbe occuparsi soprattutto dei restanti, e solo in seconda battuta dei migranti”. Stimolato da Zanchini a pronunciarsi sulla cosiddetta cancel culture Veneziani afferma: “Io credo che ci siano oggi due forme di stupro della storia: una è la cancellazione della cultura, della storia passata; l’altra invece è la riduzione al presente di tutto ciò che è passato: cioè costringere nei canoni del presente epoche, movimenti, culture, autori che appartengono a un altro mondo. Ecco, queste due forme combinate – perché hanno la stessa matrice – creano una sorta di spartiacque tra il presente e il passato. Il passato sparisce – e poi sparirà anche il futuro – e rimane soltanto il presente, questa sorta di dittatura del presente che giudica il mondo e i secoli passati come se oggi fossimo su una postazione superiore e definitiva”.

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