Stucchevole dibattito alla periferia del Covid
L'incapacità di ragionare con pacatezza
Tempo di buonsenso
di Amanzio Possenti
Le vicende del green pass fra contestazioni e approvazioni, comportamenti estremistici e doverose risposte al sostegno vaccinale, scelte per la obbligatorietà e aperte o larvate dichiarazioni anti, raccontano un’Italia qua e là immatura e inquieta, incapace di valorizzare convintamente e chiaramente il criterio del vaccino quale mezzo indispensabile nella lotta al coranavirus.
Certo, ci sono state purtroppo disinformazioni che
hanno generato confusione , ma non si può non plaudire alla crescita costante verso la immunità di
gregge, perseguita pur se non ancora raggiunta.
L’azione governativa e sanitaria nei confronti dei
negazionisti, i perplessi o i supertimorosi è ampia e continua nell’intento di raggiungere l’obiettivo della
vaccinazione pressocchè totale, anche per combattere le rischiose varianti.
Compare un’Italia strana o double face, chiamiamola così eufemisticamente, fra estremisti che, complici i
social, soffiano sul verso sbagliato e illegale e tutti gli altri cittadini che, senza creare disuguaglianze al loro
interno, pronti al vaccino o già sperimentatori con esito felice, desiderano tornare alla normalità senza
subire eventuali e traumatiche conseguenze di contagio.
Purtroppo si segnalano qua e là, soprattutto nelle
grandi città, episodi o tensioni che interrompono il clima di un Paese che vuole uscire, e si impegna, nel
rispetto di tutte le normative, ad abbandonare, grazie al vaccino somministrato, la gabbia frustrante,
pericolosa e ancora mortale del covid.
Il vaccino è essenziale per la salute singola e di tutti, esige rispetto
e somministrazione: strumento insostituibile, non deve né può diventare oggetto di polemiche
pregiudiziali, stante la sua carica di ‘servizio’ alla salute generale.
Riesce incomprensibile apprendere di medici o personale sanitario - megaminoranza - in posizione antivaccino, a fronte della maximaggioranza impegnata con dedizione sul fronte delle cure, così come si fatica a capire la scelta contraria al vaccino di (pochi) docenti che devono entrare a contatto con gli studenti. Salvo poi leggere di casi di novax estremi, che, colpiti dal virus, si sono pubblicamente ’rimangiati’ le contrarietà precedentemente espresse.
Infine la domanda: quanto gioca certa ‘politica’ in taluni
comportamenti (censurabili) che mettono insieme il novaxismo contro le scelte statuali?
Le esperienze di questi tempi da virus-presenza invitano tutti a ragionare più responsabilmente sugli
accadimenti evitando di dare spazio agli eccessi, affinchè, con l’aiuto inestimabile del buon senso e
accogliendo le indicazioni dell’ok convinto al vaccino e al green pass, si perseguano e si raggiungano
obiettivi di comune interesse sociale, per il bene di tutti.