#284 - 24 aprile 2021
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Piccoli Grandi Musei Italiani

Pentedattilo (Reggio Calabria)

MuTraP

di Alessandro Gentili

Bisogna ammettere che ad una occhiata veloce e superficiale i musei della civiltà contadina sono quasi tutti molto simili.
Che parlino degli usi contadini vichinghi o di quelli della Cina Meridionale, al massimo ci puoi trovare zappette di varie misure, aratri, pesi da telaio e roba del genere, quindi chi ha un minimo di dimestichezza con la campagna anche a Pentedattilo non vedrà niente che non abbia già visto.
Perché, dunque, insistere ? Leggere per credere…

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Minimo comun denominatore di questi musei non è vedere cose già viste: è connettere oggetti “vecchi” di uso comune ad un mondo non ancora del tutto perduto (ma ci siamo….quasi) mostrare come dietro questi oggetti, ci sia un saper fare…. suggerire che, oltre la zappa, c’è il ritmo della crescita di un germoglio: dunque, un notevole esercizio di sguardo. Musei così, anche piccolissimi, sono un meraviglioso esempio di presa di coscienza del fascino racchiuso in una dimensione di vita semplice, legata ai ritmi della terra e delle stagioni.

Pentadattil si trova a mezza costa, a circa 8 km dal mare di Melito e a poco più di 10 km da Parco Nazionale d’Aspromonte. In meno di 20 km il linea d’aria si realizza un cambiamento di paesaggio che abbraccia le spiagge che ospitano le tartarughe caretta caretta e l’austerità della famosa montagna aspra, come dice il suo nome.

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Nel 1783 un terremoto ha sconvolto la storia di moltissimi paesi della Calabria, segnandone l’abbandono, è questo il caso di Pentedattilo, abitato sempre meno e poi abbandonato completamente. Proprio questo abbandono ne determina l’aspetto coerente e originale: una quinta scenografica di un set abbandonato, una mano di roccia con 5 dita, nel palmo della quale è stato costruito un paese.
Non so a voi, ma a noi non capita di vedere posti del genere con molta frequenza (Civita di Bagnoregio, abitato da una manciata di abitanti e soprattutto Craco, provincia di Matera) Quando arrivate davanti alla chiesa e guardate davanti, vedrete che il paese nuovo, costruito di fronte, è davvero un pugno nell’occhio. Un consiglio: non fermatevi, ma continuate invece ad arrampicarvi tra le case diroccate e in mezzo alle rocce giganti e date un’occhiata al “retro” di Pentedattilo, vi renderete conto di che razza di posto strategico e suggestivo sia.

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I volontari dell’associazione Pro Pentedattilo vi accompagneranno per il paese, vi faranno visitare il museo, vi racconteranno di come il borgo, una volta fantasma, adesso non lo è più grazie al progetto Borghi Solidali e al sostegno di Libera e del Gruppo Abele.
Nel 1686 c’è stato un episodio dal copione abbastanza classico ma non per questo poco affascinante, come tutti gli evergreen: un giovane e rampante barone per sposare la figlia della famiglia rivale fa fuori tutta la predetta famiglia rivale, con la complicità del servo fedele (sempre della famiglia rivale); cosi si estinsero i marchesi di Pentedattilo, che erano un bel pò di gente.
Per il MuTraP abbiamo intervistato Santo Marra, l’intervista è densa e vale la pena di leggerla perchè anche Pentedattilo, come avevamo scritto per Rosarno, è uno di quei casi in cui “museo” si legge “operazione sociale”.

Dottor Marra, lei è l’ideatore del MuTraP e dal 2013 è Direttore del sistema Museale delle Tradizioni Popolari di Pentedattilo. Cosa le piace del lavoro che fa?

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R - Innanzitutto mi preme precisare due cose: la prima, non sono l’unico ideatore del MuTraP, da soli si fa ben poco; l’idea del museo diffuso nasce in seno all’associazione Pro-Pentedattilo, come tutti gli interventi realizzati nel Borgo Antico sono frutto di un lavoro collettivo e associativo; la seconda, il MuTraP non ha un Direttore ma un gruppo di persone che se ne prende cura e ha la responsabilità di farlo funzionare. Tornando alla sua domanda, invece, mi sento di dire che essa necessita prima di una cornice. Le tradizioni popolari e il folklore sono una risorsa importante per la valorizzazione dei territori, specie per quelli ricchi di passato come la Calabria. Nel recupero di questa ricchezza è importante l’approccio conoscitivo, una ricerca trasversale che ne ricostruisca con metodo i profili di comunità, che ne rilevi e organizzi beni immateriali e materiali in repertori attivi e fruibili. Deve essere un lavoro attento che consenta di comprendere meglio il presente partendo dal passato: la conoscenza delle proprie radici attraverso storie di vita, di quotidianità domestica e del lavoro, ma anche conoscenza di riti, di leggende, di letteratura. La conoscenza è un sapere indispensabile per scoprire un territorio e renderlo fruibile attraverso il turismo culturale dei musei diffusi. Le ricerche e le attività connesse alla conoscenza però non hanno un termine finito e questo è uno degli aspetti che più ci piace del nostro lavoro, cioè è un lavoro che non si conclude mai. Inoltre, lavorare a Pentedattilo e per Pentedattilo è un privilegio, solo che un luogo così straorinario meriterebbe un’attenzione maggiore da parte di tutti ma soprattutto da parte delle istituzioni: va bene il nostro lavoro dal basso ma ognuno deve fare la sua parte per rifondare sui borghi antichi e le loro tradizioni futuri possibili dei territori.

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Pentadattilo fino agli anni 90 era un paese abbandonato, oggi vanta un sistema di piccoli musei diffusi, è sede di un festival cinematografico, soprattutto in estate è frequentatissimo. Quando e come è scattata la molla della rinascita di Pentedattilo e cos’è il progetto borghi solidali?

R - Il paese delle cinque dita, dopo un lungo periodo di abbandono, inizia la sua nuova vita nel 1994, con la costituzione dell’Associazione Pro-Pentedattilo, organizzazione senza fini di lucro – nata in risposta ad ultimi atti criminosi che hanno distrutto alcune casette utilizzate come residenze d’artista – proprio con la mission di presidiare i luoghi per contrastare collettivamente fenomeni di criminalità nonché per recuperare l’antico borgo di Pentedattilo e renderlo vivo e fruibile per fini turistico-culturali. Dopo un primo periodo di intensa attività associativa e di tanta progettualità, nei primi anni 2000, la convergenza e la sintonia fra istituzioni pubbliche mondo dell’associazionismo e cittadini, nonché l’approvazione dei primi progetti, iniziano a rendere possibile il recupero. Si rafforza così l’idea che il rinnovamento è possibile e non può che partire dal recupero dei luoghi, della storia e delle tradizioni che gli stessi racchiudono; allora si investono tutte le energie su Pentedattilo per realizzare un centro di eccellenza, capace di essere, attorno ai valori della conservazione (fisica dei luoghi e delle loro identità) e della legalità, un’icona per tutta l’area e simbolo di uno sviluppo responsabile legato ad interventi etico-sostenibili, da attuare attraverso un masterplan, al tempo stesso organico e ambizioso, che prende corpo con il “Parco Multitematico di Pentedattilo”. La proposta progettuale, giocando sul nome Pentedattilo, propone 5 parchi e quindi 5 tematismi (tradizioni, arti, mestieri, ambiente, legalità) e, via via, negli ultimi dieci anni si attua per fasi il progetto generale, attraverso la realizzazione sinergica di tanti piccoli interventi che hanno il comune obiettivo di rendere fruibile i luoghi per le attività tematiche previste, museali, turistico-ricettivo, didattico-culturali: recupero delle vie di accesso al borgo, riqualificazione di immobili, di percorsi interni, di infrastrutture minime e tante attività culturali di elevata qualità come il Pentedattilo Film Festival. Nel 2010 arriva il progetto “Borghi Solidali”, con capofila la stessa Associazione Pro-Pentedattilo, che dà un ulteriore impulso agli interventi di valorizzazione, attraverso un programma di riuso di immobili dismessi e tante iniziative culturali (animazione e sensibilizzazione territoriale, campi di volontariato, percorsi turistici, botteghe artigiane e laboratori artistici, eventi). Oggi, il gruppo di progetto “Borghi Solidali” sta tracciando un bilancio sociale e di sostenibilità, per porre in essere nuove proposte, congruenti e fattibili, per riuscire a coniugare in maniera fruttuosa tradizione e offerta culturale di qualità, da rivolgere sicuramente a un target turistico di livelli nazionale e internazionale.

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Il MuTraP è un museo giovane, inaugurato nel 2012. Cosa avrà ancora da dire un museo della civiltà contadina?

R - Il Museo Laboratorio delle Tradizioni Popolari di Pentedattilo nasce dalla consapevolezza che le testimonianze storiche sono un patrimonio di inestimabile valore, che deve essere tutelato per mantenere forte l’identità delle popolazioni e preservare la memoria di una cultura materiale legata alla tradizione e alla natura. Pertanto, raccogliere, selezionare e riordinare oggetti di un tempo trascorso per la fruizione culturale, significa rendere presente un vissuto che appartiene a tutti: facciamo questo nella legittima consapevolezza che attraverso la conservazione e la valorizzazione della memoria storica ci si può riappropriare della propria identità culturale. Su questo fondamento si sta lavorando per reinterpretarne i valori e trasmetterli sotto forma di fruizione museale attiva, che associ alla funzione di memoria il richiamo e il coinvolgimento sociale: rendiamo vivi gli oggetti attraverso le storie di vita che essi raccontano. Tuttavia, la realizzazione di un museo non può prescindere da una visione strategica dell’intero sistema dei beni culturali a cui appartiene, perché la nuova realtà espositiva entrerà per forza di cose in relazione complementare con il territorio in cui è inserita. L’istituzione, quindi, del piccolo Museo delle Tradizioni Popolari, in un contesto più ampio ma grazie alla sua peculiare identità, può dire molto a un territorio in termini di senso di appartenenza, educazione, benessere sociale e sviluppo. La tipologia del museo realizzato, proprio in virtù della sua attenzione alle tradizioni popolari e alla cultura materiale, si integra perfettamente nel borgo rurale di Pentedattilo, che per sua vocazione naturale immerge il visitatore nel passato.

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