In questo numero, proponiamo la seconda di 5 storie di donne che
hanno imposto il proprio punto di vista rispetto ai problemi della società:
Racconti emblematici che rivelano la positività delle azioni di chi crede
sia necessario e urgente avviare un cambiamento etico nella vita sociale.
Vandana Shiva
"Difendere i diritti della Terra Madre è la lotta
con le maggiori chance di portare a una pace duratura"
di Redazione
Attivista, scienziata e filosofa indiana, è considerata l’ambientalista più famosa al mondo. Si batte a favore della biodiversità, minacciata, soprattutto in campo agricolo, dalle multinazionali che incoraggiano i contadini a coltivare raccolti a cosiddetto "alto rendimento", impiantando monocolture, a scapito delle centinaia di varietà tradizionali che stanno scomparendo.
Ha vinto il Right livelihood award, il Premio Nobel alternativo.
La sovranità alimentare è il diritto dei popoli a definire i propri metodi agricoli e il sistema alimentare. Comporta anche l’accesso del più gran numero di persone a un’alimentazione sana e appropriata per la loro cultura, frutto di metodi rispettosi dell’ambiente e della società. Questa nozione è indissociabile dal mantenimento di un’agricoltura locale destinata a rifornire i mercati regionali e nazionali.
Cominciamo col dire che una delle prime cause della perdita di sovranità è la fine dell’autosufficienza sementiera degli agricoltori. Quando la riproduzione dei semi viene resa illegale o impossibile, come nel caso degli ibridi e degli Ogm, i contadini non hanno più il controllo di quello che coltivano. Perdono la loro indipendenza. L’adozione di metodi agricoli intensivi basati sulla monocoltura conduce alla perdita di sovranità – e talvolta di sicurezza – alimentare. Solo colture diversificate possono rispondere ai differenti bisogni di una popolazione. La loro complementarità è preziosa anche nelle circostanze in cui un cereale o un legume conosce delle difficoltà, per esempio in un periodo di siccità: un altro ortaggio o cereale potrà cavarsela meglio e garantire la resilienza del Paese, della regione e degli stessi coltivatori.
La monocoltura è quindi in parte responsabile della perdita di sovranità alimentare dell’India, tanto su scala nazionale come su scala familiare. È infatti esposta a grande vulnerabilità. Ora, l’introduzione del cotone transgenico in India ha costretto molti agricoltori all’abbandono della policoltura, poiché gli Ogm esigono metodi intensivi fondati sulla produzione di una sola pianta in grandi quantità. Un tempo, lo stesso contadino coltivava il cotone e simultaneamente piante alimentari. Oggi hanno tutti abbandonato le colture di sussistenza per concentrarsi sul cotone transgenico. Così non solo s’indebitano per le sementi, che sono costretti ad acquistare, ma devono ricorrere a prestiti anche per procurarsi il cibo quotidiano.
Ci sono anche altri sintomi della perdita di sovranità alimentare che non ingannano, come la coesistenza, per uno stesso prodotto agricolo, di eccedenza e di scarsità nella medesima area. Il Bengala, per esempio, è diventato il primo produttore di patate in India. Ma contemporaneamente i mercati locali soffrono di scarsità di patate.