Televisore gioia e dolore
Zapping
Frammenti semiseri di cronaca televisiva
di Luigi Capano
Questo è un anno di necrologi inevitabili.
Dopo Maradona se ne va un altro grande, indimenticato calciatore, Paolo Rossi, ucciso da un tumore ai polmoni. Il mondiale dell’82 fa parte della memoria iconografica della nostra nazione. Quando Paolo Rossi, protagonista indiscusso, agile, guizzante, imprevedibile, ha trascinato l’Italia verso una vittoria insperata.
Ricordiamo la gente urlare dai balconi, riversarsi nelle strade, abbandonarsi al baccano e perdersi nella salutare, sfrenata, letificante narcosi della festa.
Va circolando da qualche tempo un bizzarro ossimoro: la fede nella scienza. Sarà a causa del persistente terrore pandemico; sarà per una sorta di misticismo di ritorno, reazione meccanica all’abuso di pensiero raziocinante di bassa lega; sarà, più semplicemente, per difetto di comprendonio o per gretta confusione concettuale, ma sempre più spesso ci capita, soprattutto spigolando nel web o tra i canali tv, di imbatterci in risibili confessioni di fede. “Ho fede nella scienza” , ha dichiarato l’impertinente giornalista Selvaggia Lucarelli (ma intellettualmente sprovveduta, almeno in questo caso) - ospite di Telethon, la maratona televisiva ideata alcuni decenni or sono dal comico Jerry Lewis per finanziare la ricerca sulla distrofia muscolare - ultima, in ordine di tempo, di una nutrita schiera di improvvisati fedeli. La scienza è ricerca – teorica o di laboratorio – che necessita, sì di un pizzico di fiducia nelle possibilità speculative del pensiero ma la fede attiene ad altri ambiti dell’esistenza. Chi ha fede nella scienza di sicuro non ha mai frequentato la scienza.
La censura ha colpito il programma di Rai2 Detto Fatto condotto dalla vispa - e poco fortunata - Bianca Guaccero. Per via di un cosiddetto tutorial proposto dalla ballerina ospite Emy Angelillo che ha spiegato al pubblico come fare la spesa al supermercato in modo sexy, ammiccante e seduttivo – vagamente autoironico, ci è parso - come se ci si trovasse sul palcoscenico del Bagaglino o qualcosa del genere. Il programma è stato sospeso per qualche settimana, è saltata qualche testa importante nella direzione del canale Rai inquisito, è ricomparsa infine la Guaccero, - fino all’ultimo, si è detto, a rischio licenziamentov- vestita di tutto punto come non si era mai vista – gonna lunga e camicia accollata - timorosa e circospetta come se temesse un’imboscata da un momento all’altro. Ci sorprende non poco - e ci lascia dubbiosi – questa ritrovata moralità, prossima al moralismo, della TV di stato che ci aveva abituati, ad ogni ora del giorno, ad un profluvio di cosce, inguainate in velatissimi collant, generosamente accavallate a beneficio del pubblico; a munifiche, giunoniche scollature da balie pentite; ad una protocollare expositio genitalium di soubrette e ballerine nei quotidiani spettacoli di intrattenimento.