"una cosa bella è una gioia per sempre"
(John Keats)
Taranto
Museo "Il Marta"
di Alessandro Gentili
Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto è tra i più importanti d'Italia e fu istituito nel 1887 in conseguenza dell’urbanizzazione dell’area ad est del Canale Navigabile di Taranto con la costruzione del Borgo umbertino.
Tale intervento provocò la scoperta e anche la dispersione e la distruzione di molti materiali archeologici provenienti dalla città greca e romana e dalla contigua necropoli. Proprio per tutelare le antichità rinvenute, venne inviato a Taranto l’archeologo Luigi Viola che ottenne l’istituzione di un museo nell’ex convento dei Frati Alcantarini.
Costruito poco dopo la metà del XVIII secolo, l’edificio è stato ingrandito e risistemato a partire dal 1903, epoca della ricostruzione delle facciate su progetto di Guglielmo Calderini, mentre l’ala settentrionale è stata progettata da Carlo Ceschi e realizzata tra il 1935 ed il 1941. A partire dal 1998 sono iniziati i lavori di ristrutturazione che hanno portato al completamento del Museo Archeologico Nazionale di Taranto - MArTa con l'allestimento del II piano del museo (inaugurato il 29 luglio 2016). Il percorso espositivo, che tiene conto delle caratteristiche dei materiali della raccolta museale e della possibilità di riferire ai contesti di scavo la maggior parte dei reperti, illustra la storia di Taranto e del suo territorio dalla Preistoria all’Alto Medioevo, sviluppandosi dal secondo al primo piano: periodo preistorico e protostorico, periodo greco, periodo romano, periodo tardoantico e altomedievale. Il percorso inizia dal secondo piano che mostra le fasi più antiche della storia dell’insediamento in Puglia (Paleolitico e Neolitico) per giungere alla fondazione della colonia greca e alla città classica ed ellenistica.
Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, possiede anche una collezione di quadri che nel 1909 confluirono nelle collezioni del Regio Museo di Taranto per disposizioni testamentarie del Monsignor Giuseppe Ricciardi, vescovo di Nardò, che volle donarli alla sua città natale. Oltre ad una bellissima icona bizantina ed una Addolorata piangente su lastra di zinco, gli altri diciotto quadri, tutti con soggetti di ispirazione religiosa, sono dipinti ad olio su tela e si inquadrano fra XVII e XVIII secolo.
La maggior parte degli altri quadri rientra nella produzione napoletana, con attribuzioni alla scuola di Luca Giordano, Andrea Vaccaro e Francesco De Mura. I quadri più recenti, l’Addolorata fra i Santi Nicola e Barbara e la Deposizione, sono stati riferiti invece ad un artista pugliese, Leonardo Antonio Olivieri di Martina Franca.
Una sala didattica, ubicata al piano terra del museo, ospita le attività didattiche per scuole, bambini ed adulti. Il Museo possiede un chiostro, luogo di eventi e di attività didattiche. La totalità dei contenuti museali e degli elementi di segnaletica è presente in doppia lingua: italiano ed inglese. Beh, meno male, Taranto non è solo l’ILVA. Non facciamo altro che ascoltare da questa città , bollettini di guerra e di pace sui problemi legati all’acciaio. La modernizzazione non ha mai gradito intralci alla sua farneticante (e purtroppo necessaria) avanzata. Ogni età si è inghiottita la precedente. Taranto con l’ILVA ha pagato un prezzo durissimo per mandare a lavorare migliaia di lavoratori. Non è questo il luogo per un discernimento. L’articolo vuole essere un piccolo e modesto contributo ad immaginare Taranto come città …nonsoloilva.