#244 - 13 luglio 2019
AAA ATTENZIONE - Questo numero rimarrŕ in rete fino alla mezzanotte del 19 aprile, quando lascerŕ il posto al numero 350. Ora MOTTI per TUTTI : - Finchč ti morde un lupo, pazienza; quel che secca č quando ti morde una pecora ( J.Joyce) - Lo sport č l'unica cosa intelligente che possano fare gli imbecilli (M.Maccari) - L'amore ti fa fare cose pazze, io per esempio mi sono sposato (B.Sorrel) - Anche i giorni peggiori hanno il loro lato positivo: finiscono! (J.Mc Henry) - Un uomo intelligente a volte č costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti (E.Hemingway) - Il giornalista č colui che sa distinguere il vero dal falso e pubblica il falso (M. Twain) -
Televisione

Televisione gioia e dolore

Zapping

Frammenti semiseri di cronaca televisiva

di Luigi Capano

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Come risulta dalle tante immagini diffuse dalla Tv e dal Web - oltre che dalle narici mortificate dei residenti - Roma, la Capitale, è circonfusa da una variegata quanto olezzante coltre di spazzatura. Con accluso corteo di gabbiani, topi, scarafaggi. Ci vorrebbe qualche volenteroso epigono del neorealismo per cavarne un capolavoro da presentare a Venezia il prossimo settembre, magari in stile pasoliniano.
Anche i Rom, che – come tutti sappiamo - usano perlustrare i cassonetti con puntigliosa accuratezza, sono in evidente difficoltà. Vagano in tondo spaesati, sembrano aver perduto la bussola. Non è giusto. Colpa di un’amministrazione incompetente? Di una opposizione irresponsabile? Di problemi tecnici? Di un malocchio molto ben confezionato? Non sappiamo: ci limitiamo a fare i cronisti e a registrare un fatto che è sotto il naso di tutti e che offre, ormai da parecchi mesi pane e companatico alla stampa e al telegiornalismo.

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Altro profluvio di immagini viene dedicato anche in questi giorni assolati agli sbarchi degli immigrati sulle coste italiane, ai barconi in mare pieni zeppi di disperati spesso mescolati assieme ai loro aguzzini (o sfruttatori che dir si voglia).
Alla ribalta della cronaca per aver – secondo taluni “eroicamente”- disobbedito alle leggi italiane e aver favorito quindi lo sbarco dei migranti, il comandante Carola Rackete, chiamata familiarmente – chissà perché - semplicemente Carola. Fatto, questo, che ha procurato ai giornalisti, da più parti, accuse di “sessismo”. Effettivamente bisogna riconoscere che se il comandante fosse stato un uomo, difficilmente lo si sarebbe apostrofato semplicemente Mario, Filippo o Giacomino.
Anche questo dei migranti è argomento sfruttato fino all’osso sia dai giornalisti che dai politici di tutti gli schieramenti. E purtroppo, neanche lo zapping riesce a salvarci dai migranti e dai loro aedi col megafono, di ogni colore o parrocchietta.

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Altre e più colorite immagini che abbiamo occasionalmente incrociato nelle nostre rapide scorribande televisive sono quelle carnascialesche dei gay pride (sempre condite da un vispo accompagnamento musicale) che di questi tempi si “celebrano” in ogni parte del mondo o quasi (messi alle strette, si preferisce sempre non mettere a repentaglio gli zebedei, nonostante tutto). Si ha come l’impressione che certe categorie “sociali” godano di una licenza di “cazzeggio” straordinaria che se fosse fatta propria dalla restante umanità sarebbe considerata cosa riprovevole o per lo meno sconveniente come mettersi le dita nel naso o pulirsi la bocca col polsino della camicia. Ma tant’è: la funzione profittevole e salutare della “riserva indiana” è cosa vecchia e collaudata.

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