#235 - 2 febbraio 2019
AAA ATTENZIONE - Questo numero rimarr in rete fino alla mezzanotte del 19 aprile, quando lascer il posto al numero 350. Ora MOTTI per TUTTI : - Finch ti morde un lupo, pazienza; quel che secca quando ti morde una pecora ( J.Joyce) - Lo sport l'unica cosa intelligente che possano fare gli imbecilli (M.Maccari) - L'amore ti fa fare cose pazze, io per esempio mi sono sposato (B.Sorrel) - Anche i giorni peggiori hanno il loro lato positivo: finiscono! (J.Mc Henry) - Un uomo intelligente a volte costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti (E.Hemingway) - Il giornalista colui che sa distinguere il vero dal falso e pubblica il falso (M. Twain) -
Televisione

Televisione gioia e dolore

Zapping

frammenti semiseri di cronaca televisiva

di Luigi Capano

Attraversiamo, da qualche settimana, uno svogliato periodo di stanca. Sempre più spesso la Tv ci viene a noia, le dita incespicano sul telecomando e non ne vogliono sapere. Questa festa ininterrotta, vociante, imbellettata, punteggiata qua e là di tragedie lustrali, di ecatombi palingenetiche; questi ghirigori dialettici dei politici da pulpito morbosamente avvinghiati al consenso; questi sorrisi aleatori improvvisamente sollecitati da occhiute telecamere; queste pubblicità compulsivamente ammannite senza rispetto alcuno per l’indifferenza altrui, raccontano di una corriva vita immaginale che sembra scorrere altrove rispetto al mondo reale.

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E quando la finzione, il gioco, l’illusione perdono la presa, qualcosa di perturbante sembra accadere accade: un moto di straniamento, un cenno di vertigine. Allora ecco che quell’assortito impasto di immagini, parole e pixel non trova più una collocazione sensata nella nostra vita.
E potrebbe accadere che perfino i telegiornali esibiscano ai nostri occhi la stessa patente di credibilità di un cartone animato. Occorrerebbe riconquistare almeno un lieve torpore sciamanico, un barlume di coscienza lisergica, per rientrare in quel luminoso flusso incessante veicolato dalla TV e per abbandonarci nuovamente all’ipnotico e compulsivo zapping, quasi a volersi scientemente perdere per certi lambiccati labirinti neuronali.

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Allora l’applauso macchinale che scandisce e sancisce sonoramente il consenso torna ad avere un valore, così come la patinata austerità di un discorso istituzionale accreditato dall’immancabile presenza didascalica di un’enciclopedia Treccani a far da quinta sullo sfondo (si pensi soltanto al radicale mutamento di senso se, per svista o per magia, apparisse in sua vece nello scaffale una collezione di Diabolik o di Topolino, per esempio).

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Così come la santa messa televisiva che costringe non di rado il celebrante a calcare la mano nel maquillage (impietosità dei primi piani!) ovvero i numerosi programmi di intrattenimento popolati da avvenenti donne seminude convocate spesso “in veste” di verbose opinioniste.
Tutto si mescola babelicamente in questo straordinario circo Barnum a cristalli liquidi.
Nel nome dell’informazione e dello show, le due acclamate istanze che sempre più si vanno configurando come i grandi capisaldi della nostra vacillante e insicura civiltà. Di cui il telecomando è simbolo miliare e testimone allo stesso tempo. Papa Francesco, L’isola del famosi, Lory del Santo, il Grande Fratello, Massimo Cacciari, Alba Parietti, Mattarella, Fabio Fazio si avvicendano rapidamente apparendo e scomparendo ai nostri occhi come nel ritmo felicemente ipnotico di una giuliva giostra di paese.

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