“una cosa bella è una gioia per sempre” John Keats
Torgiano - Perugia
Museo dell'olio e dell'olivo
di Alessandro Gentili
Muove da Atena, divinità greca che secondo il racconto mitologico avrebbe donato l’olivo all’umanità, la storia narrata, a Torgiano, nel MOO. Pianta antichissima, principale simbolo della cultura mediterranea, l’olivo e il prodotto estratto dal suo frutto sono oggetto di un percorso museale insolito e avvincente che, attraverso collezioni artistiche, archeologiche e attrezzi per l’olivicoltura e la lavorazione delle olive, accompagna il visitatore alla scoperta di usi e consuetudini remoti, curiosi, a volte poco conosciuti.
Principale ingrediente della dieta mediterranea, l’olio – cui la tradizione conferisce fin dall’antichità valenze simboliche – è da sempre utilizzato a scopi divinatori o apotropaici; impiegato nella medicina popolare come in quella ufficiale per le sue proprietà emollienti e lenitive o come base nella confezione di unguenti e creme, è indispensabile componente nei preparati cosmetici, efficace difesa per il corpo nello sport, trova utilizzo nella meccanica e nella tessitura, nella sfragistica e nella statuaria. Fonte di energia termica alternativa di recente riscoperta e valorizzata, è stato apprezzato per secoli come preziosa fonte di luce.
ll MOO Museo dell’Olivo e dell’Olio è situato negli ambienti che furono già sede di un frantoio attivo fino a pochi decenni fa, nel cuore del borgo di Torgiano, all’interno delle mura castellane. È collocato lungo una via parallela al principale asse viario cittadino, il cui tracciato risale alla costruzione del castrum Torsciani, secondo quanto evidenzia la pianta riportata da Cipriano Piccolpasso nel suo studio Le piante et i ritratti delle città e terre dell’Umbria sottoposta al governo di Perugia.
Il recupero degli ambienti a scopo museale, curato dall’architetto Isabella Gasparro, ha teso a valorizzare l’origine medievale degli spazi, evidenziata nella tessitura della facciata caratterizzata dai bei conci in pietra locale, dal portale trecentesco e dalla piccola porta rialzata (la “porta del morto” tipica di tante abitazioni medievali del centro Italia) che segnava l’accesso ai piani superiori.