Buste
di Giuseppe Sanchioni
Pomeriggio di un giorno qualunque in un bar qualunque con gente qualunque che parla di qualunque argomento.
Piero: “Ciao Mario, il solito caffè macchiato?”
Mario: “Ciao Piero, sì il solito. Ti annuncio che mi vedrai ancora a lungo.”
“Perché hai fatto una visita medica di sana e robusta costituzione?”
“Di più: ho ricevuto la busta arancione e ora so che andrò in pensione dopo il 2050!”
“Ah, auguri. Beato chi c’ha un occhio nel 2050. Pensavo mandassero le buste solo a quelli vicini alla pensione e non pure a quelli che ci manca una vita…anche se io non ho versamenti e morirò sul bancone.”
“A Piero, tu non c’hai versamenti perché non hai mai fatto ‘no scontrino!”
“A Mario, anch’io devo campare…e comunque spero che continuerai a prendere il caffè da me fino ad allora.”
“Certo e sicuramente continuerò a prenderlo senza scontrino fino ad allora…”
Dal fondo del bar si udì la voce di Dario: “Ve lamentate sempre che volete annà in pensione ma ve danno poco. Che devo dì io che nun ce l’avrò mai la pensione che nun ho mai lavorato regolare? A Mario a te du’ sordi te li daranno magari fra trent’anni!”
Mario: “A Dario tu non hai mai lavorato regolare però prendi il bus e non lo paghi perché non fai il biglietto tanto nessuno controlla, c’hai casa e non la paghi perché l’hai occupata abusivamente e nessuno ti manda via…”
“Ma questi so’ ammortizzatori sociali pei poveracci come me!”
“Ci sarebbe da andare via da questo paese e lasciarvi tutti qui coi vostri ammortizzatori, ma sarebbe come ammettere che hanno vinto loro.”
“A Mario, ma loro chi? Se pe’ trovà lavoro pe’ te e tu’ moje hai preso tutte le tessere dell’arco parlamentare!”
Sul foglietto del calendario appeso sul bancone si poteva leggere la massima del giorno: chi è senza peccato scagli la prima pietra.