#144 - 11 gennaio 2016
AAAAA ATTENZIONE questo numero rester in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascer il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore gi in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore superer l'amore per il potere, sia avr la pace (J. Hendrix)
Teatro

Società per Attori in collaborazione con l'Associazione Culturale Formi4

Vita morte e miracoli

di Federica Fasciolo

Uno degli spettacoli di maggior successo della passata stagione teatrale, sarà in scena al Teatro della Cometa dal 14 al 31 gennaio: Vita, Morte e Miracoli.

La vita e la morte, viste dai palchi e dalla platea, fanno davvero ridere. È quello il miracolo.
Marco, un uomo intelligente e sarcastico, è deciso a non cedere al terrore del momento: il suo compagno Emanuele è in coma. Sua sorella Ilaria ha un passato tanto misterioso quanto evidentemente complicato da cui è uscita sposando Dario, uomo solido e semplice, privo della benché minima pericolosità. Soltanto quattro persone. Eppure verranno svelati molti segreti. Che li riguardano tutti. Che porteranno la commedia a una fine imprevista e imprevedibile.

Vita morte e miracoli

«Uno spettacolo che - dice il regista Riccardo Scarafoni - ancora prima di coinvolgere il pubblico, cattura chi lo recita. Un testo di Lorenzo Gioielli pieno di intensità. Gli avevamo chiesto di scrivere per noi una commedia. E’ andato oltre e ci ha cucito addosso un vestito che obbliga gli attori ad una grande responsabilità. E così, come regista ho chiesto loro di prendersi lo spettacolo sulle spalle, perché è su di loro che regge. Senza artifizi. Senza maschere. Al servizio di un racconto che credo possa emozionare».

«Il teatro è, per definizione, verosimiglianza. ‘Vita, Morte e Miracoli’, invece ha in sé la forza di una verità che non mi aspettavo - dice Lorenzo Gioielli - Merito degli attori che hanno messo nei personaggi non solo la loro storia personale ma anche la loro complicità, la loro amicizia, il loro affetto reciproco. Hanno dato al racconto più colori, più sfumature. Lo hanno reso straordinariamente cinematografico, pieno di pause e di silenzi che sono il concentrato, l’essenza dello spettacolo stesso. Orgogliosamente, posso dire che hanno fatto uno spettacolo più bello del testo».

Vita morte e miracoli

Marco (interpretato da Riccardo Scarafoni) è il dolore. Maniaco del controllo su tutti e su tutto è lui quello che si trova a perdere di più. Perde l’amore, perde il compagno, perde il controllo sulla vita. E, quindi, perde se stesso perché non gli rimane più nulla. Fa l’antiquario e non è un caso: la sua smania di controllo lo porta ad amare tutto ciò che è cristallizzato.

Dario (interpretato da Fabrizio Sabatucci) è la forza. E’ forte perché è buono e come tutte le persone buone, che fanno del loro meglio, non sale mai in cattedra per giudicare. Chi è lui per dare un giudizio? Ha un sincero amore per l’umanità, che accetta per quello che è. Non è mai il protagonista in una storia ma è sempre la spalla dell’eroe. Lui c’è. In modo semplice, perché, “è la vita che è semplice”.

Ilaria (interpretata da Veruska Rossi) è la paura. Lei è lì, ma provvisoriamente, perché c’è qualcosa là fuori che la chiama, che l’attrae. E’ aggrappata a Dario che, però, sa bene che può accoglierla ma non trattenerla. Lo sa perché già una volta è successo. Ilaria sa cosa significhi toccare il fondo e per questo ha paura di rispondere a quel richiamo, perché ha paura di perdere tutto quello che ha, ed è bello, è tanto.

Emanuele (interpretato da Francesco Venditti) è l’Amore. Quello con la maiuscola, quello che è puro sentimento, che deroga dalla sessualità. E’ fragile, è vulnerabile ha una percezione infantile dell’amore. Ama Marco con tutto se stesso e per questo è così dolorosamente attaccato alla vita. Ed è lui, dal suo osservatorio privilegiato sulla morte che chiede ‘tu a cosa sei disposto a credere’?.

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