#138 - 26 ottobre 2015
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterŕ in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerŕ il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore č giŕ  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore č la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererŕ  l'amore per il potere, sia avrŕ  la pace (J. Hendrix)
Humour (non sempre) per riflettere

Filosofia

di Giuseppe Sanchioni

Filosofia Italia, estate 2015. Il primo per il quale la situazione peggiorò drammaticamente fu proprio Aristofane. Quando seppe che c’erano da pagare dei diritti protestò: “A cosa servono i diritti? Forse per i testi? Potrei usare delle mie dispense.” Eh no! La segretaria disse che i diritti erano quelli per avere la licenza d’uso della parola “filosofia” che i Greci avevano registrato come marchio comunitario per dieci anni, come da normativa europea.
E così dicendo tirò fuori dal cassetto una circolare ministeriale di molte pagine, tutte firmate, datate e timbrate in cui in burocratese si diceva che “limitatamente ai corsi di filosofia si rendeva necessario regolarizzare l’utilizzo del marchio” versando una certa somma come royalties.
Naturalmente anche la circolare aveva allegata la sua brava ricevuta del versamento per aver usato la parola incriminata. Era anche una discreta somma visto che la parola compariva spesso nel testo. Comunque, dopo aver letto e riletto Aristofane non riusciva ancora a capire chi doveva pagare. “Con i tempi che corrono…ci siamo capiti” rispose la segretaria ad una sua precisa richiesta di chiarimento. “Roba da matti!” Fu l’unica cosa che riuscì a replicare il professore.

Era una sorta di congiura: i Greci con gli ultimi spiccioli rimasti dopo la Troika erano riusciti a registrare una parola da loro inventata al solo scopo di rovinargli la vita. Certo poteva sempre aspettare dieci anni e sperare che i Greci non rinnovassero la registrazione, ma sarebbe stato troppo tardi: chissĂ  forse sarebbe morto o, peggio, in pensione.
Aristofane si rese conto che se voleva fare il corso che aveva sognato per tutta la vita doveva augurarsi che nessuno si iscrivesse. Ma se nessuno si fosse iscritto avrebbero abolito il corso e lo avrebbero cacciato visto che era precario: bel problema.

Per non darsi per vinto, con i soldi che aveva messo da parte per le vacanze, decise di andare a Bruxelles per tentare qualcosa. Era pur sempre un viaggio all’estero, anche se per sopravvivenza e non per turismo! Rimbalzando fra i vari uffici interessati riuscì ad approfondire la questione e venne a sapere altre novità negative. Oltre la tassa iniziale, c’era una ulteriore tassa per ogni studente iscritto, quindi un nuovo balzello per ogni studente che sosteneva l’esame, che però poteva essere restituita nel caso lo studente fosse respinto, ma dietro presentazione di regolare domanda di rimborso in carta bollata.

Il professor Aristofane tornò da Bruxelles disperato. Era ad un passo dal traguardo e sembrava andare tutto in malora. Cercò nei suoi risparmi ma, dopo il viaggio, non si riusciva a racimolare che una piccola parte della cifra occorrente. Dando fondo ai contanti che aveva nascosti nel cassetto della scrivania per le emergenze, e quella era un’emergenza, acquistò un biglietto low-cost per Atene. Avrebbe cercato una transazione amichevole con il ministro competente greco spiegandogli la situazione. Era un mediterraneo, avevano secoli di storia in comune, una faccia una razza: era sicuro che avrebbe capito.
(3-continua)

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