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Parchi e Oasi dello Spirito

Monte Carpegna – Montefeltro

Santuario della
Madonna del Faggio

di Dante Fasciolo


In questo stesso numero di giornale, alla rubrica Alberi e animali, e alla rubrica Ambiente si parla del “Faggio”, l’albero più diffuso d’Italia. Ebbene, nel bel mezzo della faggeta, in una insenatura del vasto altipiano del Monte Carpegna, c’è un Santuario intitolato alla “Madonna del Faggio” annesso ad un eremo legato ad una leggenda che prede le mosse proprio da un’immagine della Madonna misteriosamente scolpita su di un faggio.

Tuttavia, pur nel pieno rispetto delle leggende, fiorenti nei nostri boschi, e tramandate di bocca in bocca, non si hanno informazioni precise circa la sua origine e il motivo che determinò una sentita devozione e venerazione della sacra statua scolpita su legno di faggio.

Le notizie più antiche, dedotte da alcuni Atti notarili del 1205, parlano di una chiesetta, detta "S. Maria della Cella in Monteboaggine", affidata ai Benedettini dell'Abbazia di S. Maria in Mutino, l'attuattuale Monastero di Piandimeleto.

   

Nel I 574, dagli Atti della Visita Pastorale di Mons. Girolamo Ragazzoni, risulta che l'Abbazia e le sue dipendenze erano passate al Clero secolare e che la suddetta "CeIla" del Monte Carpegna, riscuoteva un considerevole pellegrinaggio, tanto da autorizzare la celebrazione della S. Messa almeno una volta al mese e in tutte le festività Mariane. Già in quel periodo, come confermato dalla Visita del vescovo Sormani, vi abitavano, nei pressi, un Rettore, un converso e alcuni addetti.

Nel 1635 venne definitivamente affidata, assieme all'Abbazia del Mutino, al Capitolo Feretrano, che ne assicurò la custodia alla presenza di un Eremita.

La Chiesetta, dotata anche di alcuni beni, subì nel corso dei secoli modifiche e lavori di ampliamento, come la costruzione del Campanile e negli anni del I 950 la ristrutturazione dei vecchi locali adiacenti, con l'aggiunta di un portico che unisce l'ingresso della Chiesa a quello dell'Eremo.

In questi anni tutta la zona, prima sfruttata soprattutto dalla pastorizia è diventata ora meta di turismo, invernale: con l'installazione di due sciovie, ed estiva per ossigenazione.

Questo afflusso di turisti, che amano anche visitare e pregare dinanzi alla venerata Immagine, ha suscitato nuove esigenze sia pastorali che di ristrutturazione dei locali.

   

Così nel 1997, con l'apporto di numerosi benefattori, si iniziarono importanti restauri al Santuario e all'intero complesso dei locali per rendere, come vivamente voluto dal Vescovo Rabitti, il tutto -anche con decorosa recinzione - un luogo di rispettoso eremitaggio di raccoglimento e preghiera, che non può essere trasformato in sola area vacanziera.

Ciò ha portato anche ad un ampliamento della strada di accesso e dei piazzali, così da collegare l'Eremo al servizio di ristoro presente nelle vicinanze, ma sempre nel rispetto dell'area religiosa.

Attualmente il servizio religioso è assicurato dal Parroco della Parrocchia di Monteboaggine, nella cui giurisdizione è inserito lo stesso Santuario.

La festa più grande, che vede un afflusso rilevante di pellegrini, si celebra la domenica dopo l'Assunzione, come da antichissima consuetudine.

Il Santuario è pronto nella sua rinnovata bellezza per essere valorizzato dai pellegrini che vogliono recarvisi a pregare, a meditare, a confessarsi, a ritrovare il silenzio e il raccoglimento.

Dinnanzi al Santuario è stata posta una pregevole "Via Crucis" opera dello Scultore Paolo Soro, cosi da costituire una ideale via di meditazione e di accesso alla chiesa.

Nel Santuario poi sono stati posti sei pregevoli affreschi opera del Pittore Max Radicioni che illustrano i fatti principali della vita di Maria SS.ma.

Adiacente al Santuario c'è l'Eremo vero e proprio: cioè alcune stanze per chi vuole ritirarsi in preghiera, usufruendo dei locali predisposti allo scopo.

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)