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Cultura e societÀ

Politica?
Facciamo il punto

di Giancarlo Salvoldi


Il crollo del muro di Berlino e la caduta delle ideologie del XX secolo hanno spazzato via i partiti della prima repubblica che chiedevano il consenso in nome del  bene comune, mettendosi in un’ottica comunitaria e preoccupandosi delle generazioni future.

Se ieri il bene comune era il pane, oggi che abbiamo anche il companatico il bene comune si chiama speranza nella verità, e manca sia ai ricchi che ai poveri.

I nuovi partiti non hanno la forza della partecipazione popolare, sono sfasciati e faticano persino a prendere il consenso, che è diventato il loro obiettivo prioritario. Nei decenni scorsi i diversi partiti hanno garantito ciascuno le proprie aree di riferimento, e questo è normale, ma ad un certo punto i gruppi di pressione, le lobbies e  le corporazioni hanno dato luogo ad un sistema rigido al quale i partiti non hanno saputo sottrarsi, temendo le scelte impopolari.

Si è stabilita una sorta di voto di scambio che ha retto finché c’erano sviluppo e risorse per i governi, che da un certo punto in poi hanno cominciato ad erodere il patrimonio delle generazioni future. Poi la crisi finanziaria ed economica, l’irrompere della globalizzazione, i vincoli europei, tasse e burocrazia, hanno devastato i settori produttivi italiani ed il meccanismo si è inceppato, al punto che ora è difficile individuare tanto le vie per il bene comune  quanto quelle per il consenso.

Molti uomini politici si sono mostrati non all’altezza della situazione o addirittura corrotti, e la politica suscita più rifiuto che passioni.

Sembra tutto impigliato in una rete inestricabile, eppure non si può partire altro che dalla riconquista della credibilità e dal consenso, che però chiedono di avere alla base la verità e la proposta di prospettive. Tali prospettive non possono essere limitate ad uno sviluppo economico, che peraltro presenta una sostenibilità difficile, ma devono essere di un cambiamento radicale, che riguarda il nuovo profilo antropologico che occorre delineare.

E’ la speranza il terreno su cui la politica deve osare porsi per essere costruttiva, e su questo può chiedere il consenso, che però è solo il mezzo, e non il fine.

         

I partiti devono rifondarsi, devono cioè rifondare la cultura politica sulla base di un’etica condivisa, della partecipazione gratuita, del senso civico, dell’assunzione di responsabilità, del superamento dell’emergenza educativa, della consapevolezza che la repubblica è fondata sul lavoro, del merito al posto della raccomandazione, della fine dei privilegi dei politici, dei boiardi di Stato e regionali, dei magistrati, dei giornalisti miliardari.

Ma fino al dicembre scorso i dibattiti politici televisivi trasudavano un’aggressività insopportabile, a volte sotto forma di finta comicità, che ha invelenito molti, pervaso le relazioni interpersonali e guastato i rapporti sociali: i fanatici del berlusconismo e quelli dell’antiberlusconismo si sono divertiti, ma a spese del Paese.

L’atteggiamento bellico, e quindi antidemocratico, è la tara che corrode la cultura politica da Machiavelli a Robespierre, da Hitler e Mussolini a Stalin.

Il nazi-fascismo ha fatto strage prima di libertà, di verità e di speranza, e dopo ha fatto strage di ebrei, di disabili e di partigiani.

Ma la cultura politica italiana, bellica e faziosa in gran parte delle sue componenti, non ha ancora risolto i nodi del Risorgimento , come il rapporto tra Stato e Chiesa, i nodi della Resistenza, come le Foibe e la strage del Porzùs (dove i partigiani della formazione comunista hanno giustiziato con un colpo alla nuca il fratello di  Pier Paolo Pasolini, un partigiano di soli venti anni, colpevole di appartenere ad altra formazione), non ha risolto nemmeno i nodi degli “anni di piombo”.

I partiti politici italiani sono tanto supponenti quanto impotenti: sciorinano grandi principi con argomentazioni sottili, ma lasciano marcire le riforme nella palude.

Ci sarà un perchè se: Forza Italia perde sei milioni di voti; la Lega si dimezza; Idv scompare sotto gli scandali che un tempo denunciava; i Verdi sono evaporati insieme alle loro bugie terroristiche sui “cambiamenti climatici causati solo dall’uomo”; i Radicali pagano l’ideologia del libertinismo; Scelta civica si divide; Sel è al lumicino; le primarie hanno evidenziato un  Pd con una dirigenza burocratica scollata dal suo stesso elettorato; il Movimento 5 stelle ha un livello di scontro tanto violento che ha dovuto rinunciare a presentarsi alle elezioni in Sardegna.

La risposta è che la verità è il grande assente dalla scena politica, perchè si è posto al di sopra di tutto l’interesse politico, con le conseguenze che si vedono: gli stessi giornalisti se non stanno rigorosamente nel solco del “politicamente corretto”, che ha soppiantato la verità, perdono di fatto il lavoro.

Caliamoci nella realtà del tempo presente, nel tema della riforma elettorale: tutti i partiti hanno detto ogni male del “porcellum”, ma tutti se lo sono tenuto stretto, perchè nei fatti ne hanno avuto in regalo, sia gli uni che gli altri, cento deputati alla Camera.

O ancora sul tema della preferenza (dove il mio lavoro in Parlamento è stato determinante per passare da quattro preferenze ad una sola), l’elettorato è messo in confusione perchè è difficile capire le posizioni diverse dei diversi partiti che non presentano con oggettività le varie opzioni.

Poi accade perfino che lo stesso partito, per mutate convenienze politiche, prima dice che occorre la preferenza in quanto squisitamente democratica, poi la rifiuta perchè le mafie ne fanno strame (è una verità che ho dimostrato alla Camera nella relazione che mi è costata il rischio della vita in Campania), e poi la recupera di nuovo per non avere un Parlamento di nominati: sarebbe meglio dire tutti i pro e i contro e spiegare i limiti inevitabili, senza usare ogni argomento come clava contro il “nemico”.

   

Mentre la parabola di Berlusconi sta concludendosi, è arrivato Matteo Renzi che, anche per la sua  fede, prova a dare all’Italia un po’ di speranza, come dimostra il fatto che è stato votato in massa proprio dal cuore delle regioni tradizionalmente rosse, che si sono decise a voltare pagina.

Con questo voglio dire che la politica ha bisogno di imparare a  dire la verità “papale-papale” come direbbero a Roma, e imparare a “darsi pace” se vuole riuscire ad essere costruttiva.

Io, che sono sempre stato convinto che impegno personale e impegno politico siano indisgiungibili, osservo che nel mondo attuale milioni di persone hanno fatto una scelta e hanno cominciato a fare politica in modo nuovo, attraverso comportamenti personali nuovi, stili di vita nuovi, aggregazioni su temi limitati ma ben mirati e con contenuti di forte cambiamento.

E’ evidente che le nuove generazioni hanno preso atto del fallimento delle rivoluzioni novecentesche e hanno coscienza che il livello del cambiamento vero è  quello che parte dalle persone e poi produce quello delle strutture: hanno scoperto il principio della metanoia e della conversione personale, e quindi sono sulla buona strada.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)