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Fotografia

Spazio Ducrot – Roma

Monica Bulaj in Nur–Luce

Afghanistan ed oltre lungo l’intenso itinerario fotografico


   

S’intitola Nur, luce, il volume che la scrittrice, documentarista e fotografa Monika Bulaj — polacca d’origine ma italiana d’adozione — dedica all’Afghanistan come contrappunto al buio di un Paese oscurato da un conflitto infinito. Perché è di un’altra realtà che vuole parlare, ovvero dell’Afghanistan nascosto, quello che non si vede in televisione.

Uno spicchio di questo paese à esposto a Roma, allo spazio Ducrot fino al 30 aprile.

   

L’intento dell’autrice – scrive Gaetano Vallin - è di far luce sui luoghi che stanno dietro la tragica cortina di fuoco e di sangue. E lo fa attraverso il racconto scritto e ancor più con le immagini, foto in cui la guerra non si vede direttamente, ma se ne coglie il riflesso da un filo di fumo all’orizzonte, o dalle profonde cicatrici che solcano visi e arti permanentemente offesi.

   

Nur. La luce nascosta dell’Afghanistan - edito da Mondadori-Elettra - è il resoconto di un viaggio solitario durato due anni, dal 2009 al 2010, effettuato a bordo di bus, taxi, cavalli, camion, a dorso di yak, dividendo con gli afghani cibo, sonno, fatica, fame, freddo, sorrisi e paura. Armata solo di un taccuino e di una macchina fotografica, una Leica - oggetti discreti, adatti a favorire l’intimità di un incontro, di una confidenza - Bulaj è andata da Balkh a Panjshir, da Samanghan a Herat, da Kabul a Jalalabad, da Badakshan a Pamir Khord, fino a Khost wa Firing: un percorso lungo e pericoloso, dal confine iraniano a quello cinese sulle nevi del Wakhan, con il rischio continuo di imbattersi in banditi, seguendo la complessa geografia della sicurezza ormai tristemente nota a tutti gli afghani.

   

L’itinerario fotografico della Bulaj non si arresta certo in Afghanistan; fotografa, giornalista, scrittrice di viaggio, documentarista, ha a lungo lavorato sui confini delle fedi, popoli nomadi e diseredati. Nata in Polonia dove ha studiato filologia polacca all'Università di Varsavia e ha anche frequentato corsi di antropologia, storia, biblistica e filosofia. Dal 1993 vive in Italia. Fino al 2002 è stata attrice e regista teatrale e ha dedicato parte del suo lavoro all'insegnamento in campo teatrale. Nel 1985 ha cominciato a fare le sue prime ricerche in Polonia sulle minoranze etniche e religiose e in particolare sui Lemki, la memoria ebraica e gli zingari. Poi ha spostato il suo campo di ricerca nell'Europa orientale, nel Caucaso, in Medio Oriente, in Africa settentrionale, altipiano iranico, Asia centrale, Russia europea., e ancora India, Iran, Cuba… Dal 2002 pubblica, su diversi quotidiani e magazine italiani e stranieri, reportage di testo e fotografie sui confini delle fedi, i popoli nomadi, i diritti e le condizioni sociali degli strati più deboli dei Paesi in cui viaggia.

   

Tra gli altri ha pubblicato su Courrier International, East, Gazeta Wyborcza, Geo, Il Corriere della Sera, Internazionale, National Geographic, La Repubblica. Dal 2001 ha cominciato a esporre i suoi lavori fotografici in decine di mostre personali in Italia, Germania, Francia, Egitto, Bulgaria, Ungheria e in alcune collettive negli Stati Uniti, in Polonia, Brasile e Italia. Il suo primo libro, Libya Felix, è uscito nel 2002 per i tipi di Bruno Mondadori. Tiene conferenze e seminari sul reportage in Italia e all'estero. Ha scritto sceneggiature per i documentari, tra cui per il film "Romani Rat" (2002) di M. Orlandi,  sull’olocausto dei Rom, realizzato con il contributo di Shoah Visual History Foundation. Regista, fotografa e sceneggiatrice del film documentario “Figli di Noè” (2006, produttore: Lab80_film). Nel 2013 ha scritto e interpretato in diversi spazi pubblici "NUR. Appunti afghani. Performing reportage: immagini, racconti, film, suoni" per la regia teatrale di Daria Anfelli.

Monika Bulaj: In ogni lavoro, maestria, gusto e raffinatezza, cuore… come evidenziano le foto che pubblichiamo.

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)