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Piccoli grandi musei italiani

Roma

Museo della
Camera storica

di Alessandro Gentili

"Celare Roma ai romani", questa pare essere, talvolta, l'impressione inderogabile che sugli empi cammini il viandante o il forestiero o il pellegrino o il volgare turista si trova a portata di mano e di piede. Costruita sul sangue degli Apostoli e dei Martiri, Roma si nasconde a sè stessa, globalizzando e mortificando i suoi tesori con tale cura da chiedersi se, per una volta tanto, davvero valga la pena di "celare" anzichè "mostrare".

Delle confraternite che assiepavano le strade di Roma, soprattutto nel XV e XVI secolo, ha scritto righe stupende Cristina Campo ricordando " le lunghe processioni di confraternite, che tante stampe attraversano, fornivano con suprema sapienza queste maschere sacre: note di flauto che era libero di seguire l'artigiano, consacrando le ore delle sue mani o la carità delle sue notti a un santo o a un mistero, non meno del principe protettore di arti e fondatore di opere....di tali confraternite, fino ai genocidi culturali di Napoleone, sembra che ce ne fossero nella sola città di Roma più di cinquecento. Era dunque l'intero popolo a partecipare di quella vita così spiritualmente avventurosa....rimangono le loro chiese, tra le bellissime della città, e libri e quadri e insegne che ancora parlano il linguaggio dell'estasi".

   

In via di San Giovanni Decollato al numero civico 22, nel rione Ripa, presso la Chiesa di San Giovanni Decollato, è impossibile vedere il Museo della Camera Storica (lesionata dallo scoppio del Velabro nella notte tra il 27 e 28 luglio 1993-auto bomba parcheggiata) se non un giorno speciale (pare il 24 giugno ma è tutto da verificare). Pare impossibile che in quest'era di desolazione si ci possa sottrarre al gioco delle circostanze. Qui pare possibile. Occorre telefonare per sapere se è quello il giorno e altre informazioni non se ne danno. Qui è celato perfino il nome di chi risponde al telefono e ai tentativi di scoprire il mistero, risuona un'arcana risata che rimanda all'ennesimo gioco delle domande senza risposta.

   

La confraternita che fondò il museo e raccolse i materiali ivi esposti nacque nel 1488 tramite qualche devoto originario di Firenze. Delle guide del museo affermano falsamente che nel museo vi sono degli oggetti personali di Giordano Bruno tra cui il mantello, ma questo non può essere vero dato che il martire fu condannato ed arso al rogo con tale vestito a Campo dei Fiori. Tuttavia tra i condannati che furono assistiti dalla confraternita vi è Beatrice Cenci di cui è esposto nel museo un inginocchiatoio. Il museo è composto da ossa di giustiziati mediante decapitazione ed impiccagione disposte nel pavimento (tali ossa vengono benedette tramite una solenne processione a lume di fiaccole dei membri della confraternita il 24 giugno di ogni anno), funi usate per l'impiccagione, ceste atte a porre le teste dei decapitati, registri di nomi dei condannati a morte, una barella usata per trasportare i corpi dei condannati a morte alla loro sepoltura nonché il vestito che veniva fatto indossare dal condannato il giorno dell'esecuzione. Attualmente la Chiesa è in restauro. Fino alla fine degli anni cinquanta, la vita romana dei vecchi quartieri era ancora piena degli echi sublimi delle confraternite.

La storia non aiuta a vivere se non in virtù della ricerca. Nella storia, come nel rapporto tra persone, tutto muore non appena sboccia l'assillo della precisione, dell'identificazione, della certezza. E' tutto vero ciò che si dice dei reperti qui raccolti? O non è appunto questo folklore, queste dicerie, questi racconti che si perdono tra miti e leggende, che tramandano e confermano la secolare storia di Roma che si rifiuta di mostrare "tutto" com'è di moda oggi tra camere da letto messe in strada sotto gli occhi di tutti?

Il ventinove giugno il racconto prosegue (forse).


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)