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Teatro

Le maschere – dei Conciatori – Vascello - Tordinona

Vitalità del teatro a Roma

di Giada Gentili

Si comincia con uno spettacolo che si ispira ad un personaggio di grande spessore – c’è una grande mostra sulla sua arte a Roma – la pittrice Frida Kahlo.

Lo mette in scena la Compagnia Verbavolant al teatro Le maschere nei gironi 24 e 25 maggio.

‘Io non ho odiato il dolore, eppure contro di lui ho lottato, ho combattuto, ho vinto e ho perso battaglie quotidiane. Ma è la stanchezza ad aver vinto la guerra […] Eppure avevo voglia di vivere. Stanca e disperata, ho persino ripreso a dipingere... ! viva la vida!’ E quando un grido così forte, così visceralmente vitale, si alza da chi ha il corpo martorizzato e l’anima distrutta, da chi è riuscito ad imprimere sulla tela un universo di emozioni che ti colpiscono come un pugno dritto in faccia, da chi è stato più forte del dolore, della sofferenza, delle paure, delle convenzioni sociali, delle regole e dell’amore; da chi, nonostante tutto e tutti, è riuscita ad essere quello che tutti vorremo essere, ovvero se stessi. Ecco, di fronte ad un’anima così, non si può far altro che rimanerne incantati ed innamorarsene. E quell’anima è quella di Frida, di Frida Kahlo.

Verbavolant, prima scuola a Roma d’Improvvisazione teatrale, è orgogliosa di presentare ‘Mi vida’ spettacolo di teatro sperimentale ispirato alla grandissima pittrice messicana. Una donna che ha trasformato il dolore in arte, che ha trasgredito a quello che viene imposto, ossia che la malattia sia morte, che la sofferenza sia immobilità, che l’amore sia soltanto in un modo. Frida ha amato, amato la sua terra, amato Diego, il suo compagno di vita, amato altre donne, amato la sua famiglia, amato la pittura, amato la politica, amato, soprattutto, totalmente, la vita. Nonostante essa non le abbia fatto nessuno sconto.



Il colore e' una variabile dell’infinito
Teatro dell'Arte CRT, Milano
Varieta' teatrale e musicale
di Roberta Torre
Il colore e' una variabile dell'infinito - replicava l'ingegnere Pier Luigi Torre cinquant'anni fa a chi sosteneva fosse impossibile creare una rosa blu. La rosa blu, l'ibrido tanto sognato e cercato, sboccio' davvero nei giardini della sua villa di Stresa e oggi, a distanza di mezzo secolo, Roberta Torre, regista di cinema e teatro ripercorre la vicenda umana ed emozionante di suo nonno. Prende vita cosi' uno spettacolo dove Paolo Rossi e' Pier Luigi Torre: "chi se non lui, con la sua attitudine geniale e anarchica, poteva interpretare il protagonista di questa storia, l'inventore della Lambretta, icona del design italiano?"

Con la regia di Alessandro Cassoni gli attori porteranno sul palco non soltanto la storia di Frida Kahlo, ma specialmente le emozioni e le suggestioni che i suoi quadri e la sua vita esprimono ed ispirano, lasciandosi contaminare dal suo vissuto. Uno spettacolo che vuole raggiungere il cuore dello spettatore, trascinarlo nei tumulti di un’anima enorme vissuta dentro un corpo fragile, affascinarlo con i colori della pittura, farlo sognare con le sensazioni più vivide dell’amore e metterlo a nudo di fronte al dolore. Perché Frida c’è in ogni essere che sanguina e non piange, ma grida al cielo ‘Viva la Vida!’.Info : cinziazadro@gmail.com

   

Di tutt’altro disagio parla la rappresentazione de “Il grande Flebosky” tratto dal libro Storie di ordinaria corsia di Fabrizio Blini, in scena al Teatro dei Conciatori fino al 25 maggio per la regia di Gigi Piola, e un l’interpretazione di Nicola Pistoia.

Questo spettacolo non punta l’indice contro il sistema sanitario e non vuole aggiungere l’ennesima denuncia a un faldone già straripante di lamentele. Si sa che molti ospedali italiani non versano in buone condizioni e ogni tanto alcuni sono dichiarati fuorilegge, ma l’intenzione non è gridare allo scandalo e fare demagogia. Il piano concettuale è diverso, è più profondo.

Questa rappresentazione non tratta gli ospedali nella loro realtà sostanziale ma in quella essenziale; non vuole evidenziare le deficienze di singole strutture ma provare a spiegare i problemi che qualsiasi ospedale causa inevitabilmente in quanto ospedale, a prescindere dalla sua efficienza. Non è un problema di funzionamento del sistema ma della sua concezione, è come se si ricercassero le origini socioculturale della malasanità. Il tema non riguarda l’operato degli ospedali ma la loro idea.

Statisticamente, la percentuale di persone che hanno subìto almeno un ricovero è davvero molto alta, ma il punto non è definire quanti siano i ricoverati, il problema è che le persone - qualunque sia il numero - non sono affatto preparate all’evento e non sanno a cosa stanno andando incontro.

La malattia è solo la punta dell’iceberg e chi sta male... ci sta seduto sopra. L’argomento è serio e questa pièce vorrebbe essere un antidoto contro la tristezza. In poche parole: come trasformare uno spiacevole ricovero in un utile soggiorno. Info: mayaamenduni@gmail.com

“Chi è Generoso presta anche il nome”, con questo titolo siamo nel pieno del teatro non-sense. Interprete Marco Ferrari che ne è anche autore, al teatro Vascello 24/25 maggio.Non ha trama né spartito, il filo logico è determinato dall'eclettismo e dalla caleidoscopica preparazione di Marco Ferrari, un artista completo e senza dubbio un ottimo imitatore, un bravissimo show-man, un eccellente scrittore, un grandissimo mago, un incredibile attore, un impareggiabile tutor, un precisissimo dizionario…basta così.

Dimostra le sue molteplici capacità attraverso Non-Sense e giochi di parole, surrealismo ed iperrealismo, grammelot e follia, bastone e carota, Dolce e Gabbana.

Chi è Generoso presta anche il nome proprio è di sicuro uno spettacolo comico, soprattutto se lo si accosta alla Medea di Euripide e allo Zecchino d'oro, uno spettacolo che anche nella sua profonda indisciplina non lascia mai nulla al caos ... uno spettacolo che se sapesse parlare potrebbe benissimo dire la sua.

   

Dal Non-Sense al “Il Dolce Mondo Vuoto” il passo è breve. Si tratta di un monologo teatrale dove si narra dei problemi dell'uomo invisibile e alcune strane vicende che successero durante i mondiali dell'82.Uno spettacolo scritto e diretto da Francesca Staasch che ne ha curato anche tutto l'impianto di video-proiezioni.

Interpretato da Lino Guanciale e la colonna sonora realizzata da Toni Virgillito, questo lavoro vuole porre delle domande: Avete mai voluto essere invisibili? Vi siete mai domandati di cosa muoiano gli animali selvatici? Avete mai pensato a come sarebbe andata la semifinale di coppa del mondo Italia-Polonia del 1982 se Boniek non si fosse fatto squalificare?

Ecco, in scena un uomo col dono dell'invisibilità e un bambino che cerca di rimettere a posto i pezzi dell’ultima estate della sua infanzia. In un unico corpo si anima una storia così assurda che forse è proprio vera. Siamo all'inizio degli anni 80 e dentro le dinamiche di una strana famiglia. Ma siamo anche al di fuori del tempo e dello spazio, nei luoghi dove solo l'uomo invisibile può addentrarsi.

Teatro Td IX Tordinona - 23, 24, 25, 30, 31 maggio e 1 giugno.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)