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Editoriale

Così oggi prego

di Dante Fasciolo

Lentamente qualcosa cambia: vecchi e nuovi volti
si affacciano alla politica – L’Europa banco di prova
Ho paura che le grida sguaiate,le offese e le ingiurie, i populismi
E i proclami vuoti d’idee producano danni irreparabili.
Ho vergogna per tutto questo e prego
perché la politica provi anch’essa un po’ di vergogna.
Prego perché sappiano i vecchi e i nuovi chiamati a decidere le sorti dei cittadini,
che la loro strada sarà molto più facile se percorsa con onestà,
perché la loro verità sia il più vicina possibile alla verità vera.
Prego perché rimangano coi in piedi per terra nelle decisioni,
ma non lascino cadere dalle loro tasche i sogni che nutrono per il futuro.
Se la politica è l’arte del possibile come usa dire,
prego perché non scendano a compromessi con la loro etica e la loro coscienza.
Prego perché non dimentichino che la politica
nella maggior parte dei casi puzza
di sopraffazione, sospetto, inganno… puzza di furto.
Prego perché ricordino che il loro fango
può offuscare il lavoro di milioni di uomini anonimi
che studiano lavorano e faticano per dare un senso alla loro vita
a viso aperto e con le mani pulite.
Prego perché sappiano affrontare con coraggio il compito che li aspetta
e con altrettanto coraggio sappiano tirarsi indietro se reputano in coscienza
di non esserne all’altezza o di non meritare l’onore che oggi diamo loro
di rappresentarci e di guidare lungo i sentieri di un futuro
che abbia significato e capacità di assicurare dignità a ciascuno.
Per questo, oggi, prego.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)