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Alberi Monumentali e animali

Magliano in Toscana (Grosseto)

L0livo della strega

di Federica Fasciolo




Arvicola comune
o rossastra

Clethrionomys glareolus

Sempre indaffarata, guardinga verso i predatori, molto diffusa e poco visibile, vive tra le siepi e nel sottobosco: è l’Arvicola Rossastra.
Roditore poco esigente si nutre di frutti di rovo, frutta e nocciole, gemme e foglie…raramente di insetti e vermi. Lungo sui 10 cm. 20-25 grammi il suo peso.
Il suo nido è scavato nella terra ed è rivestito di foglie. Emette sguittii acuti e digrigna i denti.
La riproduzione avviene più volte da marzo a ottobre: in media nascono 4 piccoli che si rendono autonomi dopo sole 3 settimane.
In Italia è presente su tutto il territorio – pianura e colline - tranne la Sicilia la Sardegna e parte della Puglia meridionale più estrema.
Non facile distinguere le specie di Arvicola, ma può aiutarci molto il manto che varia anche con l’età: da grigio si trasforma in bruno-rossiccio nella specie rossastra, oppure in bruno-grigiastra nella specie comune. Anche la conformazione dei denti varia un po’…ma è materia per scienziati.
I suoi nemici sono tra gli uccelli, volpi ed altri animali carnivori…ma l’arvicola sa ben difendere la sua pelle, in specie le donne che sono tenaci difensori del territorio.

Ci troviamo a Magliano in Toscana, appena fuori dalle mura del paese. Dietro la quattrocentesca chiesa della Santissima Annunziata si trova un uliveto con piante, di tipo olea europea, molto antiche. Nell'uliveto si trova l'incredibile "Olivo della Strega", censito tra gli Alberi Monumentali della Toscana, la cui età stimata è di oltre tremilacinquecento anni: questo colloca questa pianta tra i più vecchi olivi conosciuti al mondo, ancor più vecchio di quelli dell'orto del Getzemani, la cui età è stata stimata sui tremila anni.

La pianta presenta un enorme tronco, che ha una circonferenza alla base di otto metri e mezzo: non è molto alto, non arrivando a dieci metri, soprattutto se si considera che esistono olivi che raggiungono anche i venti metri. Il fusto è composto da una massa allungata di legno dall'aspetto contorto e tormentato, che sembra quasi una roccia o una curiosa scultura. La parte viva della pianta si trova rivolta a sud. In pratica nel corso dei secoli le parti più antiche sono morte e sono state sostituite da altre più giovani, così che l'ulivo è come migrato verso il sole, verso la luce, lascando a nord le parti morte del tronco.

Su questo patriarca arboreo millenario si raccontano tante leggende e fatti di cronaca. Del passato recente si racconta che un lunedì di Pasqua la pianta riuscì ad ospitare sotto i suoi rami tutta la filarmonica del paese di Magliano, composta da ben quaranta elementi, che si esibì di fronte alla popolazione. Oggi questo ulivo è privo di buona parte dei rami, ma è ancora in vita, anche se una esibizione come quella narrata sarebbe impossibile.

   

Il nome di "Olivo della Strega" vede questo albero protagonista di una serie di leggende che si rifanno agli albori del cristianesimo, quando attorno alla pianta venivano celebrate feste campestri in onore delle divinità silvane ancora venerate dai pagani. Altri racconti fanno risalire il nome al Medioevo, asserendo che sotto l'olivo di Magliano avveniva la riunione di tutte le streghe della Maremma. La festa, alla quale partecipavano anche fauni e centauri, per tradizione si svolgeva la notte di San Giovanni, tra il 23 e il 24 giugno, data che è tradizionalmente legata ai riti pagani del Solstizio d'estate.

   

La leggenda più diffusa narra di una strega che ogni venerdì, durante i suoi riti sabbatici, danzava intorno all’albero, costringendo così la pianta a contorcersi fino ad assumere le forme attuali. Al termine del rito la strega si trasformava in un enorme gatto dagli occhi infuocati e rimaneva a vegliare l’albero tutta la notte. Altre versioni della storia narrano dell'albero che raddoppiava le dimensioni e via fantasticando. Addirittura altri racconti popolari riportano che nello stesso uliveto esisteva un'altra pianta che, grazie ad un miracolo, produceva fagioli, o fave, invece delle olive.

Al di là delle storie di streghe, è emozionante trovarsi al cospetto di questo albero millenario circondato da altri vecchi ulivi, tra i quali è riconoscibile, oltre che per le dimensioni, anche per una recinzione che lo protegge dai numerosi visitatori, alcuni dei quali avevano il vandalico vizio di asportarne qualche rametto come ricordo della vista.


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