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Costume e societÀ

Pink Floyd, Aerosmith,
Rolling Stones: e oggi,
chi salverà la musica?

di Giada Gentili


   

La notizia del nuovo disco dei Pink Floyd ha letteralmente mandato in fibrillazione i fan. E non parlo solo di chi i Pink Floyd li ha vissuti, visti (beato lui) e compresi appieno perché, magari, della stessa generazione. Ha fatto impazzire anche le nuove generazioni che potranno crogiolarsi nella consapevolezza di “Aver comprato l’ultimo disco dei Pink Floyd l’anno che uscì”. Poi c’è stato il concerto dei Rolling Stones a Roma definito “L’evento dell’anno”, e il più giovane sul palco poteva dire di aver visto tirar sù le piramidi. E ancora gli Aerosmith a Milano, ma anche il nostrano Vasco Rossi (che con i suoi 62 anni può vantarsi di essere il “meno relitto” tra i cantanti citati, il che la dice lunga): tutti questi artisti hanno costruito la storia della musica, con le dovute distinzioni ovvio e hanno ancora un largo seguito di giovani. E quando scrivo “giovani” non intendo mica i 30enni, con buona pace dei 30enni ai quali mi unirò tra poco, intendo i ragazzini, gli adolescenti, che hanno risparmiato, pregato implorando i genitori di farli andare ai concerti, perché “Quando rivedrò Mick Jagger dal vivo?”

   

Il primo spunto per la mia riflessione è il fatto che tutti questi artisti, che potrebbero starsene nella loro isoletta privata sperduta nell’Oceano a bere mojito e farsi il bagno tutto il giorno, decidono imperterriti di non abbandonare il palco. I motivi sono certo l’amore per la musica, un po’ di giusto narcisismo, il divertimento e un po’ anche la goduria nel mostrare ai Coldplay, Pharrell o il cantante “hit” del momento che loro, quando e come vogliono, li fanno diventare tutti dei piccoli brasiliani in mano ai tedeschi. C’è da aggiungere poi che loro, i mostri sacri della musica mondiale (quindi alludo alle band straniere) hanno sempre qualcosa da dire e se qualcosa non è “nuovo” comunque lo dicono meglio degli altri. Insomma Roger Waters durante The Wall si è scagliato contro i governi capitalisti, avete mai visto fare lo stesso da Britney Spears?

   

Il secondo spunt(in)o è il pubblico. Considerazione piccola, ma che ho toccato con mano. La sera dei sopracitati concerti, dell’annuncio del nuovo disco dei Pink Floyd avevo la bacheca Facebook intasata da queste notizie. Adolescenti (amici di mia sorella sedicenne), ragazzi, studenti che pubblicavano foto, stati personali e selfie con poster improbabilmente vecchi (magari dei genitori) per condividere al loro felicità con il web. La questione è: “Come loro nessuno mai” o che oggi nessun divo del pop-rock (mettiamo da parte l’Indie che viene ascoltato da chi sperimenta e ricerca con costanza e non da chi si limita a mettere “Play” alla radio) si fa portabandiera dei problemi sociali? Nel caso dei live hanno giocato tre fattori: il “dovevo esserci per forza”- “non mi ricapiterà più” e “stiamo parlando degli Aerosmith mica dei Cugini di Campagna”. La domanda che alla fine mi sorge spontanea è vecchia come Mick Jagger, se pure gli individui nati negli anni ’90 cercano, vogliono e pretendono la musica degli anni ’70, chi salverà la musica (degli anni 2000)?


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)