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Piccoli grandi musei italiani

“una cosa bella è una gioia per sempre” John Keats

Pieve di Santo Stefano – Arezzo

Museo dei diari

di Alessandro Gentili

Dal 1984 il Comune di Pieve Santo Stefano, quasi al confine tra Toscana, Umbria e Romagna, ha innalzato ai quattro punti cardinali del suo perimetro, sulle strade che vi accedono, un cartello giallo sotto quello della toponomastica ufficiale: "Città del diario". La cittadina ospita infatti nella sede del municipio, un archivio pubblico, che raccoglie scritti di gente comune in cui si riflette, in varie forme, la vita di tutti e la storia d’Italia: sono diari, epistolari, memorie autobiografiche.

   

Quarant’anni dopo la fine della guerra, in un’ala di questo edificio, è sorta una casa della memoria: una sede pubblica per conservare scritti di memorie private.

L’iniziativa ha attirato l’attenzione di studiosi e giornalisti anche fuori dall’Italia.

L’Archivio, ideato e fondato da Saverio Tutino, serve non solo a conservare, come un museo, brani di scrittura popolare: vuole far fruttare in vario modo la ricchezza che in esso viene depositata. Per cominciare si è avuta l’idea di incentivare l’afflusso con un concorso, il Premio Pieve. Appena pubblicato su alcuni giornali un piccolo avviso, in poche settimane sono arrivati più di cento testi e raccolte di lettere. Adesso nella sua sede l’Archivio ne conserva più di 6500.  Uno di questi è la memoria contadina di Clelia Marchi, scritta su un Lenzuolo matrimoniale.

Nel 1991, su iniziativa del Comune di Pieve Santo Stefano, nasce la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale, divenuta poi una Onlus e riconosciuta con Decreto Ministeriale il 7/6/2000. Dal settembre 1998 con cadenza semestrale viene pubblicata la rivista Primapersona, una delle molte iniziative editoriali promosse dall'Archivio.

Nel 2001 le memorie e i diari dell'Archivio di Pieve incontrano il cinema e nasce l'iniziativa I Diari della Sacher. Nel 2011 l'Archivio produce uno spettacolo teatrale, Il paese dei diari scritto e diretto da Mario Perrotta. Dal 2009 il patrimonio documentario dell'Archivio di Pieve Santo Stefano è nel Codice dei Beni Culturali dello Stato.

   

Ci sono molti motivi per andare a Pieve Santo Stefano e visitare l'Archivio dei diari.

In genere le categorie di persone che visitano questa istituzione culturale lo fanno:

  • per turismo 
  • per partecipare all'annuale manifestazione di settembre del premio dei diari 
  • perché hanno un diario da depositare
  • perché stanno cercando memorie a fini di studio  per stimoli professionali (scrittori, sceneggiatori, registi, giornalisti...)

Chi viene all'Archivio e passa un po' di tempo in mezzo alle storie che qui sono conservate a migliaia, ha la sensazione di toccare con mano la Storia attraverso le voci di tante minute esperienze,  che hanno trovato rifugio e cittadinanza a Pieve Santo Stefano. Piace ricordare che questi "nuovi cittadini" sono più del doppio degli abitanti di Pieve. Se si decide di venire all'Archivio o al premio dei diari, l'ideale è prendersi un po' di tempo, sostare, assaporare il luogo e le storie, permettersi di approfondire gli incontri. Il lembo di Toscana dove ha sede l'Archivio è un luogo pieno di verde, tranquillo, rilassante, dal sapore antico. E se Pieve ha un'architettura completamente sconvolta dalla guerra, perché il paese fu minato e fatto saltare in aria dai tedeschi nell'estate del 1944, vi si respira comunque un'atmosfera di autentica accoglienza.

Il paese, cancellato dalla furia della guerra, ha trovato nell'iniziativa ideata da Saverio Tutino la sua forma di risarcimento, divenendo un luogo simbolo della memoria.

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)