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Editoriale

Montagne

di Dante Fasciolo

I politici dei nostri giorni distratti
sfoderano verbi e aggettivi seducenti.
Giustificano ogni nefandezza e scalciano
per l’arrampicata sui monti del potere.
Ma altre montagne andrebbero loro ricordate:

“La terra era tutta corrotta davanti a Dio e piena di violenza
ed ogni uomo aveva pervertito la sua condotta”.
Tigri ed Eufrate gonfi d’acqua invadono il presente fin cima ai monti,
e il caos primordiale della terra antecedente la creazione torna di nuovo.
Ora, il vento di Dio prosciuga le acque e l’Arca di Noè , uomo giusto,
trova approdo sull’Ararat, “monte eccelso dai bagliori di luce divina”:
traccia geografica indefinita, mistero invisibile, segno dello spirito.
Il ramoscello di ulivo portato dalla colomba suggella la ritrovata pace
tra Dio e l’uomo.

Il monte Moriah testimonia la fede di Abramo;
qui egli costruisce l’altare per l’olocausto di Isacco…
la mano di Dio ferma la mano armata che nell’intenzione
ha già firmato, per accettazione, la Promessa Divina.

Occorre un nuovo codice uguale per tutti gli uomini:
e una Nuova Alleanza, scritta con parole di pietra, impegna Mosè,
salito sul monte Sinai per la consegna delle Tavole della Legge.
E dal monte Nebo ubbidiente alla Parola, affida la sua anima al Signore.

“Sorse Elia, profeta simile al fuoco, la sua parola bruciava come fiaccola”,
lo narra il sapiente biblico Siracide, che colloca il “profeta del fuoco”
in cammino tra due monti: l’Horeb, memoria di tempi di persecuzioni,
e il Carmelo, “Vigna di Dio”, ove Elia – tra increduli sacerdoti idolatri –
è tramite dell’onnipotenza del Signore, e sconfigge molta acqua col fuoco.

Da Vangelo, Luca e Matteo ricordano il “Discorso della Montagna”.
Qui il progetto di Cristo si fa sintesi… eco della Legge rivelata a Mosè:
“E stato detto agli antichi…ma io vi dico”
e dal monte delle Beatitudini l’annuncio della “buona notizia” irradia.

C’è un monte che canta la creazione, il suo nome è Hermon:
C’è sempre neve in vetta, cedri e rupi nel massiccio,
vegetazione intensa dal Giordano e caldo estivo ai piedi.
Siamo in Cesarea, Gesù dice a Pietro:
“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”.

Tozzo e tondo il monte Tabor è ben visibile dalla pianura,
4340 gradini di un antico percorso ed ecco la corona di monti biblici
a memoria di atti che fanno storia e oltrepassano il tempo stesso.
“Questi è il Figlio mio prediletto, in cui mi sono compiaciuto”
La Trasfigurazione accende la scena ai testimoni.
Gesù è accompagnato da Pietro, Giovanni e Giacomo,
seguono Mosè ed Elia, e il Padre Celeste che presiede e sentenzia:
“Questi è il Figlio mio prediletto, in cui mi sono compiaciuto”.
Cala il silenzio sul Calvario. All’orizzonte, il monte degli Ulivi.
Dagli atti degli apostoli, la gloriosa ascensione al cielo di Cristo.

Ebbene, credo che nessuno dei politici dei nostri giorni distratti
potrà mai misurare i suoi passi sui sentieri dei monti di Dio.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)