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Cultura e societÀ

Verona 25 aprile 2014

Pace e Disarmo
vanno in scena in Arena

la resistenza oggi si chiama non violenza
la liberazione oggi si chiama disarmo.


   

Il 25 aprile l'anfiteatro veronese ospiterà la manifestazione “Arena di Pace e Disarmo”, che riunirà l'intero movimento pacifista e nonviolento, laico e religioso, della solidarietà e del volontariato, per una giornata di resistenza e liberazione.

Ridurre le spese militari, investire nella prevenzione dei conflitti armati, costruire i corpi civili di pace, rilanciare il servizio civile, smilitarizzare i territori: saranno alcuni dei temi forti dell'evento, che vedrà, tra gli altri, la presenza di Alex Zanotelli (missionario comboniano), Lidia Menapace (partigiana e femminista), don Luigi Ciotti (sacerdote antimafia), Alice Mabota (leader pacifista del Mozambico), Gad Lerner (giornalista e scrittore) e di molte testimonianze dirette delle iniziative nonviolente e campagne antimilitariste promosse dal variegato movimento per la pace in Italia e all'estero. Sarà anche una giornata di festa, con tanta musica proposta dagli artisti che hanno aderito: Simone Cristicchi, Grazia De Marchi, Vittorio De Scalzi, Farabrutto, Eugenio Finardi, Deborah Kooperman, Alessio Lega, Alessandro Mannarino, Nardo Trio, Alberto Patrucco, Pippo Pollina, David Riondino e con la partecipazione delle “Bocche di rosa”.



Energia, Giustizia e Pace
Il giorno 11 aprile a Roma, presso la Sala Convegni dell’ENEA, sarà presentato del libro "Energia, Giustizia e Pace", pubblicato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Dicastero della Santa Sede. Il volume propone una riflessione su come l’energia sia collegata alla giustizia e alla pace. Queste ultime possono, infatti, essere minacciate dalle questioni energetiche irrisolte, mentre una sana gestione dell’energia può e deve contribuire ad uno sviluppo integrale, reale, sostenibile e solidale. L’evento sarà un’occasione d’incontro con rappresentanti del Pontificio Consiglio ed esperti tecnici.

La manifestazione è promossa da un lungo elenco di reti, organismi, fondazioni, media e centri studi ed organizzata dall'associazione “Arena di Pace e Disarmo”. Padre Venanzio Milani, della Fondazione Nigrizia, la descrive come “un racconto di ciò che si sta facendo per costruire la pace”, e Mao Valpiana, direttore di Azione nonviolenta, aggiunge “metteremo in scena le proposte del movimento disarmista e nonviolento” mentre Michela Faccioli, del comitato organizzatore, conclude “sul prestigioso palco dell'Arena vedremo e sentiremo testimonianze, parole e musica che sapranno rappresentare le miriadi di azioni politiche, culturali, sociali che ogni giorno lavorano per la pace e contro la guerra”.

Venerdì 25 aprile, giornata della Liberazione dal nazi-fascismo, sarà celebrata dai pacifisti con lo slogan “La resistenza oggi si chiama nonviolenza, la liberazione oggi si chiama disarmo”.

Si inizierà alle ore 12 in piazza Bra con l'inaugurazione, che vedrà come testimonial Cecilia Strada, di mostre fotografiche e pittoriche, mentre la piazza si animerà di flash mob realizzati dagli studenti e dai giovani in servizio civile e arriveranno le biciclettate “resistere-pedalare-resistere” degli Amici della Bicicletta; i cancelli dell'Arena si apriranno alle ore 13 per prendere posto e allestire gli striscioni delle associazioni e i cartelli dei vari gruppi. Alle ore 14 inizierà lo spettacolo con alternanze di testimonianze, musica, letture, video; alle ore 18 verrà presentata la nuova campagna “disarmo e difesa civile non armata e nonviolenta” e poi proseguirà la maratona musicale fino all'imbrunire.

Una manifestazione-spettacolo, ad entrata gratuita, che vedrà la regia di Michelangelo Ricci, la direzione artistica di Enrico de Angelis, con la conduzione di Valeria Benatti e Antonio Silva.

Molti i media partner. La diretta streaming sarà curata da LanuovaecologiaTV, e la diffusione radiofonica dal Network Radio Popolare e Radio Articolo 1.

Le Arene – la storia
“Le Arene” sono i grandi momenti assembleari
celebrati nell’Arena di Verona dal 1986 al 1993.
Promosse inizialmente dal movimento
“Beati i costruttori di pace”,
vedono una forte partecipazione della società civile.
Nelle assemblee, organizzate poi dal più vasto
movimento per la pace, intervengono testimoni
da tutto il mondo e sono messi a fuoco i grandi temi
delle sfide della nonviolenza.
Arena 1 (4 ottobre 1986):
Educazione alla mondialità e alla pace, disarmo,
obiezione di coscienza, stili di vita.
Arena 2 ( 30 maggio 1987):
L’apartheid e le obiezioni di coscienza.
Arena 3 (30 aprile 1989):
Giustizia, pace, salvaguardia del creato.
Arena-Golfo (edizione straordinaria 27 gennaio 1991):
Cessate il fuoco.
Arena 4 (22 settembre 1991):
Dalla conquista alla scoperta: a 500 anni dalla conquista
dell’America Latina.
Arena 5 (19 settembre1993):
Quando l’economia uccide bisogna cambiare.
Arena di pace e disarmo (25 aprile 2014) :
La resistenza oggi si chiama non violenza,
la liberazione oggi si chiama disarmo.


Cultura e societÀ  

Verona 25 aprile 2014

I costruttori di pace,
di nuovo in Arena

Articolo di Mons. Giancarlo Bregantini, Vescovo di Campobasso,
al quale il Papa ha affidato la Via Crucis al Colosseo del venerdì santo


Sarà un grande dono per la città di Verona e per la chiesa italiana tutta il ritorno in Arena dei “Beati i costruttori di pace”. Ne avevamo bisogno. Perché in questo grave tempo di crisi, che coinvolge tutti, che rischia di travolgerci e non solo di coinvolgerci, può addirittura sembrare “ozioso” manifestare per la pace. Quasi avessimo problemi più grandi da affrontare….e solo dopo, se c’è tempo, ci sarà spazio per le manifestazioni per la pace! Ed invece, credo che sia il contrario. Perché la pace resta la grande sfida dell’umanità. Ed impegnarsi per essa, vuol dire costruire un mondo di vera fraternità. Infatti, i pellegrini della pace di Verona porteranno con sé, nel loro zaino, i passi di fraternità realizzati e condivisi dalle migliaia di manifestanti nella marcia della pace di fine anno, che si è svolta appunto a Campobasso. Un grande evento, che ha scosso questa mite e lenta terra che è il Molise. Terra però dalle relazioni positive, serene, quotidianamente costruite su impegno e speranza, fieri della nostra “marginalità”, che con impegno stiamo trasformando in tipicità positiva. Nel cuore dei marciatori per la pace, a Campobasso, sono risuonate quattro domande, che sono rimaste aperte. Su queste sfide si dovranno di certo confrontare i giovani che entreranno in Arena, con i colori variopinti della bandiera arcobaleno e con la mente pronta alla riflessione e alla preghiera. Risuoneranno le profetiche parole di don Tonino Bello, che li scuoteva ad alzarsi in piedi, con vigore e coraggio.

Verso l’Arena di Pace
Libri dell’editrice EMI

Di nuovo in piedi costruttori di pace!
Storia delle «Arene di pace» raccontate da due protagonisti delle storiche battaglie per il pacifismo e il disarmo

Jean Goss, apostolo della nonviolenza - Biografia del grande profeta della pace del '900 raccontata da sua moglie Hildegard

Disturbare il manovratore - Saggio sul rapporto tra politica e Chiesa in don Tonino Bello, già presidente di Pax Christi e compianto vescovo di Molfetta

Non uccidere - Proposta per la rivisitazione globale delle scienze politiche, nella loro organizzazione accademica e nel loro ruolo sociale orientata alla pace.

Pace e globalizzazione
Strumento didattico per educatori e insegnanti per affrontare le complesse tematiche della globalizzazione e della costruzione della pace

Diario di un obiettore - Diario di Enzo Bellettato, il «disobbediente» che ha lottato per la promulgazione della legge sull'obiezione di coscienza

Le prima sfida aperta è la sfida del cibo. A Campobasso, in quel giorno memorabile, abbiamo aperto la Mensa per i poveri, chiamata con tono di luce: La casa degli Angeli. Perché non c’è pace senza cibo condiviso e ben spartito. Lo sguardo, allora, andrà verso Milano, allo storico Expo mondiale, per chiamare a raccolta i militanti, perché quell’evento non sia solo una grande manifestazione commerciale, ma un’occasione “ghiotta” per riflettere se realmente il cibo e l’acqua ci sia per tutti. La torta dei beni comuni va spartita equamente, con un no secco alla nuova idolatria del denaro, che governa invece di servire, seguendo la pista della dirompente denuncia fatta da papa Francesco nella sua recentissima Esortazione Evangelii gaudium. Ci basti questo cenno, che denuncia la mancanza di fraternità condivisa attorno al cibo: “Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice”(E.G.56). E’ una crisi antropologica, prima ancora che una crisi finanziaria. La riflessione sulla pace ci deve così aiutare ad allargare gli orizzonti della manifestazione ben oltre i garruli colori delle bandiere, sapendo porsi decisamente per un’economia per i poveri e non un’economia senza volto, con la finanza speculativa, dalla tirannia invisibile.

La seconda sfida che resta davanti a tutti noi la si sta vivendo nelle scuole. Ci siamo fermati all’Università di Campobasso, con silenzio riverente, per ascoltare Agostino, uno dei discepoli più amati da don Lorenzo Milani. Ci ha rinnovato il pathos della lettera che scrisse, già malatissimo con i suoi ragazzi, ai giudici, chiamati a giudicarlo, per poi, purtroppo, condannarlo: L’obbedienza non è una virtù! Perciò ci siamo impegnati, con acume, a non chiamare più il conflitto del l914-18 con i toni dei gagliardetti: La grande guerra! NO! Usiamo invece le sofferte espressioni che elevò, in piena consapevolezza, papa Benedetto XV, il 1 agosto 1917, quando definì quella guerra l’inutile strage!

Immagino il mio docente, in Liceo, che mi spiega l’evento. Su quella lavagna, nella prima aula a sinistra al secondo piano (che rivedo volentieri ogni volta che ritorno al liceo Stimmate di Verona!), è ben diverso scrivere: Oggi parliamo della grande guerra. Oppure, con chiarezza e con tono di voce nel pianto, scrivere: oggi entriamo nel dramma di un’Europa cristiana che compie un’inutile strage tra fratelli! Tutte le guerre, infatti, iniziano sempre nelle aule scolastiche e solo dopo si trasferiscono sui campi insanguinati di battaglia! Così sarebbe bello che rileggessimo con occhi di criticità anche i nostri monumenti ai caduti, nelle nostre piazze o cimiteri dei nostri paesi. Spesso sono un’esaltazione alla guerra e inducono anche all’odio al nemico. In un monumento, in una bella cittadina del Molise, ho visto addirittura scritto: I nostri eroi hanno partecipato ad una guerra giusta! Ho coperto le lettere con un nastro isolante nero. Di certo, ora il vento l’avrà strappato. Spero però che non sia stata cancellato il segno di esecrazione, dal cuore dei ragazzi del paese, con cui ho condiviso il gesto! Per questo, Pax Christi si è impegnata a tener desto questo stile alternativo di trattare la storia nelle scuole! Cioè chiamare le cose per il giusto nome! Stando dalla parte dei poveri e non dei vincitori!

La terza sfida che è rimasta da raccogliere e riapprofondire è il senso delle cosiddette “missioni di pace”, che l’esercito italiano, in armi, sta compiendo in varie parti del mondo. Ma è proprio questo lo stile di portare la democrazia nel mondo? Forse non è meglio seguire l’esempio delle missioni della Caritas, che nelle zone devastate dal terremoto di Haiti, ha inviato una famiglia di Roma, con due piccoli bimbi. E nell’insediarsi, non hanno scelto la zona dei “bianchi”, ma si sono collocati in una piccola casa, tra le case povere della gente nera, permettendo così si loro figli di frequentare la scuola del quartiere nero. Dopo poco, la pace tra le famiglie nere e quelle bianche non l’hanno fatto le armi, ma il sorriso dei piccoli, che, vivendo e giocando con i loro coetanei, sono riusciti a far cadere i muri delle divisioni, per costruire i ponti della pace e del dialogo. Queste sono le vere missioni di pace! Come ci ha insegnato Nelson Mandela, che è stato citatissimo nella marcia a Campobasso. Specie in una frase durissima: conservare rancore nel cuore è come bere veleno sperando che ciò uccida il tuo nemico! Ed è con gioia vera che ho letto sull’ultimo numero del missionario la testimonianza diretta di padre Gianni Piccolboni, saggio compagno di studio e di lavoro a san Leonardo, che affermava di Mandela: “Era un uomo di spessore, dal fascino irresistibile, magico. Ha insegnato a tutti, bianchi e neri, a liberarsi dalla diabolica convinzione che una razza sia superiore ad un’altra, a rispettarsi a vicenda, liberando così i neri dall’odio verso i loro oppressori ed i bianchi ad avere fiducia nel diverso e nel nero!”. E’ cioè il perenne impegno alla riconciliazione, non solo personale, ma anche sociale, frutto della cultura del perdono, fonte di pace, per cui Mandela, con profetico stile, istituì la commissione per la verità e la riconciliazione tra la sua gente (TRC), eco delle parole di Gesù: “Quando porti l’offerta all’altare e non sei in pace con fratello, riconciliati prima con lui; poi offri il tuo dono! (Mt 5,24)

Ed infine la quarta sfida, che è sempre in agguato. La produzione delle armi. Forse, quella bellica è l’unica industria che tira. Purtroppo. Compresa la costruzione dei famosi F/35, che restano uno scandalo, per l’enormità del costo di ogni aereo ed un mistero per cui nessuno si sia opposto alla loro costruzione tra le forze politiche.

Tante le sfide, che la cultura della pace deve oggi affrontare! Con lealtà, sapendo però che la sfida più grande sarà quella di costruire un’economia che riesca a dare lavoro ai nostri ragazzi e giovani. La precarietà lavorativa è purtroppo la prima grande negazione della pace. Qui, soprattutto qui, sono attesi, all’Arena di Verona, i nuovi Costruttori della pace! Buon Lavoro!

(Il Missionario Marzo-Aprile 2014)


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)