f

Editoriale

Emmaus

di Dante Fasciolo

“E’Lui! E’ Lui!”
l’improvviso grido di Cleopa
interrompe la sonorità della taverna.
Ma è un attimo.
Il brusio riprende, prima indistinto e via via più forte.
Tutti vogliono partecipare, tutti vogliono condividere.
Il pane spezzato è il dubbio che muta in certezza:
apostoli increduli credono
e anche Tommaso si unisce, meravigliato e mortificato.

La locandiera, sopraggiunta, è abbracciata da quella luce,
comprende ed offre a Gesù il suo piatto: vuoto, a ricevere.
Già si rivolge ai presenti: ad essi porterà quel pane,
divenendo ambasciatrice della parola di Dio.
Il giovane Simone, sorpreso e stupito
dallo straordinario palesamento
ne resterà trasformato per sempre.
Torna in Lui la lontana eco del comando:
tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.

Poi sparì dalla loro vista.
La cena di Emmaus è cifra e simbolo
le ferite del corpo, il gesto, il pane spezzato…
ecco la Chiesa che intende:
toccate il mio corpo e il mio sangue per guarire
le vostre inquietudini,
imitate e divulgate la mia parola per riaffermare
la purezza della fede,
consumate il mio pane per soddisfare
la fame del vostro cuore.

Oh! Poeti, prestatemi i vostri versi:
“Del mare e della terra faremo pane,
coltiveremo a grano la terra e i pianeti, il pane di ogni bocca”.
“S’io facessi il fornaio vorrei cuocere
un pane così grande da sfamare tutta,
tutta la gente che non ha da mangiare.
Un pane più grande del sole...


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)