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Parchi e Oasi dello Spirito

Manoppello – Pescara

Abbazia di Santa Maria Arabona

di Dante Fasciolo


Santa Maria Arabona è un'abbazia risalente alla fine XII secolo, situata in cima ad una collina, da dove si domina parte della vallata del fiume Pescara, dedicata ai tempi dei Romani al culto della Bona Dea (e forse da questo deriva il termine "Arabona"), sul quale esisteva un tempio pagano, andato distrutto, che ha fornito una parte dei materiali con cui è stata realizzata l'abbazia che i Cistercensi cominciarono nel 1197, dedicando la chiesa abbaziale in costruzione, alla Vergine Maria; ancora oggi è possibile notare alcune strutture e pietre del preesistente tempio romano.

   

L'edificazione fu iniziata dalla parte absidale e dal transetto, poiché la navata centrale, interrotta all'altezza della seconda campata, risulta essere anteriore di almeno mezzo secolo alla sua prosecuzione verso la facciata. La mancanza di gran parte del piedicroce è giustificata dall'abbandono del progetto iniziale e dalla conclusione affrettata dei lavori, forse per le avvisaglie di un decadimento economico e strategico all'interno della politica dell'ordine.

Lo stile architettonico è i gotico francese, l’ impianto della chiesa è semplice a croce latina e si sviluppa soprattutto nella navata centrale che si conclude con l'abside, nella cui apertura è posto l'altare.

Le navate laterali sorreggono l'intera volta e gli altari sono disposti lungo il transetto. L'interno è caratterizzato inoltre dalla presenza delle costolature che danno slancio ai volumi e sottolineano le luci degli archi e le fughe delle volte.

In mezzo ad uno spazio sobrio e lineare spicca la ricchezza degli arredi costituiti dal tabernacolo e dal candelabro.

      

Il tabernacolo è formato da un'edicola gotica finemente lavorata, che appoggia al muro; il cero si innalza con un'aerea leggerezza su una snella colonnina, sostenuta da due cani e da un leone rampante.

Tre dipinti firmati da Antonio Martini di Atri e datati al 1377, decorano la parete del coro: rappresentano, nell'ordine, una Santa coronata, una Crocifissione e una Vergine in trono con Bambino, che a sua volta tiene tra le mani un piccolo cane bianco.

La chiesa è circondata da un parco dal quale si accede al corpo restante dell'abbazia.

   

La famiglia Zambra, proprietaria dell'abbazia sin dal 1799, dopo la morte del loro unico figlio DinoZambra, avvenuta il 3 gennaio 1944 durante la Seconda guerra mondiale, nel 1968 la donò alla congregazione dei Salesiani.

Dal 1998, l'abbazia è sotto il diretto controllo dell'Arcidiocesi di Chieti-Vasto.

All'interno dell'abbazia è presente una cappella dedicata all'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme usata dalla "Sezione Abruzzo e Molise" dell'ordine.

      

Il candelabro per il cero pasquale è costituito principalmente da una colonna, rappresentante Gesù; attorno ad essa è intrecciata una vite, simbolo dei fedeli che traggono nutrimento dall'Eucarestia che sfocia nel capitello decorato dalle sue foglie.

Il tutto poggia su una base quadrata sulla quale alcuni animali (due cani e un leone – l’altro è mancante) attaccano alle radici la vite: rappresentano le eresie, che minacciano la fede e i cristiani.

Il capitello è sovrastato invece da dodici colonnine (rappresentanti i dodici apostoli) disposte a base esagonale su due piani. Il candelabro termina infine con una colonna decorata a palmette dove riporre i cero benedetto il Sabato Santo.

Il tabernacolo è quasi attaccato alla parete dalla parte sinistra del coro ed è sorretto da due colonnine dalla parte opposta.

È basato su una struttura a parallelepipedo; gli spigoli sono decorati da colonnine finemente lavorate con motivi ad intreccio mentre le facce sono decorate con motivi floreali.

La parte superiore, purtroppo danneggiata, è sormontata da due piccole guglie.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)