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Parchi e Oasi dello Spirito

Abbazia di San Miniato
al Monte

di Dante Fasciolo


Forse era un principe armeno, Miniato, ma incontrò la morte – siamo nel secolo VIII - laddove oggi sorge l’Abbazia che porta il suo nome e dove viveva da eremita.

Miniato fu il primo martire fiorentino: decapitato durante le persecuzioni contro i cristiani messe in atto dall’Imperatore Decio (249-251) e intorno alla sua morte si sbizzarriscono inconsistenti leggende.

Situata su di un colle denominato delle Croci, dal quale la vista spazia sulla omonima città, l’Abbazia rappresenta uno dei più alti esempi di architettura romanica fiorentina, e per costruirla definitivamente, secondo il volere del vescovo Ildebrando coadiuvato dall’Imperatore Enrico II, ci sono voluti 200 anni, la sua costruzione infatti iniziata nel 1013 (si festeggiano oggi i 1000 anni) e terminata nel 1207.

   

In questo periodo furono i monaci Benedettini di Cluny ad occuparsi e custodire la Chiesa, ma furono sostituiti dagli Olivetani nel 1373 i quali fecero costruire un monastero in stile rinascimentale divenuto in seguito nucleo della fortezza fatta costruire da Cosimo I nel 1553.

Considerando l’ampio arco di tempo impiegato dai vari cantieri, è facile capire come le opere d’arte, sia esterne quanto quelle contenute all’interno, siano rappresentative di più secoli.

La facciata (XII secolo) è un’emozionante alternanza di rivestimenti in marmo bianco e verde di Prato, impiegati per sottolineare la composizione delle forme e dei volumi architettonici; impostata su due ordini, presenta, nella parte inferiore, cinque arcate a tutto sesto in cui sono inseriti i tre portoni di accesso, e nella parte superiore una decorazione meno strettamente correlata con la struttura architettonica, che reca al proprio interno un mosaico su fondo oro raffigurante un Cristo benedicente tra la Vergine, San Miniato e i simboli dei quattro evangelisti.

   

L’interno, a tre navate, si caratterizza per il presbiterio sopraelevato, formato da un raro complesso scultoreo di ispirazione classica realizzato da Giovanni di Gaiole e Francesco di Domenico nel 1207. In fondo alla navata principale, sotto il presbiterio, si trova la Cappella del Crocifisso, una cappalla destinata a contenere il crocefisso di San Giovanni Gualberto, realizzata nel 1448 da Michelozzo.

Alla parete della navata laterale destra vi sono affreschi del XIII secolo di autori e livello qualitativo differenti, che tuttavia nel loro insieme formano un interessante repertorio d’epoca.

Nella navata sinistra si apre invece la Cappella del Cardinale del Portogallo, realizzata nel 1473 da Antonio di Manetto, allievo del Brunelleschi. La Cappella costituisce un complesso omogeneo di architettura, pittura e scultura tra i più ricchi del rinascimento fiorentino, giunto intatto fino a noi.

Il pavimento della Chiesa (1207) a intarsio marmoreo, presenta decorazioni geometriche e la raffigurazione dei segni dello zodiaco.

Nella suggestiva cripta, che costituisce la parte più antica della chiesa ed è decorata con affreschi dipinti su fondo dorato da Taddeo Gaddi (1341), all’interno dell’altare sono conservate le ossa che il vescovo Ildebrando ha riconosciuto essere di San Miniato.

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)