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Cinema

“La storia segreta di Lady D.”

E Diana dov'è?

di Giada Gentili


Georgiana Spencer, la regina Elisabetta I e II, Margaret Tathcher e ora Diana.

Non che non siano figure di rilievo, chiavi per la storia della politica d'Inghilterra e mondiale, personaggi pubblici carismatici e persone contorte e interessanti nella vita privata, ma insomma di cine-biografie di donne inglesi non abbiamo ancora avuto abbastanza?

No. A quanto pare no.

Naomi Watts ci prova con Diana che forse, tra tutte quelle elencate, è una delle figure più difficili da narrare, perché conosciuta e amata non solo dai laburisti piuttosto che dai conservatori o solo dagli inglesi e non dagli italiani, ma uomini e donne di tutto il mondo l'hanno compresa e osannata per la sua ribellione, per il suo impegno umanitario e, anche, a causa dei tormenti femminili.

“Diana. La storia segreta di Lady D.” è il nuovo film di Oliver Hirshbiegel che rispetto ai registi di “The Iron Lady” o “The golden Age” è quello che meno si concentra sulla politica e sul terremoto che Diana portò a Buckingham Palace, e più sulla donna e questa lettura ha trasformato la biografia in un romanzo Harmony da ombrellone al mare.

   

Diana che inizia ad ascoltare il jazz perché il suo presunto amore, il medico Hasnat Kahn, ascolta il jazz, Diana le cui missioni umanitarie sembrano quasi essere una conseguenza del suo innamoramento, Diana che inizia a frequentare Dodi Alfayed per far ingelosire il medico.

Una donna in balìa delle emozioni, confusa e costantemente in piena sindrome pre-mestruale.

Il film non brilla come le perle Chopard indossate dalla Watts ma non è neanche tutto da buttare.

Naveen Andrews e Naomi Watts quantomeno regalano un po' di dolcezza e di romanticismo inglese alla “Love Actually”.

   

Inoltre la metodicissima ricostruzione storica degli ultimi minuti della vita della principessa del Galles sono praticamente perfetti, i costumi, le ambientazioni credibili e realistiche, e tutto sommato le due ore di pellicola scorrono, ma Lady Diana non è la principessa uscita dalle favole dei Grimm che ha vissuto in funzione della ricerca del vero amore e che voleva vivere nel castello eternamente: ha sì incarnato perfettamente gli sbrilluccichii dei vestiti da fiaba e dello stile inglese da Palazzo ma ha anche preso a cuore, non per apparenza, la beneficienza e il mondo non-occidentale e ha remato contro la troppa formalità della casa reale, avvicinando il popolo al governo.

Comunque ora forse potremmo prendere fiato per qualche anno dai biopic english-style, giusto per dare il tempo a Kate Middleton di invecchiare un po'.


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