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Cinema

“Questione di tempo”

di Federica Fasciolo


   

Seduta comoda sulla mia poltrona mi preparavo a vedere quella che doveva essere un’ordinaria commedia, mentre ascoltavo i discorsi di due signore nella fila subito dietro la mia: “ti ricordi quando aveva preso fuoco una pellicola?”; “ma dove, qui?”; “sì sì… proprio qui…”

Una loro amica l’aveva già visto, il film: “ha detto che è un po’ lento…”

Risultato? Nel giro di trenta secondi mi sono ritrovata a dover sperare che lei avesse torto e, soprattutto, di non scoprire presto che effetto facesse una pellicola in fiamme.

Partiamo dalla prima speranza: che vi posso dire… aveva torto.

“Questione di tempo” – così si intitola – è molto meglio di quanto uno si aspetterebbe.

Tim scopre all’età di 21 anni che tutti gli uomini della sua famiglia possono viaggiare nel tempo: non possono andare ovunque, in epoche o luoghi lontani e magari cambiare la storia, ma solo tornare a un punto preciso della loro stessa vita, e migliorarla.

Tecnicamente parlando, la sceneggiatura non fa errori come potrebbe essere facile commettere quando si parla di viaggi nel tempo: la logica interna è mantenuta in ogni occasione, in modo preciso e anche in dettagli a cui non sarebbe così immediato pensare (come l’intuizione che modificando un evento precedente alla nascita di un figlio, ritornando al presente il bambino non sia più lo stesso che si aveva lasciato: nel nuovo corso degli eventi è stato un altro spermatozoo a “farcela”). Insomma, tutto fila.

Dal punto di vista sentimentale invece… beh, devo dire la verità: mi aspettavo una commediola divertente con la classica storiella d’amore e un po’ di roba filosofeggiante sullo scorrere del tempo, ma giusto nelle battute finali.

Invece no: il film ti trascina nella sua dimensione. Gradualmente e con la giusta intensità. Il mix di generi è ben riuscito: c’è la fantascienza dei viaggi nel tempo, la storia d’amore… ci sono le risate, soprattutto nella parte iniziale, e anche la commozione. Ma è tutto sincero, affatto banale. E quando arriva il momento di riflettere non è una lezione: si accoglie come perfettamente naturale.

   

Di quelle riflessioni non vi parlo. Ognuno ci vedrà quello che preferisce probabilmente, e vi assicuro che, se forse potete già immaginare in cosa consistano, questo film sarà comunque capace di mostrarvele in una luce ancora migliore e toccante. Perché conoscere qualcosa è diverso dal sentirla davvero. E perché come in tutte le belle scritture, questo film non dice, non spiega: mostra.

Per quanto riguarda la seconda speranza, nel caso all’inizio vi foste preoccupati, fortunatamente lo stato di salute della pellicola era piuttosto buono e non si è infuocata durante la proiezione, con mia grande gioia (e sappiate che nel caso mi incontriate al cinema non è detto che io origli le vostre conversazioni: insomma, oggi è stato solo un caso, più o meno. Ma lo sanno tutti che noi, persone che scrivono, siamo curiose, giustifichiamoci).

Comunque, davvero: andate a vedere questo film. Sarà pure poco professionale scriverlo, ma quando è finito ero quasi stordita, ho deciso subito che prima o poi vorrei rivederlo. Vale.

E visto il modo in cui siamo abituati a vivere oggi, è probabile che usciate dalla sala pensando: “era esattamente ciò di cui avevo bisogno…”

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)