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Racconti d’altri tempi

La Pipetta

di Agnolo Camerte


Cesarino, ma che è sto chiasso? Che succede su a S.Domenico? Che cosa è ‘sta casciara? Zitto un po’Carletto , fammi ascoltare... Era un gruppo di ragazzini... che strillavano alla Pipetta: poverina, l’avevano messa in mezzo perché si erano accorti che era ‘mbriaca!...

Ci mettemmo a correre su per la salita verso S.Domenico; man mano che ci avvicinavamo alla piazzetta si sentiva scandire con chiarezza la cantilena..”Pipetta sbrasciola, senza un quattrino, quando ce l’ha ci compera lo vino... ”

Già il vino... ma quella poveretta pare che si nutrisse solo di vino... Certo che a ripensare a quella scenetta, viene da domandarsi come mai i ragazzini riescano ad essere così crudeli, anzi proprio fetenti...

Prendersela con una povera stracciona, alcolizzata e praticamente sola al mondo... L’unica sua famiglia era la cittadinanza... in fondo erano tutti pronti ad allungargli un pasto decente, a farle fare qualche lavoretto, per darle qualche soldo... Insomma la Carità Cristiana operava con tutti quelli che meno fortunati avevano bisogno di una mano... Dopo la guerra i disagi si facevano sentire eccome! Anche la Pipetta era in qualche modo aiutata; naturalmente nei limiti del possibile e per quanto il suo orgoglio le permettesse. Insomma era benevolmente sopportata da tutti, meno che dalle bande dei ragazzini dei rioni!

Carletto si chiedeva perché la portassero così crudelmente in giro... ”Pipetta sbrasciola senza un quattrino, quando ce l’ha ce compra lo vino!” Era vecchia e sudicia, però a guardarla bene, si capiva che doveva essere stata una bella donna; le storie amorose che la riguardavano certo non mancavano, ma i grandi non lo venivano certo a dire a noi ragazzini. Figuriamoci! Si andava alla Messa, alla Benedizione serale e il pomeriggio si giocava con tutta la banda dei ragazzini, per strada, a nascondino o a pallone; una ventina di scalmanati padroni di una strada dove il passaggio di una macchina era un’avvenimento!

Al massimo passava qualche carretto , qualche mucca o qualche contadino che , dopo essersi tolto gli zoccoli di legno sotto l’arco, all’ingresso della Città, e messo le scarpe della domenica, trascinava il suo maialino verso la Veterinaria, per farlo castrare!...

Noi continuavamo a giocare indifferenti e seriamente presi dal gioco... Quando tuttavia si vedeva sbucare dal vicolo la Pipetta che frettolosamente si andava ad infilare nell’osteria de lu Marru, succedeva il finimondo e tutti in coro ed all’unisono si mettevano ad urlare la solita strofetta... ”Pipetta sbrasciola senza un quattrino, quando ce l’ha ce compra lo vino!”. Vino a colazione, vino a metà mattinata, vino a pranzo, vino in ogni momento... eppur si reggeva in piedi! Barcollava ma stava in piedi! Carletto diceva: chissà quanti chilometri fa con un litro!... Un bel giorno incontrò l’altro bevitore incallito della Città, Orlando il calzolaio, l’uomo delle nevi, come lo chiamavamo noi ragazzi, per essere stato due o tre giorni sotto mezzo metro di neve, ubriaco fradicio, ma così ubriaco, da non morire congelato... Pare bastasse un buon bicchiere di rosso per suggellare un’ amicizia a prima vista. Stavano spesso insieme, ma non è che conversassero perché al secondo o terzo bicchiere la lingua si impicciava loro e andava per conto suo... Si guardavano e bevevano sorseggiando il loro nettare... Io non li ho visti mai mangiare... Sarà vero che non di solo pan vive l’uomo?

Orlando era alto, con tratti del viso regolari e lunghi capelli che teneva lisci e ordinati pare passandoci sopra la buccia del limone... Si arrabbiava quando il vento gli scompigliava la capigliatura e lo mandava a quel ... paese..come se così riuscisse ad attenuarne le folate... Era buffo, e le sue sbornie erano pacifiche e a volte divertenti... La sua bottega di calzolaio stava vicino al Santuario della Madonna; a dei turisti che gli chiesero dove stava la Chiesa, rispose che la Madonna non c’era, era uscita... Infatti avevano portato la statua in processione...

La Pipetta sbronza invece diventava triste e silente. Fissava all’osteria il suo bel quartino e si capiva che rimuginava chissà quali reconditi pensieri... Chissà se si rattristava per i suoi ricordi di tempi migliori.

Povera donna! Aiutata dai grandi e tormentata da quei gruppi di ragazzini terribili che la dileggiavano continuamente. Scappava allora , rifugiandosi o all’osteria o nella bottega di Orlando.

Meno male disse Cesarino, vedendoli insieme: almeno si fanno compagnia, altrimenti la solitudine li avrebbe tormentati più della mancanza della razione di vino quotidiana...

Compagni di bevute e compagni nella sorte. Quando vennero a mancare l’uno dopo poco tempo dall’altra, la pietà popolare pensò di seppellirli al Cimitero l’uno accanto all’altra.

Chissà, forse così si fanno ancora compagnia, magari di fronte ad un quartino di quello rosso...


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)