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Arte

Palazzo del Broletto, Como

Milena Barberis

In esposizione tele digitali, installazioni e un video.
Un'ossessione del "bello mutante" dagli infiniti e pericolosi risvolti biografici nei ritratti femminili eseguiti tra 2010 e 2012.

A cura di Alberto Crespi

La mostra a palazzo del Broletto i Como – aperta fino al 9 aprile – è stata realizzata in collaborazione con: Fondazione Giosuè Carducci; Associazione Amici dei Musei di Como e Associazione culturale - artistica Inform’Arti internazionale.

30 le opere esposte: pitture digitali su tela eseguite tra 2010 e 2012, 1 installazione, 1 video.

Così si esprime Milena Barberis: “Racconto attraverso l’immagine femminile situazioni, fatti, stati d’animo. Dipingo corpi e volti: questi cambiano continuamente, subiscono trasformazioni fisiche. Occhi, bocca, mani, torsi, gambe si modificano nelle diverse circostanze, mentre il soggetto interpreta parti diverse. Uso la tecnica digitale in chiave pittorica, trasformo e manipolo la base fotografica con un procedimento totalmente manuale. Utilizzo tutti gli strumenti del computer, pennelli, matite, colori, esattamente come quando, prima del 2000, dipingevo in modo tradizionale”.

Le opere presenti alla mostra parlano di un significativo incremento del dinamismo conferito alla figura, ottenuto con la trasformazione di un’immagine in altre contigue ma differenti, leggibili alfine come sequenza di fotogrammi, talvolta “montati” a computer a bella posta a suggerire un’azione, un movimento.

Nei volti, il lavoro sulle labbra e sugli occhi comporta minime ma significative mutazioni nelle fisionomie. Altrettanto quello sulle capigliature e quello d’ombreggiatura, con strumenti digitali paralleli a quelli di un pittore tradizionale. Tutti comportano lunghissime ore di lavoro a video. È proprio in questo tempo prolungato in cui l’artista interviene, opera, abita nel velario dell’immagine che si innescano l’empatia - al limite di un impossibile possesso - poi il distacco, inevitabile per imposizione dello strumento di lavoro.

   

L’icona, volto femminile, gode di una precarietà assoluta nella sua inesistenza fisica e proprio perciò richiama più energia, più amore da parte dell’artefice che al tempo stesso ne è assoluto padrone.

In ogni momento un click del mouse la salva o la elide, in un tempo infinitesimale. A questo potere assoluto su un’icona di cui è negato il dominio definitivo aderisce un gioco erotico sottile.

L’artista vi mette in gioco un alter ego, una modella, conosciuta in ogni piega. Amplissimo è il potere degli strumenti della pittura digitale paragonato alla pittura tradizionale fino ad essere molte volte più freddo e crudele o al contrario più caldo e avvolgente.

Variazioni cromatiche dello sfondo ottenute in breve selezionando un’area ed assegnandole un tono diverso dalla paletta dei colori piombano in tempo reale sulla figura che sembra vacillare sotto il peso della massa di colore accendendosi di riflessi.

La pittrice ridisegna la bocca, abbassa le palpebre, stira impercettibilmente i lineamenti, prova nuovi volti senza remore nel violare l’altrui intimità. Cancella zone del corpo con lame di bianco facendolo in pezzi, accende le capigliature in un fuoco di fila di trasformazioni, in uno sfrenato make-up tra apoteosi e gioco al massacro: una ossessione del bello mutante dagli infiniti e pericolosi risvolti biografici allargati ad una famiglia virtuale di figure che sono sempre lo specchio - luminoso od oscuro - della propria.

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)