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Musica

Musica Antica Opus Harmonicum

Dal Clavicembalo
ai Tamil

di Luigi Capano

Girovagavo senza meta nel giardino di Zarathustra saltabeccando spregiudicatamente di albero in albero. Dismesso l’abito anonimo dei pensieri consueti, smarrita la bussola e la clessidra digitale, ero meravigliosamente attratto dai colori di un roseto, rapito da una melodia d’usignoli, confuso dai mille sapori della frutta appena colta.

Nella chiesa armena di San Nicola da Tolentino a Roma, che generosamente ospita la Rassegna Internazionale di Musica Antica Opus Harmonicum, conosco Maria Palumbo, clavicembalista e direttrice artistica dell’ensemble vocale e strumentale Il Concerto D’Arianna (www.ilconcertodarianna.it), che, alcuni giorni fa, con un breve messaggio, mi ha condotto con le ali di Pindaro nell’universo ignoto dei Tamil.

Una sua amica, Chiara Contrino, fotografa freelance, ha realizzato, a Londra dove attualmente vive, un reportage fotografico sulla comunità tamil londinese, proveniente in prevalenza dallo Sri Lanka, che documenta diversi aspetti della sua cultura millenaria intrisa di una religiosità quotidianamente vissuta.

L’ha frequentata assiduamente per oltre un lustro e il meticoloso lavoro compiuto lo si può finalmente apprezzare - fino al 23 marzo - nella mostra, tuttora in corso, ospitata nella galleria di una prestigiosa università britannica specializzata nello studio delle culture extraeuropee (School of Oriental and African Studies, ovvero SOAS): Sacred London: A portrait of a Tamil Community in North London presso la Bruney Gallery di Londra (si veda il sito www.soas.ac.uk/gallery).

Da tempo immemorabile i Tamil alloggiano nel Subcontinente indiano in un’area compresa tra l’India del sud e lo Sri Lanka. Piovuti nel Regno Unito sull’onda dei flussi migratori e di travagliate vicende politiche, costituiscono oggi una comunità molto numerosa, di circa duecentomila anime, in prevalenza concentrata nella capitale.

Eredi dell’antica stirpe dravidica e costretti dalla sorte ad abbandonare la terra d’origine, hanno cercato di ricostruire il loro spazio vitale edificando numerosi templi – a Londra se ne contano una trentina - e celebrando le loro tradizionali feste e i loro complessi rituali religiosi.

Gli scatti di Chiara Contrino possono ben costituire una testimonianza preziosa per l’etnologo e per lo storico delle religioni, documentando la persistenza di arcaiche forme di ascesi tramite l’uso di pratiche penitenziali come, ad esempio, la camminata sui carboni ardenti.

Oppure il rito della possessione, di origine sciamanica, che si realizza, mediante la trance, nella ossessiva danza kavadi. Il mio pensiero va a Elemire Zolla e a Mircea Eliade che hanno scritto pagine appassionanti sullo sciamanesimo e sulle tecniche dell’estasi; ed anche ad uno sconosciuto funzionario dell’ambasciata indonesiana di Roma che un giorno di molti anni fa mi avvicinò, con mio grande stupore, al fascinoso universo dello shivaismo balinese.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)