Arte
Galleria Giovanni Bonelli, Milano
Nicola Verlato
Il progetto From dusk till dawn prende il nome dal film di Robert Rodriguez e Quentin Tarantino e sottolinea in primo luogo il legame di questa particolare pittura con la cultura popolare di massa.
La Galleria Giovanni Bonelli presenta - fino al 14 luglio - From dusk till dawn di Nicola Verlato, prima mostra personale dell’artista in Italia dopo sei anni di assenza.
Il progetto prende il nome dall’omonimo film di Robert Rodriguez e Quentin Tarantino e sottolinea in primo luogo il legame di questa particolare pittura con la cultura popolare di massa.
Inoltre conferisce alla mostra una durata temporale precisa: il cuore dell’esposizione, così come accade per l’opera cinematografica, è il tempo che intercorre dal tramonto all’alba.
L’allestimento, ideato dall’artista appositamente per lo spazio, organizza le opere secondo quattro momenti distinti: un prologo, un finale drammatico, un intermezzo e un nuovo inizio. Dal tramonto, all’alba.
La serie Car Crash mette in scena una fine gloriosa, colta nell’attimo dove tutto è sospeso e il senso delle cose si rimescola in una gioiosa consapevolezza panica. Il tramonto non è malinconico ma carico di violenza e risentimenti mai sopiti: una fine rabbiosa e liberatoria dal carattere esplosivo. La sospensione di gravità consente di indagare nei meandri del caos, per scoprirne la bellezza perturbante e inattesa. Come una sorta di fermo immagine tridimensionale in cui figure e oggetti generano nuove possibili composizioni senza alcuna differenza tra natura e cultura, artificiale e biologico, uomo e macchina.
La stasi notturna dell’intermezzo è il cuore della mostra che apre le porte a molteplici campi gravidi di possibilita’: il sonno, il sesso, il sognare con i suoi demoni, la realta esterna all’appartamento, lo spazio dei videogiochi di chi sta sveglio, una porta che si apre , una enorme parete vetrata ed il quadro stesso in cui tutte queste dimensioni si mescolano in un unico spazio dove i frammenti della fine del giorno si sedimentano in una intricata trama di relazioni. Una meta-pittura quella di Verlato, dove un’immagine è in grado di accogliere e sviluppare innumerevoli spazi e molteplici tempi contemporaneamente, mentre i frammenti della fine del giorno si sedimentano in un’intricata trama di relazioni. Stratificazioni di riflessioni, considerazioni, idee e visioni si annidano nella tela creando più situazioni, più contesti, più livelli di lettura.
Burzum si riferisce, nel titolo, al famoso musicista Norvegese assassino e piromane che bruciava chiese protestanti perchè fondate, a suo dire, sulle rovine di luoghi sacri al paganesimo nordico.
A whiter shade of pale è un riferimento sarcastico oltre che lirico a una vecchia canzone della band Procol Harum che racchiude l’intera biografia di Michael Jackson: non solo icona musicale indiscussa ma figura mitologica di universale riconoscimento caratterizzata, come ogni mitologia, dall’impossibilità di essere racchiusa in alcun giudizio definitivo. Multiforme e tragica, idiota e sublime, autentica e falsa, capace di superare tutte le dicotomie consentendo l’accesso a un terreno più che fertile di immagini.
Ripartendo da uno studio meticoloso della figura umana, dalla meccanica sdei movimenti, la fisicità corporea e il suo rapportarsi con lo spazio e il circostante l’artista rielabora, per riuscire a rappresentare, la mitologia e l’iconografica frutto di questa civiltà. Il prologo, infine oppure inizialmente,ci introduce alle contraddizioni insanabili ma sostanziali che caratterizzano l’orizzonte occidentale. L’atto propulsore che scatena il movimento ciclico di disfatta e rinascita cristallizato nelle opere in mostra è la lotta fra due movimenti opposti: la tensione monoteista alfabetica ed iconoclasta a cui si oppone la mai sconfitta resistenza politeista ed idolatra delle immagini. Lavori rappresentativi di queste considerazioni sono appunto Pan’s crucifixion o Conquest of the west, entrambi presenti in mostra.
La mostra è completata da disegni di studio e altri materiali che illustrano la complessa gestazione di ognuna delle opere e da ulteriori materiali collegati a A whiter shade of pale che invece preludono a ulteriori sviluppi di questo work in progress come spartiti musicali, e progetti architettonici.