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Arte

Museo Storico Navale – Venezia

Liliana Lucia Consoli

Evento collaterale della 55ª Esposizione Internazionale d’arte della Biennale di Venezia

Si inaugura il primo giugno (vernissage 31 maggio) presso il Museo Storico Navale di Venezia, la mostra delle sculture di Liliana Lucia Consoli, visitabile fino al 24 novembre.

   

“Cerco di sintetizzare i volumi in modo che tutto risulti fluido e scorrevole alla luce.
Infatti è proprio questa che definisce i volumi e li fa respirare.
Il mio scopo è rappresentare l’uomo e il mistero della vita attraverso la “fisicità” e il “volume”, e cercare di capire e descrivere l’anima delle donne.
Ho sempre lavorato tenendo in considerazione l’universo della donna poiché è il mio stesso universo. I miei scritti, i volti e le opere scultoree, sono la manifestazione di questo mio universo interiore”.

Così si esprime l’artista in un accenno sul significato del suo lavoro: incentrato per l’occasione sulle sole sculture, le quali rivelano sin dal primo sguardo una tensione che bene introduce al ritmo che caratterizza il rapporto tra la fisicità di un’arte scultorea e l’interiorità vissuta dall’uomo dei nostri giorni.

   

“Un’analisi attenta delle emozioni – è ancora la Consoli a parlare - mi porta ad una sofferta messa a nudo delle situazioni e degli stati d’animo che la donna vive, a tutte le latitudini del mondo.
Cerco di rappresentare l’intero mondo femminile.
Le mie donne sono forti e consapevoli del loro valore, non si biasimano chiudendosi nel loro dolore, sanno curare e rimarginare le loro ferite.
La dolcezza del loro sguardo e il loro composto silenzio – conclude l’artista - non devono ingannare.
Dietro la loro apparente immobilità vive un’energia potente che fuoriesce al momento opportuno per creare, combattere, costuire”.


 Come un tormento:

la scultura di Liliana Lucia consoli

Come un tormento costante,
una condizione tesa alla riflessione,
il bisogno di ricerca di una dimensione spirituale
capace di soddisfare lo slancio artistico che cova nel cuore
e dare respiro al labirinto dei pensieri che affollano la mente.

E’ la cifra comunicativa dei bronzi
che Liliana Consoli conia con dotta professionalità
e che trasmette alla nostra attenzione
distratta e appiattita sui vizi della mondanità,
privata del senso autentico delle scoperte sorprendenti
e delle emozioni della quotidianità.
Ecco allora presente la “Virtù”,
inginocchiata, col capo chino in avanti,
simbolo di una sottomissione
che non ha perduto, tuttavia, la speranza del riscatto,
qui annunciato da linee scultoree decise
sulla scia di Greco e Fazzini.

Questa “intenzione” muta in “incidenza”
laddove l’armonia delle forme
testimonia la tensione del pensiero…
e il sentimento espande “oltre l’ostacolo”;
l’autrice ha metabolizzato la complessa introspezione
e modellando la propria personalità
si identifica con lo slancio di un audace cavaliere.
Lo fa per dare ragione alla sua “anima nuda”
eretta nella forma, dignitosa nel gesto.
Cavalca per la difesa della elegante “senilità”
inclinata in avanti, ma non domata;
e per la condizione femminile in genere
troppo spesso emarginata in solitudine,
in balia del “vento” che soffia sui tristi giorni del nostro tempo.

No, non c’è conflitto di sesso o di censo,
anche gli uomini rappresentati dalla Consoli
vivono la loro complessa meditazione interiore,
c’è invece seme di speranza,
il volto di una donna rivela tutta la fragilità umana,
intreccia le mani e chiude gli occhi:
stille di serenità da un’anima in preghiera?
o sogno di una nuova passione che invade il sentimento?

Dante Fasciolo


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)