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Piccoli grandi musei italiani

Napoli

Villa Aragona
Pignatelli Cortes

di Alessandro Gentili

Riviera di Chiaia. Ampi e spettacolari scorci panoramici, notissimi ma inesauribili.

Al centro di un perfetto giardino inglese, Villa Pignatelli, edificio di stampo neoclassico, progettato dall’architetto Pietro Valente nella prima metà dell’800.

La Villa fu al centro della vita intellettuale e mondana della Napoli risorgimentale. Fu acquistata dallo Stato nel 1952 e nel 1960 si inaugurò il museo. Così come la casa Museo-Praz, a Roma (di cui si è trattato nel numero precedente), anche in questa si può ripercorrere il gusto internazionale delle famiglie che vi hanno dimorato, in un ambiente non ufficiale ma domestico, entrando nella vita quotidiana della nobiltà (e Totò, da par suo, gettando un’occhiata più giù, avrebbe visto l’altra faccia di Napoli, la miseria, riunendo vita e morte, speranza e disperazione, eleganza e rifiuti, legalità e camorra).

   

Uno dei pochi esempi, Villa Pignatelli, se non l’unico, per l’intrinseco rapporto tra edificio e collezioni di casa-museo esistente oggi a Napoli.

La visita si snoda intorno ai tre salottini principali: quello azzurro, che introduce alla sala da ballo; quello rosso, che conduce dal vestibolo alla veranda; quello verde, raccordo tra biblioteca e sala da pranzo (con esposizione della ricca tavola imbandita con piatti e posaterie di casa Pignatelli).

La suppellettile che arreda la Villa testimonia un particolare interesse collezionistico nei confronti delle arti applicate: argenti, mobili ottocenteschi, oggetti in bronzo dorato, bronzetti, ceramiche, vasi e coppe di antica produzione cinese e giapponese, dipinti, candelabri e orologi di manifattura francese. Ambiente e collezione mantengono dunque un rapporto originario, grazie alle decorazioni e all’arredo integralmente conservati.

Un ritratto della Principessa Rosina Pignatelli, in abito da sera, ci ricorda che fu dama di corte della Regina Margherita, che fu donna di grande intelligenza, che contribuì a ridisegnare gli elementi decorativi e strutturali della Villa.

   

E dunque anche noi, come sempre in queste visite, in questa ricerca affannosa di un’altra vita, di altre voci. Infine: di altro, che non sia il barbaro, invadente, inutile e volgare ripetere di cose, di detti, di parole, di personaggi, di sterili elenchi economici (certo, laddove c’è disoccupazione e povertà, no) a cui un pugno di persone sparse nella globalizzazione ci vuol costringere ad armonizzarci; e dunque anche noi, incantati e attirati come api sul miele, circuiti e sedotti da tanta Bellezza ritrovata e nascosta, usciti dall’impazzito traffico locale, attraverso un ideale e immaginario stargate, fatichiamo a capire com’è stato possibile che siano esistiti tali luoghi e tali persone: che cioè, siano davvero vissute queste/quelle persone che hanno potuto realizzare un ideale di Bellezza nelle loro abitazioni, nelle loro vite.

   

Perché, a nostro parere, è qui il confine tra abitudine e ambizione: nel rifiuto dello sterile già visto nella massa (che odia la Bellezza) e il tentativo di custodire un colombario di indifferenza verso la produzione di cose, numeri, persone, inghiottite tutte nell’anonimato.

Villa Pignatelli è un raro caso, certo, una isolata ma seppur visibile nicchia di questa Bellezza che ci imprigiona, ci chiama, ci sostiene, ci fa, dolcemente, naufragare.

      


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)