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Fotografia

Maja vestida
e Maja desnuda

interpretata dall’obiettivo di Helmut Newton

di Margherita Lamesta

Il gioco tra mascolinità e femminilità di Laurent
aprì a Newton la strada verso il binomio del contrasto puro:
eros e thanatos, l’uomo e la donna, il dominatore e il dominato

Ancora per poco si può godere di un’ampia retrospettiva dedicata al grande fotografo Helmut Newton. Sezionata in tre momenti storici e stilistici, delimitati da tre raccolte fotografiche - White Women, Sleepless Nights e Big Nudes - la mostra allestita al Palazzo dell’Esposizioni fino al 21 del mese in corso, è una delle più ricche dedicate al maestro del nudo e dello scatto fashion. Se negli anni 50-60 del secolo appena trascorso, Newton era per lo più un fotografo al servizio delle riviste, a partire dagli anni ‘70, comincia una sua ricerca che diventa preponderante, raccontando uno stile imprescindibile e fortemente complementare a quello dello stilista di moda.

   


(H. Newton, Nastassja Kinski with Marlene Dietrich doll, 1983)

White women, infatti, segna un punto di rottura e d’innovazione senza precedenti, coniugando lo stile del designer di moda con lo stile del fotografo. A metà anni ‘70, l’innovazione dello smoking di Yves Saint Laurent – ripreso dal costumista Travis Banton, che esaltò l’ambiguità della Dietrich, già trent’anni prima - non poteva avvalersi di una foto senza carattere, perché quel che metteva in scena e sul mercato lo richiedeva a chiare lettere. Il gioco tra mascolinità e femminilità di Laurent raccontava una sofisticazione della femminilità che aprì a Newton la strada verso il binomio del contrasto puro, declinato attraverso i dualismi di eros e thanatos, l’uomo e la donna, il dominatore e il dominato.

Il 1978, poi, è l’anno di Sleepless Nights, con foto tratte, per la maggior parte, da Vogue France e Vogue Italia. È interessante come Newton, qui, espone in modo nuovo la sua lettura del contrasto tra eros e thanatos, mettendo in scena corpi nudi accanto a manichini e relazionandoli tra loro eroticamente, ma non solo. Contrasto tra bianco e nero e colore, plasticità di pose che, pur non risultando ieratiche né allontanando o innalzando il soggetto fotografato verso una dimensione sublime, risultano passionali ed eleganti, piene di forza e dinamiche, come se racchiudessero al loro interno dei veri e propri cortometraggi carichi di vita ed azione. La donna di Newton è consapevole del suo ruolo feticistico e si pone in una posizione di oggetto del desiderio, come un soggetto che vuole essere oggetto del desiderio. “Questo senso di disponibilità è ciò che trovo erotico in una donna”: sono parole di Newton e sottendono ad un ruolo consapevolmente attivo della donna, nel gioco erotico tra l’uomo e la donna o tra la donna ed un soggetto altro - umano o di plastica non importa - e nella conduzione sottile dello stesso.

   


(H. Newton, Autoritratto con la moglie e la modella Silvia,
Vogue Studio, Paris, 1981)

“Mi piace fotografare le donne che hanno l’aria di conoscere la vita” (H. Newton), è un concetto decisamente in linea con la rivoluzione femminile di quegli anni. Sono donne, finalmente non nascoste dentro un involucro di ingenuità, reale o di forma, utile a sottoscrivere il facile controllo su di loro, da parte del maschio, perché non autorizzate, fino a quel momento, a porsi come soggetto della propria vita. Eppure non siamo mai di fronte e verità lette come assiomi, poiché le donne fotografate con protesi rivelano la loro umana fragilità, che non è da leggersi come deturpatrice della loro bellezza o come dimostrazione di sottomissione. Al contrario! Non sarà un canadese o un collare a imbruttire la modella fotografata, poiché è la consapevolezza della propria bellezza, con l’altrettanto consapevole suo uso erotico e sociale, a rendere questa visibile agli altri, a farne il frutto proibito e il più ambito oggetto del desiderio di tutti i tempi.

   


Big nudes, in ultimo, ci porta verso l’apice del processo di ricerca operato da Newton. Lo spettatore è chiamato dentro la foto e dentro la situazione della foto. In questo volume, il voyeurismo del fotografo s’identifica con quello dello spettatore, tracciando il suo punto di raccordo nella triplice relazione tra il fotografo, la donna vestita e la donna nuda. È il caso di Autoritratto con la moglie e la modella Silvia, dove il grandangolo permette al fotografo d’inquadrare, oltre alla modella, se stesso riflesso nello specchio e sua moglie June. Siamo qui di fronte ad un gioco erotico, che si appropria del linguaggio cinematografico e lo mette in scena, e modernizza la Maja vestida e la Maja desnuda di Goya, avvicinando così la fotografia all’arte della pittura. Newton espone, dunque, dei meta messaggi che mirano ad una doppia finalità: elevare la fotografia verso l’arte della pittura e rendere contemporanea la plurisecolare eredità della pittura. Non a caso, in questa foto dell’81 il curatore della mostra di Roma, Matthias Harder, ha letto la sintesi di tutta la grandezza stilistica di Helmut Newton. La freschezza dei suoi scatti non rivela la loro età, consegnandoli ad una dimensione senza tempo, che è quella riservata solo ai più grandi.

   



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