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Danza

Teatro Vascello - Roma

Oltre la durezza...
per l’utopia d’amore

di Margherita Lamesta

La donna vince, custode di una ricerca che non le regala solitudine,
bensì raffinatezza, acume, sinuosità e apertura
verso chi saprà leggerle nel profondo

Esplorare il misterioso universo femminile, attraverso le sinuosità di una danza contemporanea dall’affascinante richiamo classico, è la scommessa vinta dai coreografi Enrico Morelli e Milena Zullo, che sotto la direzione artistica dell’ex prima ballerina etoile, Diana Ferrara, hanno dato corpo ad un raffinato balletto dal titolo Voce di donna.

(Turris Eburnea)

Il nostro spazio è purtroppo limitato per presentare la signora Ferrara, di cui ci pregiamo di ricordare, a testimonianza dei suoi innumerevoli successi internazionali, due partner e stelle assolute del balletto: Rudolf Nureyev e Vladimir Vassiliev. La Zullo, dal suo canto, oltre ai rilevanti incarichi con il Balletto di Roma, è impegnata come didatta nella ricerca, per lo sviluppo di una nuova metodologia di movimento FLS, a cura del Prof. Massara, connessa al training del danzatore. E Morelli vanta nel suo percorso artistico vari primati nei festival e nei concorsi di danza più importanti del Nostro Paese, assieme ad una medaglia d’argento conferitagli dal Presidente della Repubblica, nel 2001.

L’anteprima internazionale dell’Astra Roma Ballet, dunque, andata in scena al Vascello di Roma venerdì scorso e che partirà in tournèe nel prossimo autunno, ha davvero incantato il pubblico e non poteva essere altrimenti viste le premesse. La regia è stata affidata alla stessa Zullo, la quale ha attraversato il mondo musicale americano sulle note della cantautrice Joni Mitchell - ricordata anche nel titolo, Joni songs – e icona della contaminatio ante-litteram, con il suo slalom sicuro tra genere folk, rock, blues e jazz, a partire dagli anni sessanta.

Il mutamento alla base della vita moderna e la frammentarietà dell’io, cominciata più di un secolo fa, toccano oggi livelli inimmaginabili, ben tangibili attraverso l’incomunicabilità sempre più temuta, eppure sempre più vicina. Interessante ed originale la coreografia dei cambi di costume dei ballerini in scena, attraverso un “paravento” coloratissimo di abiti stesi al filo, abiti contemporanei ed anonimi. In sottofondo, infatti, la miscela di motivi accennati - ma subito sostituiti con un flusso ininterrotto di cambiamenti accelerati - era in perfetta sintonia con la danza corale ed armonica dei ballerini, versatili ed eleganti nel restituire al pubblico il vortice del cambiamento, sia dentro l’io ed il quotidiano di ognuno di noi, che nella società, la cui icona per antonomasia è rappresentata proprio da quel telefonino da loro mimato.

   

(Turris Eburnea)

Nella prima parte dello spettacolo, i danzatori hanno sapientemente giocato tra la coppia, l’omologazione ed “una mina vagante single”. Il chiaro messaggio di ricerca, non scevro da movimenti duri, a scatti, si contrapponeva alla sinuosità della ballerina, che danzava da sola. È come se nel percorso di screening la donna fosse sola, affiancata il più delle volte da un maschio oppressivo, castrante e prepotente, tranne che nella “poesia” del primo appuntamento. Alcuni vortici della danza, infatti, rimandavano sia all’idea di una violenza di gruppo, che al bisogno di espressione della donna, costantemente minato da lui.

Eppure la donna vince, custode di una ricerca che non le regala solitudine, bensì raffinatezza, acume, sinuosità e apertura verso chi saprà leggerle nel profondo, malgrado paure e convenzionalismi. Il battito iniziale con cui si apre lo spettacolo è un chiaro rinvio al battito del cuore, a cui risponderà il finale del primo atto, mirabilmente lirico, sulle note di Caro il mio ben di Giordano, mentre la danzatrice indosserà, finalmente, una camicia da uomo al culmine del suo percorso. Lei è ora gravida di emozioni e pronta a condividerle con chi non ha ancora un volto ma, forse, potrà averlo in un sogno futuro.

(Turris Eburnea)

Il mondo onirico e la realtà si mescolano in un afflato di ricordi suggestivi, che fanno sentire il profumo e la forza delle donne in Turris Eburnea - titolo del primo atto - per esplorare un mondo di desideri o di cose perdute o ancora di aneliti e paure del delicato ed affascinate animo femminile, proiettato verso il futuro.

Se, dunque, dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, dietro ogni donna - grande o non- c’è lei stessa e la sua forza, aperta, però, alla condivisione di un amore puro!


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)