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Humour - Tempi... moderni?

Buone vacanze

di Giuseppe Sanchioni

Siamo ormai alla fine di luglio e mi corre l'obbligo di fare gli auguri di buone vacanze a tutti gli italiani.

Naturalmente, buone vacanze a chi ci può andare. Ma un augurio particolare và a chi non ci può andare, perché forse non si rende conto del regalo che la sorte gli ha assegnato.

Infatti chi ha questa fortuna non sa quanti problemi gli saranno risparmiati.

   

In primo luogo gli spostamenti. Potrà evitare le file in autostrada per i cantieri dei lavori infiniti e gli scioperi poi revocati dei benzinai. Gli scogli e gli iceberg che passano troppo vicini alla nave non gli daranno nessuna preoccupazione. Non si dovrà preoccupare dei ritardi dei treni e delle coincidenze degli aerei, dei bagagli troppo grandi per la cabina e delle bottiglie di liquido non permesse.

Anche perché non avrà nessuna valigia da preparare.

   

Non dovrà pagare conti salatissimi perché siamo in alta stagione né sopportare i vicini di ombrellone con la radio a tutto volume. Non dovrà cambiarsi per la cena. E neanche rimanere in stanza a vedere la TV perché piove.

Non dovrà fare shopping compulsivo di souvenir per chi è rimasto a casa e non dovrà fare migliaia di fotografie da mostrare al ritorno in ufficio.

Non dovrà correre a rifare documenti scaduti, tanto a casa nessuno te li chiederà mai.

Non dovrà mangiare ad ore impensabili cose poco commestibili.

Per rilassarsi e passare tranquillamente l'estate basterà pensare a tutti quelli che al ritorno da vacanze del genere dovranno affrontare un nuovo duro anno di lavoro.

Invece chi sarà rimasto a casa avrà (forse) lavorato, ma sarà rimasto sereno, senza stress, riposato e pronto ad affrontare un altro duro inverno di recessione.

   


Humour - Cronache cittadine  

Amerigo. Storie da Utopia

Il delitto
di Laura Palmerini

Quattordicesima puntata

di Alessandro Gentili

È stata scoperta una favelas ad Amerigo.

La notizia, apparsa nelle agenzie di stampa, ha destato dapprima incredulità e poi scherno e quindi un sano realismo: chi diavolo si credevano di essere quelli di Amerigo?!

È noto a tutta Italia, la saccenteria degli amerighesi sul loro territorio, sulla bontà dei loro prodotti, sull’habitat, la qualità della vita, la piena occupazione, il deficit comunale abbattuto, le casse risanate, lo Spread a meno quindici e menate simili.

Finalmente questo idolo è caduto! E infatti ad Amerigo, da giorni, si vede poca gente in giro. Ma a sconcertare ancora di più è stato il ritrovamento in una baracca di questa favelas, di un oggetto appartenuto a Laura Palmerini, la ragazza ritrovata uccisa mesi fa e di cui ancora non è stato possibile accertare il colpevole. Si tratta di un braccialetto, riconosciuto dai genitori, con incise sopra le sue iniziali: LP. Il braccialetto ha scarso valore economico, ma potrebbe gettare nuova luce su questo aberrante episodio che si apprestava a cadere nel dimenticatoio.

In breve: la favelas si trova al fondo di una scoscesa, verso la Val Dannata, una decina di baracche dove hanno trovato ospitalità i poveri di Amerigo di cui pare nessuno avesse notizia. Gli abitanti sono poco meno di un centinaio e sono finiti tutti sulle pagine dei giornali locali. L’arcivescovo di Trento si è subito precipitato in visita pastorale, accolto dall’entusiasmo dei poveri che lo hanno circondato e abbracciato. L’alto prelato, Aldo Canapini, ha espresso parole di fratellanza universale verso questi dimenticati e ha invitato i ricchi “di lassù” a darsi da fare per aiutare questi loro fratelli.

Mah: a veder le reazioni di quelli “di lassù”, c’è poco da stare allegri. Non è egoismo, ma una sorta di placido distacco dalle miserie altrui. Nessuno ha mosso un dito.

   

Neppure la signorina Agostina Lascincasa. Perché parlare di lei? Beh, perché la signorina Agostina è una filantropa di Amerigo a cui ha donato molto del suo: in una bacheca della sala comunale, sono esposti gli originali dei versamenti con cui ha pagato l’ICI, l’IMU, la TARSU, le tasse, l’acqua, l’abbonamento alla TV. Nella Sala delle Mele, sono esposti alcuni preziosi oggetti: un servizio da caffè rotto, il primo materasso di paglia, il clistere, un assorbente, la dentiera e una invidiabile collezione di medicinali scaduti. Ma a troneggiare sulla rampa di scale, è una scultura bronzea di raffinata esecuzione che ritrae Agostina nel momento in cui tira lo sciacquone dell’acqua in bagno. Il water è stupendamente in legno massello, con tavola d’appoggio in resina filigranata per poter meglio offrire al deretano un appoggio terapeutico. Spingendo il bottone, i cattivi odori svaniscono. Erano state fatte delle obiezioni a questi cattivi odori, ma Agostina pretese che la scultura e la donazione comprendesse “tutto”.

Intervistata, la signorina Agostina ha spiegato i motivi di questo suo disinteresse per gli abitanti della favelas: “ Si fa presto a parlare di svolta moderna o post-moderna. Le arti hanno subìto un forte impulso dalla tecnologia e tutti noi dobbiamo combattere contro il mercato cinese. Inoltre ritengo che la riforma scolastica potrà dare i primi frutti tra un decennio. L’Italia attraversa il Rubicone e come Giulio Cesare sta andando in guerra. Se non ci fosse stata la civiltà romana, i tedeschi stavano ancora a pascolare le pecore. Amerigo non è mai stata così forte come in questo momento. E’ nella debolezza che si vedono i veri uomini. Le donne dovrebbero tornare a fare le casalinghe. Questo è tutto.”

Parole di forte impatto politico che gli abitanti della favelas hanno apprezzato, invitando la signorina a far loro visita.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)