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SocietÀ e territorio

Sulcis:
complessità e ricchezza

lavoro economia paesaggio


   

Recenti vicende hanno ancora una volta riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica il problema del Sulcis. Se indiscutibile è la drammaticità economica del luogo, la condizione del lavoro che viene a mancare, il disagio sociale generale…non meno importante è la condizione ambientale ed ecologica del paesaggio connesso al vasto territorio interessato al Sulcis.

Su questo ultimo aspetto, oggi, ci soffermiamo attraverso le foto realizzate da Davide Pagliarini segnalate da new landscapes

Il Sulcis settentrionale è un paesaggio minerario. Un distretto, insieme a quello dell’Istria, dove si concentravano i giacimenti di carbone italiano, che ha visto crescere – e spegnersi – la propria produzione durante l’arco temporale del ventennio fascista, attraverso il sostegno della politica autarchica del regime e che ha attraversato un periodo di temporaneo rilancio con la fondazione della zona industriale di Portovesme.

   

Qui, dove la geologia nasconde una formidabile complessità e ricchezza, quello che si vede in superficie, il paesaggio, è segnato dalla presenza dei pozzi, degli impianti di lavorazione e delle immense geografie che essi hanno modificato. Serbariu, Cortoghiana, Bacu Abis, Gonnesa, Monteponi, Iglesias, Montevecchio, Fluminimaggiore. Gran parte dei siti minerari sono in rovina.

Le infrastrutture e i progetti di musealizzazione fino ad oggi realizzati, benché di eccellente qualità, non hanno ancora un carattere diffuso e interconnesso. Si percepisce la presenza di un turismo ancora incerto, modesto, leggero. Poter attraversare questi luoghi a questo stadio di trasformazione, ad un bivio tra rinnovamento e riassorbimento nella natura, obbliga a guardare oltre le apparenze per ricercare le ragioni di questo tempo sospeso.

   

Le fotografie si concentrano allora su frammenti significativi, carichi di tensione. A prevalere non sono le visioni d’insieme. Lo sguardo è circoscritto, delimitato. Una volontà documentaria messa in atto con l’intenzione di far avvertire una tensione latente nei luoghi. Una tensione che si espande ma allo stesso tempo si strozza nel tessuto sociale. Questa sì, avvertita costantemente, ad ogni angolo di strada. Angolo, non piazza. Margine, non centro. Si coglie nelle persone, sintomo di una rabbia e di una frustrazione profonde e radicate, per il fallimento di una promessa occupazionale che avrebbe dovuto rimettere in piedi l’economia del territorio. Lo sguardo fotografico diventa allora uno strumento per porre una domanda sul futuro dei luoghi, sospendendo il paesaggio e le cose sul confine tra descrizione-riappropriazione e immaginario.

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)