f

Musica

Palazzo Braschi - Roma

Le radici sono
l’anima di un popolo

di Margherita Lamesta

“persone semplici ma forti, vissute prima di noi, e dalle cui esperienze abbiamo molto da imparare; persone che hanno combattuto e pagato con il sangue il prezzo di un Paese unito”

“Trai la tua forza da Tara” - recitava Leslie Howard in Gone with the wind, quando l’indomita, intelligente, affascinante Scarlett, di fronte al suo amore immaginato per Ashley, si sente smarrita e si perde d’animo, dopo aver vinto sulla sorte, a colpi di veri e propri morsi, battaglie impossibili, con la sola forza di volontà e carattere. Tara, la terra, le radici. Un uomo senza radici è uno smemorato di Collegno che porge il suo fianco agli strali del fato, se poi la memoria è un intero popolo a perderla, ecco che la situazione si aggrava e il futuro si rende sempre più incerto, perché si è rotto il paracadute della storia, su cui fare affidamento.

   

Graziella Antonucci: Concerto di Natale, Fondazione VARRONE,
Rieti 2012

Graziella Antonucci e Marco Quintiliani: prove Concerto di Natale, Rieti 2013

Eppure qualcuno che si spende seriamente, affinché una certa memoria storica non vada perduta ma recuperata e custodita, fortunatamente c’è. È il caso di Graziella Antonucci, docente di Lettere, che da anni tiene concerti di canto popolare e spera in un passaggio di staffetta, affinché questo prezioso recupero non vada vanificato. Ha al suo attivo ben nove cd incisi e si avvale della collaborazione di Marco Quintiliani, un bravo e giovane chitarrista, che ne cura gli arrangiamenti musicali. Sia la Antonucci che Quintiliani, oltretutto, vantano un lungo percorso formativo e artistico, che include i nomi di Giovanna Marini, Tonino Tosto, Ambrogio Sparagna e il Maestro Giacomo dell’Orso e che rivela una vera dedizione per questa materia di nicchia.

Dentro il canto popolare si possono leggere testimonianze ad ampio spettro: dalla condizione della donna, alle posizioni politiche scomode ma tutelate dalla metafora del canto. La condizione dei lavoratori, dei contadini, le loro usanze, i gravi disagi sociali, i matrimoni combinati, l’amore, la religione, la guerra sono tutti temi che trovano traccia e spazio, all’interno del canto popolare. È anche interessante confrontare uno stesso tema vissuto e analizzato diversamente, a seconda della regione da cui il canto proviene.

Nel cd “Vogliam la libertà”, ad esempio, siamo di fronte a canzoni nate nella prima metà del ‘900 , che fanno emergere l’altra faccia della Storia, quella non ufficiale, non scritta, e nella loro appassionata ingenuità denunciano verità molto profonde. Insomma la storia non si scrive solo con le date e la cronaca. Il canto popolare possiamo considerarlo una testimonianza storica più accattivante, meno noiosa di un tomo. Tutte le arti, in fondo, non sono “solo” una sublimazione dello spirito ma possono offrirci strumenti e di lettura e di analisi e di informazione di certi avvenimenti storici, col vantaggio di farlo, spingendo sul tasto dell’anima, della sensibilità, della capacità di leggere tra le righe.

La professoressa desidera, e ci riesce bene, condurre coloro che ascoltano i suoi concerti - che lei tiene nel Lazio ma non solo - a riscoprire la suggestione di antichi testi, per far riviver loro i sentimenti della gente dei ceti sociali meno agiati, vissuta in epoche passate, nelle campagne e nei paesi, lontana da noi, per ampio arco storico, eppure così vicina nell’essenza. Va aggiunto che la Antonucci è stata graziata dalla natura, poiché le ha regalato una voce vellutata ed appassionata, perfettamente in linea con i canti “recitati”, oltre che cantati. Non solo. Lo studio meticoloso delle fonti le ha dato una vera padronanza degli idiomi, passando agilmente dal romano, al torinese, o al napoletano e all’abruzzese. Graziella porta in giro questo bel patrimonio di etnomusicologia e s’impegna a diffonderlo, in primis nelle scuole, perché è sulle nuove leve che bisogna puntare e perché sono loro che hanno bisogno più di tutti di ricostruire le loro radici, per elevare consapevolmente gradino su gradino il loro futuro.

   

Ad esempio, durante il concerto del duo Antonucci-Quintiliani, tenutosi in Palazzo Braschi, a Roma, la settimana scorsa, abbiamo potuto apprendere che esistono due versioni di “Bella ciao”: tutti noi la conosciamo come canto popolare partigiano ma, in realtà, c’è anche la variante delle mondine, che lavoravano in risaia. Un concerto di questo tipo non solo rinfranca lo spirito patriottico e lo spirito intimo di ognuno di noi ma soprattutto rivela un déjà-vu della memoria cromosomica di noi italiani, che ci scuote dal torpore alienante della frenetica quotidianità e ci dà un metro per ridimensionare gli eventi attuali, o per leggerli più lucidamente. Sono concerti che ci fanno viaggiare con la fantasia accanto a persone semplici ma forti, vissute prima di noi, e dalle cui esperienze abbiamo molto da imparare; persone che hanno combattuto per consegnarci un Paese unito, sul quale tutti noi siamo tenuti a vigilare, per garantirne l’Unità, la Democrazia e la Giustizia.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)