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Piccoli Grandi Musei Italiani

Recanati - Marche

Villa Colloredo Mels

di Alessandro Gentili

Villa Colloredo Mels prende il suo nome dal casato friulano dei Colloredo, arrivati nelle Marche nel Seicento, ma era già residenza dei nobili Flamini come si legge in “Colloredo, una famiglia e un castello nella storia europea” di Gian Camillo Custoza:

“Con il matrimonio di Fabio di Colloredo con Maria Teresa Flaminj nel 1728, la villa Flaminj di Recanati fece parte del patrimonio Colloredo per oltre due secoli sino a Rodolfo (1879-1961) che la lasciò in eredità alla Casa di Loreto assieme all’azienda agricola. Nel 1953 aveva donato ai Civici musei di Udine la collezione numismatica, l’armeria e sei dipinti raffiguranti personaggi Colloredo”.

   

Di impianto medievale, l’edificio assunse la fisionomia di Palazzo verso la fine del 500, diventando oggetto di continue trasformazioni nei secoli seguenti fino ad ottenere l’aspetto attuale in età neoclassica.Dal 1998, il palazzo ospita i musei civici di Recanati, articolati in varie sezioni con testimonianze che documentano la storia e l’arte di Recanati dalla preistoria ai giorni nostri. La sezione archeologica permette di conoscere l’ organizzazione di una comunità neolitica che visse in quest’ area e che scomparve durante l’età del ferro.

La pinacoteca, che conserva capolavori del Trecento e Quattrocento come le tavole di Pietro Domenico da Montepulciano e di Ludovico da Siena, è famosa soprattutto per il corpus di opere straordinarie del pittore veneto Lorenzo Lotto (1490-1556). Si spazia quindi da un suo capolavoro giovanile come il Polittico di San Domenico (1508) all’affascinante Trasfigurazione, influenzata dal Raffaello ma di totale impostazione anticlassica, per finire con l’indimenticabile Annunciazione, capolavoro assoluto del Maestro. La sezione di Pittura Moderna raccoglie una collezione di opere di artisti locali quali l’incisore Giacomo Braccialarghe ed il restauratore e critico d’arte Biagio Biagetti.

   

   

Ed eccoci dinanzi alla straordinaria “Annunciazione”. Rinnovando radicalmente l’iconografia della scena, Lotto raffigura infatti la Vergine in atto di volgersi verso lo spettatore, al fine di renderlo partecipe dello smarrimento suscitato dall’improvvisa incursione nella sua stanza dell’Angelo annunciante che, con i capelli ancora sollevati dal vento, si rivolge a Lei con uno sguardo concentrato, indicando con un gesto perentorio il “mandante” della sua decisiva missione, vale a dire il Padreterno. L’episodio risulta così restituito in tutta la sua folgorante immediatezza, come in un’istantanea capace di rivelare le più intime reazioni emotive dei protagonisti e di fissare con sguardo attento la verità quotidiana dell’avvenimento, evocata non solo dalla descrizione analitica degli oggetti e degli arredi domestici che connotano la camera di Maria (dall’inginocchiatoio sul quale è posta la Vergine, alla clessidra appoggiata sullo sgabello in secondo piano, ai libri collocati sullo scaffale), ma anche dal sorprendente dettaglio del gatto che fa capolino al centro della scena, spaventato anch’esso dall’arrivo inaspettato dell’Angelo.

   

Di nuovo stupefatti. Torniamo da questa visita (visione?) con il cuore turbato da tanta Bellezza e come uno di noi (dopotutto non è l’ Artista un uomo?) abbia potuto immaginare e realizzare un’opera simile. La Bellezza è un Abisso da cui si può uscire stremati. Ricordo una visita alla Galleria Borghese in compagnia di un amico per la prima volta a Roma. Era uscito “indenne” dal Colosseo, dai Fori, da Fontana di Trevi, da San Pietro. Ma non “resse” alla Galleria Borghese (e infatti la Galleria ha il più alto numero di capolavori in un così ristretto spazio nel mondo). Lo accompagnai, ancora incredulo, al bar, di fuori, nei viali, mentre balbettava: “Non credevo…non ho mai saputo…incredibile…che Bello!! …chi l’avrebbe immaginato.” Era (ed è) un idraulico, quinta elementare, lavora dai quindici anni, solo lavoro e calcio, gratta e vinci, la televisione (la peggiore). Ma, appunto, la Bellezza si manifesta ai più increduli con il suo volto preferito: la necessità. E a Recanati non è vissuto solo Giacomo.

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)