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Teatro

Teatro dei Conciatori – Roma

Contemporary Urban Theatre

Stagione estiva 2013

In una estate romana che fatica a decollare, il Teatro dei Conciatori – Contemporary Urban Theatre - diretto da Antonio Serrano e Gianna Paola Scaffidi, propone la sua prima rassegna teatrale estiva: Una serie di interessanti proposte teatrali per tenere viva la stagione anche nel periodo estivo nello spazio nato nel cuore del quartiere Ostiense a pochi metri dalla fermata metropolitana “Piramide”.

Ancora una volta il regista Antonio Serrano e l’attrice Gianna Paola Scaffidi hanno voluto remare controcorrente e dare voce a un gruppo di compagnie provenienti da diverse città italiane per promuovere un confronto tra diversi modi di interpretare il contemporaneo.

Il Teatro dei Conciatori – Contemporary Urban Theatre - ha aperto i battenti proprio in questa appena passata stagione teatrale ed ha ospitato importanti artisti del panorama teatrale nazionale come Pamela Villoresi, Angelo Longoni, Luca de Bei, Urbano Barberini, Massimo Bonetti, Giuseppe Marini, ecc… riscuotendo un notevole successo di critica e di pubblico.

Proponendo questa stagione estiva Antonio Serrano e Gianna Paola Scaffidi vogliono confermare e consolidare la presenza del Teatro dei Conciatori sul territorio romano come spazio teatrale dedicato alla drammaturgia contemporanea di qualità.

La stagione estiva si è aperta il 7 - 8 - 9 giugno 2013 con Elena Arvigo in 4:48 PSYCHOSIS di Sarah Kane, traduzione Barbara Nativi, musiche Susanna Stivali, regia Valentina Calvani.


   

Un grido disperato d'amore e una lucida fragilità magistralmente interpretati da Elena Arvigo che in scena dà voce e corpo ad uno dei testi più assoluti e intimi del teatro contemporaneo mondiale. 4:48 Psychosis è il testamento di Sarah Kane, autrice morta suicida nel 1999. Il dramma è scritto dal punto di vista di qualcuno con gravi problemi di depressione, un disordine mentale di cui Sarah Kane stessa soffriva. Il monologo è una partitura lirica sull'amore e sull'assenza che va oltre ogni possibile definizione, ma che pure, quando il fiume della vita pare attraversato tutto e la barca della speranza respinta al largo, lascia parlare la verità. Elena Arvigo ne è straordinaria interprete, spingendosi fino alle corde più profonde e dando immagini emotive al silenzio. Il monologo, molto più del punto di vista di chi soffre la depressione, è una forte denuncia, al tempo stesso socio-culturale e squisitamente intima.

Si continua dal 10 al 13 giugno 2013 con "Mondo Rosa" scritto e diretto da Duska Bisconti con Pina Bellano, Valentina Tramontana, Patricia Vezzuli, Maria Teresa Pintus, Duska Bisconti musiche di Francesco Verdinelli.


   

Che storie hanno le donne? Di che cosa parlano le donne? Delle stesse cose che si trovano sui settimanali di gossip e sui programmi televisivi? Oppure passano il tempo a parlare di uomini e corna come nei salotti borghesi del secolo scorso? Sono decerebrate come le dipingono in questo” mondo gossip” che ci appare in ogni dove? Queste le domande che hanno tormentato a lungo l’autrice e spinta a cercare testimonianze di un “mondo rosa”. Il suo occhio alla fine si è concentrato sul bar di Antonella, un piccolissimo posto di ristoro, quasi invisibile ai più, la cui clientela è esclusivamente femminile. È così che un piccolo pezzo di questo mondo si dispiega davanti agli spettatori: Monica, operatrice ecologica che consuma cappuccini a tutto spiano, Federica, neo allieva-infermiera, Samantha, la giornalista senza contratto, Antonella la proprietaria che ha un problema… le sue clienti affezionate cercheranno di aiutarla. Ma la soluzione sarà imprevedibile, proprio come le donne del mondo rosa.

Dal 17 al 20 giugno sarà in scena Giancarlo Ratti in Come può ridursi un uomo, liberamente ispirato ai poemi “Di questo” e “La nuvola in calzoni” di Vladimir Majakovskij


   

Un monologo tragi-comico che ci racconta l’amore per Maria…

La storia di un poeta innamorato che ci parla della storia di ognuno di noi, dei nostri sentimenti, delle nostre emozioni.

Dal 24 al 27 Giugno sarà di scena Effetto Larsen di Marco Muscarà per la regia di Lina Bracaglia.


   

L’effetto Larsen in fisica è il tipico fischio stridente che si sviluppa quando i suoni emessi da un altoparlante ritornano ad essere captati da u microfono. Più semplicemente rappresenta quel fastidioso rumore che avviene ad esempio quando uno speaker parla al microfono con il volume in cuffia troppo alto. Oppure quando un ascoltatore interviene al telefono mantenendo la radio accesa nelle vicinanze. Qualsiasi siano i contenuti del messaggio che l’ascoltatore vuole proporre, il suo pensiero risulta, in queste circostanze, assolutamente inascoltabile. Il mondo della radiofonia privata, soprattutto romana, è ricco di effetti Larsen, cioè di fattori esterni che impediscono la realizzazione di un prodotto con una qualsiasi rilevanza artistica. Ci si trova immersi in un magma di ignavia, di scarsa competenza, di marchette da quattro soldi e di interessi personali che finiscono sempre per prevalere sul messaggio da comunicare. E’ una dura guerra di compromessi tra la volontà di cambiare questo mondo e la tentazione di cedere alla pigrizia che lo contraddistingue. L’incredibile è come a volte, in questo oceano di mediocrità, si riesca a realizzare qualcosa di buono.

Dal 2 al 4 luglio, sarà di scena Come Evita più di Evita mi Amerò di e con Arnolfo Petri. Scene: Armando Alovisi Costumi: Roberta Mattera Musiche originali: Marco Mussomeli.


Chi avrebbe potuto trasformare le ultime ore di vita di Eva Peron, la grande eroina dell’Argentina moderna, nel delirio di una pazza ossessionata dalle trame di palazzo e dai gioielli da indossare per il suo funerale? Ma naturalmente Arnolfo Petri, che attraverso il suo universo surreale e chiassoso delinea una satira crudele sul potere. Un affresco shocking ed irriverente in cui militari, preti, affaristi, perfino dio si confondono e mescolano in uno spaccato beceramente kitsch sui guasti del potere. In cui anche il cancro, esibito da Eva, nouvelle Giovanna d’Arco, come un moderno martirio, diventa fonte di spettacolarità. Una ironia spietata sulla decomposizione del nostro presente. In un camerino kitsch da avanspettacolo, Eva ride, piange, grida al mondo la sua disperazione. Rinchiusa dentro la sua stanza, nelle ultime ore della sua vita, vomita tutto il suo disprezzo per quel potere che l’ha resa la regina dei descamisados ovvero Nostra Signora dei Miserabili. Attraverso una costruzione a spirale, in un vortice variopinto di insulti e di crudeli verità, Eva rivive il suo doppio. Il suo passato di miserabile nel fango di Los toldos, la sua giovinezza di prostituta a Porto Madero e il suo apice di splendore come Presidentessa dell’Argentina. Uno spaccato irriverente, crudele, dissacrante sulla putrefazione del potere.

Note di regia: “Il Buco … la prima cosa che si mangia sono gli altri … poi quando stai da sola …tutto quello che trova … il Buco è fatto così”! Il Buco, monologo tragicomico di Roberta Calandra, tratta questo, la “mancanza” il “disagio” “il buco” appunto …per qualcosa che non c’è … e si trasforma in sintomo “qualcosa da riempire” ma con cosa? Cibo? Sonno? Sigarette? Sesso? Droga? Amore? “Finché uno non ha riempito il suo buco da solo nessun altro può farlo” quindi anche l’amore no .. forse …allora la protagonista intraprende un cammino di continue “cadute” e “risalite” perché il buco “ ti sbatte a terra” dopo che hai creduto di sconfiggerlo …. Quando meno te l’aspetti … si ripresenta! Nella messinscena l’attrice fa una sorta di “outing” un monologo/confessione nel racconta il suo rapporto con il “buco”: un rapporto ambiguo perché il “buco” è un nemico da sconfiggere ma nello stesso tempo è “il motivo per il quale sono viva….” Nadia Perciabosco, l’interprete, viaggia così, tra un rapporto diretto con il pubblico nel quale “racconta” senza mezzi termini il suo rapporto con il buco ad una narrazione nella quale l’attrice rivive in una sorta di “flashback cinematografico” comico ed a tratti esilerante, le fasi nelle quali ha tentato di combattere il buco!

Dall’8 all’11 luglio è la volta dello spettacolo IL BUCO di Roberta Calandra, con Nadia Perciabosco, regia Laura De Marchi, allestimento scenico Maria Teresa Padula.


   

C'è chi nasce bomba e chi nasce ciambella e, per motivi assolutamente personali, passa la vita a nascondere, tentar di riempire, mediare, ostentare il proprio "buco di formazione". Questo monologo tragicomico, che utilizza diversi registri di umorismo, da quello psicoanalitico di matrice anglosassone al ritmo concitato del cabaret, mostra in scena una donna sola, autoironicamente introspettiva, irrimediabilmente (o quasi) avvoltolata su se stessa e sui propri fantasmi, ma non del tutto chiusa al cortocircuito che spezza il cerchio della solitudine, in un inarrestabile flusso di parole, impressionantemente simile a quello di tutte noi, almeno in alcuni snodi cruciali dell'esistenza...

Dal 15 al 18 luglio è di scena HAMLETELIA di e con Caroline Pagani.


   

HAmletelia è una riscrittura dall’Amleto di William Shakespeare dal punto di vista di Ofelia. Del fantasma di Ofelia. Amore, -nei suoi vari aspetti-, morte, al di là, e metateatro. Una storia di fantasmi, amori, morti violente, ambientata in un cimitero avvolto da terra scura, abitato da un corvo nero appollaiato su una vanga e da una pantegana dietro a una tenda. Su un palco ricoperto di terra, lo spazio vuoto di una fossa, con costumi teatrali, lettere, ricordi. Lo spirito di Ofelia riporta in vita i vari personaggi attraverso gli espedienti teatrali dell’amnesia, della schizofrenia, e di una poliglossia ragionata, ricreando in sintesi la storia di Amleto, attraverso le riviviscenze del padre, del fratello, dell'amato, di Gertrude, ‘diventando’ di volta in volta l’uno o l’altro, dal suo punto di vista. Hamletelia vuol essere anche un percorso e ri!essione sul senso, dalla sensualità libidinosa di Gertrude a quella pura di Ofelia, al disgusto per il sesso e alla misoginia di Amleto, soprattutto attraverso l’olfatto, da sempre considerato il più erotico di tutti i sensi. Il concime come elemento scenico rimanda al letto reale, diventato una porcilaia di lenzuola incestuose, ai corpi in disfacimento nel cimitero, al marcio della Danimarca. Ofelia voleva veramente suicidarsi? Morì casta? Ha vissuto le gioie dell’amore? Sicuramente Ofelia - come Amleto - in questo uniti dal tema della follia e della lacerazione - rappresentava uno scandalo alla corte di Danimarca. E’ stata abusata, "no alla "ne, da tutti gli uomini della sua vita, e ancor più per"damente, dall’unica donna, che si è alleata a quel mondo patriarcale.

Molti sono gli ammiccamenti al teatro e ai suoi vari generi, dagli stili recitativi ‘classici’ alla parodia. Ofelia, imbozzolata in un sudario bianco, è ora un fantasma, una sciamana, una bambina che balla, canta, una becchina che pulisce il cimitero e riordina la propria fossa, una donna che vive amplessi immaginari con l’uniforme di Amleto, al ritmo delle canzoni shakespeareane, sbozzolata, sulla nuda terra. Diventa la lussuriosa Gertrude, il multi sfaccettato Amleto, il semi-incestuoso Laerte, un soldato violatore, e se stessa, un personaggio amletico, comico, buffo, a tratti drammatico, moderno e contemporaneo, dall’infinita varietà.

Dal 22 AL 25 LUGLIO va in scena “Pazza d’amore”, spettacolo tratto dal testo di Dacia Maraini, per la regia di Emanuele Vezzoli , con Sara Pallini come attrice protagonista e Matteo Castellino. Cameraman Gaetano Romano, Scene di Tiziana Liberotti, Disegno luci Marco Zara, Datore luci e fonica Emanuele Genna, Video a cura di Gaetano Romano, Organizzazione Carlo Dilonardo, regia Emanuele Vezzoli.


   

In uno studio televisivo una prostituta racconta senza pudore la sua storia. Sotto i riflettori, eccitata dalla luce e dal microfono, “come i cantanti !?” chiede al regista, interrompendo ripetutamente il suo racconto con domande spesso inadeguate. Come un flusso di coscienza la protagonista ci trasporta in un mondo di caleidoscopica umanità dai risvolti perfino grotteschi, accentuati nel rapporto col regista-intervistatore che, sempre più spazientito dalla goffaggine di lei, finisce per imbarbarire senza scrupoli quanto di più sincero e amorevole ci sia nella storia di Renza. Se lo scopo dell'intervista è lo scoop, piuttosto che conoscere e approfondire una vicenda umana, si focalizza l'attenzione su quanto, anche attraverso i media, emerga ancora una concezione del tutto maschilista della nostra società e, con eleganza ed ironia, si pone un quesito molto attuale: si può chiamare questa TV in-formazione?

Si chiude la stagione estiva con lo spettacolo che sarà in scena dal 29 luglio al 1 agosto: CLOSER di Patrick Marver, per la regia di Adriana Milani, con: Alessandra Basile, Simone Spinazzé, Valentina Pescetto, Gianluca Sollazzo.


   

Dan, innamorato di Alice, splendida ed insicura ex spogliarellista incontrata appena giunta a Londra, conosce la sofisticata Anna per un caso e inizia a esserne tormentato. Lei non sembra ricambiare, ma la passione di lui la stuzzica e la tenta fino al punto di farla cedere alle sue lusinghe e di lasciare Larry, il marito conosciuto – per altro – proprio grazie a un sadico scherzo di Dan. Con Dan e Anna legati, per gli altri due si apre un periodo di angoscia e disperazione, che ognuno risolve a suo modo, anche attraverso un imprevisto incontro, ma i travagli per le due coppie non sono finiti. Anna concede a Larry, disposto a firmare i documenti per il divorzio, un’ ‘ultima volta’  facendo impazzire di gelosia Dan e finendo col rovinare tutto. Dopo aver riconquistato Anna, Larry si prende un’altra rivincita sul rivale deridendolo e ventilando l’eventualità di un incontro sessuale con la sua ex. Tornato felicemente con Alice, Dan, non riesce a cancellare questo dubbio, il tarlo lo rode fino ad ossessionare la ragazza, che delusa finisce con il lasciarlo definitivamente.  Purtroppo la tragedia è dietro l’angolo. Tutte le coppie si sfasceranno e Alice perderà la vita.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)